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Draghi: “L’Europa impari la lezione fiscale del Regno Unito”

In un articolo pubblicato dal Financial Times, Mario Draghi elogia le scelte del governo laburista soprattutto quelle dedicate all’aumento degli investimenti pubblici e garanzie della qualità della spesa

Draghi: “L’Europa impari la lezione fiscale del Regno Unito”

L’Europa impari la lezione fiscale del Regno Unito”. È questo il titolo dell’articolo scritto sul Financial Times dall’ex premier italiano Mario Draghi, elogiando le scelte del governo laburista guidato da Keir Starmer, soprattutto per quanto riguarda il “significativo” aumento degli investimenti pubblici.

Draghi: “L’Europa impari da Londra”

L’ex presidente della Bce ha suggerito all’Europa di seguire l’esempio del Regno Unito, elogiando il lavoro svolto dai laburisti. “L’Europa può imparare la lezione fiscale dal Regno Unito su come raggiungere i propri obiettivi. Il bilancio approvato questa settimana offre alcune idee interessanti”, ha scritto Draghi su Ft

Entrando nel merito delle scelte prese dal Governo laburista, Draghi scrive: “Per esempio, Londra ha scelto di aumentare significativamente gli investimenti pubblici nei prossimi cinque anni e ha adottato regole precise per garantire che i prestiti vengano utilizzati solo per finanziare questi investimenti”, ha spiegato. “Per garantire la qualità della spesa, le transazioni saranno convalidate da autorità indipendenti – ha aggiunto –. Ciò aumenta la probabilità che l’investimento pubblico abbia un valore attuale netto positivo e quindi supporti la sostenibilità fiscale”. 

Bilanci europei molto diversi

L’ex premier ha sottolineato che i primi bilanci che i Paesi Ue si accingono a presentare in base alle nuove regole fiscali europee hanno mostrato alcune differenze di approccio rispetto al Regno Unito. “La maggior parte dei Paesi che hanno spazio fiscale e non si trovano ad affrontare un grave deterioramento delle prospettive macroeconomiche stanno optando per un percorso di consolidamento più breve di quattro anni anziché sette”.

“Sembra quindi improbabile che questi governi utilizzeranno i margini per aumentare gli investimenti previsti dalle nuove regole”, ha previsto l’ex numero uno della Banca centrale europea
“Per quei Paesi che intendono avvalersi dell’estensione di sette anni, la garanzia che il denaro verrà speso bene spetta alla Commissione. Ciò richiede che sia un partner negoziale esigente, che applichi rigorosamente gli obiettivi di investimento e valuti la qualità dell’investimento e se affronta le priorità comuni dell’Unione europea”, ha concluso.

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