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Draghi: “La Bce non è responsabile della sopravvivenza delle banche”

Né in tempi normali né in tempi di crisi la Banca centrale europea può essere considerata responsabile della sopravvivenza” degli istituti vicini alla bancarotta. Dalla facoltà di economia dell’Università La Sapienza di Roma, dove è in corso un convegno per commemorare i 25 anni dalla scomparsa dell’economista Federico Caffè, il governatore della Bce Mario Draghi ha ribadito oggi che il ruolo dell’istituzione i Francoforte non può essere messo in discussione. Insomma, l’eurotower non sarà mai prestatore di ultima istanza, come pure molti in Europa vorrebbero.

Con le sue maxi operazioni di rifinanziamento triennale con tassi all’1%, la Bce “ha rimosso uno degli impedimenti” all’afflusso di credito bancario al settore privato – ha proseguito Draghi -, ma Francoforte “nulla può per sopperire all’eventuale mancanza di capitale, per mutare l’avversione al rischio o per rimuovere gli ostacoli a carattere nazionale”. E’ “vitale per la crescita e l’occupazione che gli istituti di credito tornino a porsi in condizione di rifinanziare l’economia“.

Quanto all’Italia, l’ex governato di via Nazionale ha sottolineato come “la contrazione dei prestiti registrata in dicembre sia stata arrestata, evitando un ben più severo rischio di restrizione creditizia, che avrebbe avuto conseguenze sulla crescita e sulla stabilità monetaria ben più gravi di quelle che osserviamo attualmente. L’indagine campionaria sul credito bancario registra una graduale normalizzazione dei tassi di interesse praticati dalle banche e dei criteri di concessione dei prestiti alle imprese. Il perdurante andamento anemico dei prestiti riflette la debolezza della domanda e il peggioramento del merito di credito a fronte di un ciclo economico sfavorevole”.

“Superata l’emergenza” le politiche economiche e di bilancio dei paesi dell’area euro devono “riqualificarsi” puntando a “una diminuzione della spesa corrente e del prelievo fiscale”. 

Uno dei maggiori problemi del nostro a Paese – ha aggiunto Draghi – è la quota di spesa pubblica dedicata a disoccupati e famiglie, che è “meno della metà” rispetto a quella degli altri paesi europei. Allo stesso tempo la quota di spesa pensionistica “è a valori nettamente superiori”. 

In termini generali, il presidente dell’Eurotower ha rimarcato come il modello sociale europeo sul mercato del lavoro sia iniquo nei confronti dei giovani, gravandoli di “una eterna flessibilità senza speranze di stabilizzazione”. In media nell’area euro la disoccupazione giovanile è al 21,9%e il sistema “porta tra l’altro le imprese a non investire nei giovani, il cui capitale umano spesso si deteriora in impieghi di scarso valore”. Si tratta di uno spreco che non possiamo permetterci“.

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