Mario Draghi ha incontrato a Milano i vertici di alcune delle principali aziende europee. L’incontro, organizzato dall’European Round Table for Industry (Ert), si è tenuto nella sede della Banca d’Italia di Milano e ha coinvolto amministratori delegati e presidenti di circa 60 grandi aziende europee con l’obiettivo di raccogliere idee e suggerimenti per il suo prossimo rapporto sulla competitività dell’industria europea, richiesto dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Venerdì l’ex premier è atteso a Bruxelles per il primo seminario dei commissari europei del 2024.
L’Europa deve riconquistare una posizione competitiva nel panorama globale dell’innovazione e della crescita, se non vuole essere escluse dalla corsa mondiale con Usa e Cina, da tempo, impegnate a competere con il Vecchio Continente. A cui si è recentemente unita l’India. Pechino ha avviato un nuovo patto finanziario nel tentativo di ripulire l’economia dai rischi del debito, mentre gli Stati Uniti stanno già raccogliendo i primi frutti del “Inflation Reduction Act”, un piano di sostegno statale per attirare imprese e talenti da tutto il mondo. Di fronte a ciò, von der Leyen ha affidato a Draghi il compito di sviluppare una strategia che consenta all’Europa del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e del Green New Deal di tenere il passo con le principali economie mondiali. Non solo, ma anche di dare impulso a una maggiore integrazione del mercato interno europeo, un tema sul quale sta lavorando anche l’ex premier italiano Enrico Letta, sempre incaricato dalla Commissione.
I partecipanti
La riunione – durata all’incirca un’ora e mezza – è stata sollecitata dall’Ert, l’organizzazione che raccoglie 59 presidenti o amministratori delegati di altrettante multinazionali. La presidenza del gruppo è affidata a Jean-Francois Boxmeer, presidente di Vodafone. Tra le aziende aderenti figurano importanti nomi come L’Oréal, Michelin, Total e Saint Gobain dalla Francia, E.on, Basf, Deutsche Telekom, Siemens, Mercedes, Bmw e Merck dalla Germania, Bp e Gsk dal Regno Unito, oltre a multinazionali con numerose sedi in Europa come Arcelor Mittal, Shell, Rio Tinto, Unilever e Airbus, e ancora Ericcson dalla Svezia, Abb e Nestlé dalla Svizzera, e infine Eni, Cir e Techint dall’Italia. In sostanza, si tratta di un quadro piuttosto completo ad eccezione del settore farmaceutico, delle Big Tech e di Stellantis, che probabilmente potrebbero figurare nelle prossime riunioni.
I temi sul tavolo
Al centro del meeting, come ha spiegato Draghi ai cronisti che lo attendevano davanti all’ingresso secondario della sede milanese di Bankitalia, i problemi di competitività alla luce della transizione digitale ed ecologica, oltre ai temi riguardanti l’innovazione. “Siamo venuti qui per dire cosa serve per essere più competitivi in futuro e avere successo nella transizione green che dobbiamo realizzare in Europa”. Ha detto Jean-François van Boxmeer al termine dell’incontro. “Nello stesso tempo dobbiamo preservare la competitività delle nostre imprese per competere con il resto del mondo come Cina e Usa e stare al passo sul fronte dell’innovazione. È un equilibrio delicato, credo che dovremo adottare diverse misure nel futuro”. Draghi, spiega van Boxmeer, “ci ha ascoltati e saranno input per il suo piano. Ce ne saranno altri”. Il report sulla competitività è atteso “subito dopo le elezioni europee e sarà la road map per la prossima commissione europea su come migliorare e la competitività dell’Europa”, ha concluso il numero uno Vodafone.
Draghi futuro presidente del Consiglio Ue?
Conciso come nel suo stile: “Bene”, ha detto l’ex inquilino di Palazzo Chigi al termine dell’incontro, apparendo piuttosto soddisfatto. Molti lo vedono pronto per un futuro incarico di rilievo in Europa. I rumors di una sua possibile corsa alla presidenza del Consiglio Ue, ventilato dal Financial Times, hanno aggiunto un elemento di suspense all’evento di oggi. La decisione di Charles Michel di dimettersi prima della scadenza dall’incarico ha aperto le trattative per la sua successione. Tra i principali candidati per il suo posto viene indicato da tempo l’ex presidente della Bce e già premier italiano. Tuttavia, fonti vicine a Draghi suggeriscono che l’ex premier italiano non sta cercando attivamente il ruolo, mentre la figura di Viktor Orbán come possibile contendente aggiunge un’ombra di incertezza.