“Le parole sono cambiate varie volte negli ultimi mesi, ora aspettiamo di vedere i fatti: la legge di Bilancio e il successivo dibattito parlamentare. Le parole, però, hanno creato dei danni: i tassi d’interesse sono saliti per le famiglie e per le aziende”. Lo ha detto oggi Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea, durante la conferenza stampa che ha fatto seguito all’ultima riunione del Consiglio direttivo dell’Eurotower.
“Ma rimane una circostanza italiana – ha continuato Draghi – D’altra parte, il Presidente del Consiglio, il ministro dell’Economia e il ministro degli Esteri dell’Italia hanno assicurato che l’Italia rispetterà le regole”.
Poche ore prima, un altro avvertimento al nostro Paese era arrivato da Pierre Moscovici, commissario europeo agli Affari economici: “L’Italia è un problema“, aveva detto il francese.
TASSI CONFERMATI AL MINIMO, IL QE FINIRÀ IL 31 DICEMBRE
Nessuna novità sul fronte della politica monetaria: il board della Bce ha confermato i tassi d’interesse al minimo storico e Draghi ha ribadito che il Quantiative easing finirà il 31 dicembre 2018. Come previsto, inoltre, a partire dal primo ottobre l’importo dei titoli acquistati ogni mese dalla Bce si dimezzerà 30 a 15 miliardi di euro.
PIL EUROZONA: LIMATE LE PREVISIONI SU 2018 E 2019
Quanto alle previsioni macro, i tecnici della Bce hanno ridotto le stime sull’andamento del Pil dell’Eurozona. L’istituto centrale europeo pronostica ora una crescita del 2% per il 2018 (contro il +2,1% previsto tre mesi fa), mentre per il 2019 è atteso un +1,8% (invece del +1,9% calcolato a giugno) e per il 2020 un +1,7% (stabile).
Previsioni confermate, invece, sul fronte dell’inflazione: +1,7% su tutti e tre gli anni. Si tratta di un valore leggermente più debole rispetto all’obiettivo della Bce, che per statuto punta a un tasso di crescita dei prezzi “inferiore ma vicino” al 2%.
“IL PROTEZIONISMO È LA MAGGIOR FONTE D’INCERTEZZA PER LA CRESCITA GLOBALE”
Draghi ha lanciato comunque un segnale rassicurante sull’evoluzione della congiuntura: “La crescita dell’Eurozona prosegue – ha detto ancora il numero uno della Bce – e continua a sostenere la nostra fiducia sul fatto che l’inflazione continuerà a convergere verso i valori obiettivo anche dopo” la fine del Qe.
Al tempo stesso “le incertezze dovute al crescente protezionismo e alla volatilità mercati hanno guadagnato spazio – ha precisato Draghi – La maggiore fonte di incertezza che vediamo sulla crescita globale è rappresentata dal crescente protezionismo commerciale”.