EFFETTO ENI SU MILANO. TELECOM, NUOVO RINVIO PER LA 7. DRAGHI FRENA L’EURO E LA MARCIA DI TOKYO, LA CINA RIPARTE
La crescita dell’euro può mettere a rischio la ripresa dell’eurozona. E’ bastato questo commento di Mario Draghi, al termine del direttorio della Bce, per innescare la discesa della moneta unica sui mercati: 1,340 contro dollaro (da 1,352).
TOKYO FRENA, LA CINA ACCELERA
Immediata la reazione del Nikkei. L’indice di Tokyo perde stamane l’1,3% circa, anche per il tonfo di Sony -6,2%. Ad Hong Kong, invece, la Borsa sale +0,22%, in una seduta semi vacanziera. Stanno per iniziare, infatti, le feste del Capodanno cinese: il listino di Hong Kong resterà chiuso fino a giovedì prossimo. Shangai +0,3% chiuderà i battenti per l’intera settimana. Intanto il Drago torna a crescere. A gennaio le esportazioni cinesi sono salite del 25,5% ma è ripartito anche l’import +28,8%, a partire dalle materie prime. Il saldo finale è attivo per 29 miliardi di dollari contro 31,5 di dicembre.
APPLE, BATTAGLIA IN ASSEMBLEA SULLA CEDOLA
In equilibrio instabile gli indici di Wall Street: Dow Jones -0,30% , S&P -0,18% e Nasdaq -0,11%. I riflettori sono concentrati su una giornata “storica” per la governance Usa Si terrà infatti l’attesa assemblea di Apple in cui dovrebbero essere rivisti im senso democratico i criteri di nomina degli amministratori. Il fondo Calpers apoggerà la mozione di Tim Cook, ceo della Mela, che proibirà per il futuro l’missione di azioni senza diritto di voto salvo esplicito voto a maggioranza dell’assemblea. Il board, poi, dovrà essere espressione della maggioranza dei consensi e non cooptato dal ceo, come ai tempi di Steve Jobs. Contrario il fondo hedge Greenlight Capital che proporrà una mozione per dare facoltà alla corporation di emettere azioni ad alta cdeola ma senza diritto di voto.
Deboli le Borse europee: Londra -1%, Parigi -1,1%. Solo Francoforte +0,1% in terreno positivo grazie ai dati favorevoli della produzione industriale di dicembe. In attesa delle decisioni del vertice di Bruxelles pesano le dichiarazioni di Mario Draghi che ha detto di non prevedere una ripresa dell’economia della zona euro prima degli ultimi mesi del 2013. Per questo la Banca centrale europea manterrà i tassi fermi all’attuale minimo storico dello 0,75% e resterà pronta a nuove misure di stimolo.
L’AVVISO A SCARONI MANDA MILANO IN ROSSO
Piazza affari ha fatto storia a sé. L’indice Ftse Mib ha chiuso in ribasso dell’1,2%, trascinata dalla caduta di Eni –4,62% dopo la notizia che l’amministratore delegato Paolo Scaroni è indagato per le vicende di corruzione in Algeria che già hanno portato alla decapitazione del vertice della controllata Saipem. Sull’onda della notizia anche il mercato dei titoli di Stato ha vacillato: lo spread, per alcuni minuti è salito oltre quota 300 punti per poi flettere a 297 pb.
Il caso ha voluto che la caduta di Eni sia avvenuto nel giorno della semiresurrezione di Saipem +5,2%. Dopo avere perso il 29 gennaio scorso il 35% in una sola seduta a causa di uno scioccante profit warning, la società ha annunciato a sorpresa la raccolta di nuovi ordini per 3,2 miliardi di euro negli ultimi due mesi (dicembre 2012 e gennaio 2013). Una serie di comportamenti che ha suscitato una sorta di rivolta tra molti azionisti che hanno chiesto ed ottenuto, con il sostegno della Consob, una conference già in serata.
In circa due ore di conference call con gli analisti – terminata intorno alle 20 – l’Ad della società di ingenieristica e costruzioni dell’Eni, Umberto Vergine, ha cercato di convincere la comunità finanziaria, soprattutto straniera, sulle prospettive della società. Rispetto ai contratti annunciati ieri , alla domanda sul perché i vertici non li abbiano annunciati martedì scorso in occasione del profit warning, la risposta di Vergine è stata la seguente: “Uno di questi contratti è stato siglato ufficialmente due giorni fa e sugli altri non avevamo ancora l’ok delle controparti. Ciò detto, anche se li avessimo annunciati la settimana scorsa, le nostre stime per il 2013 sarebbero rimaste le stesse”.
Se si esclude la caduta finale di Eni, la giornata è stata caratterizzata dal recupero di MontePaschi, salita del 4% dopo l’annuncio del management che la pulizia di bilancio si è conclusa con una perdita sui derivati per 730 milioni di euro e non ci sono altri “scheletri negli armadi”.
Clima elettrico attorno ad Impregilo, che ha guadagnato il 4,4% salendo a 4,022 euro, ovvero oltre il prezzo dei 4 euro a cui sarà lanciata l’Opa di Salini. Il mercato scommette su un’offerta più generosa. E’ stato precisato intanto che i soci potranno scegliere se aderire all’Opa oppure incassare il maxidividendo che sarà deciso dal board del 25 marzo.
Ennesima fumata nera per la vendita di Telecom Italia Media. Il cda di Telecom Italia ha accantonato la questione anche per l’arrivo di una nuova offerta da parte di Europa 7 che non sembra però destinata a fare strada. Il board si è concentrato sul preconsuntivo di bilancio e sull’aggiornamento del piano industriale che sarà presentato oggi agli analisti.
Le posizioni su La / restano distanti. I soci di Telco premono per la vendita immediata, visti i conti: fatturato -6,7%, margine operativo negativo per 44 milioni, debio raddoppiato a 260 milioni. Franco Bernabé non vuole cedere alle offerte di Cairo e di Clessidra che considera del tutto insoddisfacenti e che, per giunta, non liberebbero Telecom da parte dei problemi di TiMedia.
Per tornare alla seduta di ieri tra le peggiori blue chip di Piazza Affari figurano le utility: Enel –1,6%, Enel Green Power -1,7%, Snam -2,1%, A2A -1,9%. In rialzo il settore industriale: Fiat è salita del 2,7% grazie alla promozione di Goldman Sachs che ha alzato il target price a 5,2 euro. Fiat Industrial +0,1%. Pirelli ha guadagnato l’1,4%, Prysmian +0,6%. Fra le banche Unicredit ha perso l’1%, Intes –1,3%, Banco Popolare -2,1%. Deboli anche le assicurazioni, con Generali scesa dell’1,3%, Unipol -2%. Fra le mid cap, balzo di Rcs +21%, Astm, la holding della famiglia Gavio proprietaria del 29% di Impregilo.
La nuova Edison francese torna all’utile dopo due esercizi (2010 e 2011) chiusi in rosso e si prepara a staccare un maxi dividendo per le azioni di risparmio, le uniche rimaste quotate. Quest’ultime, circa 110 milioni di titoli (di cui due terzi fanno capo a Ubs), staccheranno una cedola tripla e complessivamente pari a 15 centesimi. Questo perchè lo statuto impone una cedola minima annua di 5 centesimi e il recupero dei dividendi non incassati negli esercizi 2010 e 2011. I conti 2012 di Foro Buonaparte saranno esaminati e approvati dal cda in calendario stamane.