“Il golden power è uno strumento che il governo ha per evitare la cessione di asset strategici a, diciamo così, potenze straniere”. Le parole pronunciate da Mario Draghi non hanno per ora prodotto un effetto immediato sulla Borsa. In particolare, segnano un lieve progresso le azioni di Cnh Industrial, la controllata Exor che ha in pratica raddoppiato la propria quotazione in sei mesi, cioè da quando è iniziato il pressing dei cinesi di Fang, interessati all’acquisto di Iveco.
Dopo un’iniziale freddezza si sono cominciati a muovere i titoli dei semiconduttori, il settore in cui, ha rivelato lo stesso Draghi, il governo ha esercitato per la prima volta il golden Power per fermare l’acquisto da parte cinese di un’azienda italiana – la Lpe di Baranzate nel milanese – tema oltremodo “caldo” vista l’attuale fame di chips da parte dell’industria che minaccia di rallentare la ripresa. A fine mattinata le azioni di Osai, società quotata all’Aim che opera nel campo dell’automazione, segnano un buon rialzo mentre Eles cresce più vistosamente. Presto per dire se il balzo è dovuto o meno alla promozione del premier, ma un segnale c’è.
Non è il caso di sottovalutare la portata della precisazione del premier in una materia che rappresenta senz’altro un nervo scoperto nei rapporti tra economia e politica. Non solo in Italia. Basti ricordare l’ostilità di Macron di fronte all’offerta dei canadesi di Couche-Tard per Carrefour. Per motivare il no all’operazione Parigi, sfidando il ridicolo, si appellò alla “sicurezza alimentare” vanificando la volontà degli stessi azionisti.
Draghi , pur ribadendo le parole del ministro Giancarlo Giorgetti, leghista e perciò in odore di sovranismo, ha posto paletti ben precisi: “Il golden power – ha detto – va usato quando è necessario e nelle ipotesi previste dalla legge”. Il che vale senz’altro per il caso dei chips, al centro di un’emergenza provocata dalle alluvioni in Texas e dall’emergenza climatica in Giappone ma che sta assumendo dimensioni politiche globali, viste le mire della Cina su Taiwan e la decisione di Intel di rimpatriare in Usa le produzioni in Asia. C’è ampia materia, insomma, per parlare di “interesse strategico nazionale”.
Ma la sortita di Draghi offre l’occasione per ricordare al grande pubblico che la presenza italiana nei chips non si limita a Stm (-0,33%) ma esistono dei gioielli che fanno gola ai grandi, a partire dalla Cina. Limitiamoci alla pattuglia dei titoli quotati:
- Eles + 5,2% oggi in Piazza Affari è leader nella produzione di apparecchiature per il test e il controllo dell’affidabilità dei semiconduttori, attiva nei mercati aerospace & defence, automotive e consumer electronics. Il punto di forza di Eles, attiva da trent’anni, è la capacità di fornire soluzioni che permettono ai clienti di potenziare l’affidabilità dei chip e di accelerare la commercializzazione dei prodotti a costi moto più bassi rispetto a quelli dei test tradizionali, e di garantire il livello “Zero difetti”.
- Osai, trattata all’Aim, opera nel settore dell’automazione dei processi industriali.
Oltre alla sede principale italiana, Osai conta 3 filiali estere, situate in Germania, Cina e Stati Uniti d’America, affiancate da oltre 40 partner commerciali per rivendita ed assistenza. L’azienda offre soluzioni basate su sistemi standard o macchine speciali per assemblaggio e test di componenti altamente tecnologici per l’industria dei semiconduttori, l’industria automotive e la manifattura elettronica. L’export rappresenta l’83% del giro d’affari.
E che dire di Cnh Industrial (-0,5%)? Secondo Reuter la due diligence del gruppo cinese FAW su IVECO (segmento Camion del gruppo) dovrebbe chiudersi entro la fine del mese di aprile. FAW dovrebbe poi presentare la sua offerta per l’acquisizione sia di IVECO che di una quota nella divisione motori (la filiale FPT, che sviluppa e produce elementi di Powertrain).
Exor, nel recente passato, ha già rifiutato un’offerta da tre miliardi di dollari. La minaccia dell’uso del golden power, una volta ricevute garanzie sui motori di Powertrain potrebbe essere utilizzata dal governo per ottenere impegni e concessioni da parte degli acquirenti volti al mantenimento dei livelli occupazionali e delle attività del gruppo in Italia.