C’è una linea sottile d’italianità che lega la Bce ai campi di calcio. E’ la “visione di gioco a 360 gradi” che accomuna Mario Draghi e Andrea Pirlo, “il centrocampista mai preoccupato, sempre sicuro, maestro nei passaggi ravvicinati e nei lanci lunghi, incubo della Germania, un fantasista che colpisce il bersaglio con precisione”. Il paragone può suonare un po’ irriverente, ma arriva da un firma di prestigio: Roger Cohen, editorialista del New York Times e titolare della rubrica “Globalist”.
Attraverso la metafora calcistica, Coehn spiega come “il presidente italiano della Bce” sia riuscito a isolare il numero uno della Bundesbank, Jens Weidmann, nel board di Francoforte. Con “una serie di finte”, Draghi è riuscito a superare l’opposizione tedesca e a far approvare il nuovo scudo anti-spread.
La Germania “ha sempre avuto una formazione straordinaria – scrive Coehn -. Ma di fronte a una squadra ha sempre dovuto arrendersi, come catturata in una rete. E quella squadra è l’Italia”. La vittoria per 2 a 1 agli Europei di Polonia e Ucraina, d’altra parte, è stata solo una conferma “del lungo predominio italiano sulla Germania nelle competizioni più importanti”.
Allo stesso modo, l’ex numero uno di Bankitalia ha avuto ragione a poco a poco del temibile avversario Weidmann. E secondo Coehn è stato un bene. L’ultima battaglia italo-tedesca – si legge ancora sul New York Times di oggi – può essere sintetizzata in questo modo: “Un grande ideale (l’Europa), contro uno minore (la stabilità dei prezzi)”.
Leggi l’articolo del New York Times.