Le principali banche centrali del pianeta dovrebbero “allineare” le proprie azioni per combattere la minaccia della bassa inflazione, che persiste a livello globale. L’allineamento sarebbe utile anche perché politiche monetarie divergenti possono creare maggiore volatilità sui cambi e sui rendimenti. Questo il messaggio lanciato martedì mattina il presidente della Bce, Mario Draghi, intervenendo al forum organizzato a Sintra. Il numero uno dell’Eurotower non ha citato alcuna banca centrale in particolare, ma appare evidente riferimento alla Federal Reserve, che per mesi ha alimentato le aspettative al rialzo sui tassi americani.
“Con allineamento – ha precisato Draghi – voglio intendere una condivisione delle diagnosi delle dinamiche alla base delle sfide che ci riguardano tutti. E un impegno condiviso a basare le nostre politiche su queste diagnosi”.
E quali sono le misure di politica di monetaria su cui puntare? “Abbiamo dimostrato che gli strumenti non convenzionali – ha aggiunto Draghi – possono essere efficaci nel sostegno della domanda interna e nell’alimentare la pressione dei prezzi interni anche quando la spinta deflazionistica proviene dall’economia globale”.
Il Presidente della Bce giudica invece “deludenti” gli impegni assunti dal G20 per aumentare la crescita economica globale del 2% con misure strutturali concordate: “È un esempio di come le intenzioni e le azioni possono divergere, in contrasto con quanto è avvenuto nel caso del coordinamento globale dell’azione di bilancio nel 2008-2009, che ebbe successo”. Draghi ha sottolineato che le decisioni del G20 non possono essere vincolanti per i Paesi che ne fanno parte, “ma il riconoscimento del comune interesse può essere una forma di coordinamento”.
Una strada che invece non bisognerà mai seguire è quella delle svalutazioni competitive, che “sono perdenti per tutti”, ha detto ancora Draghi, perché danneggiano l’economia globale “portando solo a una volatilità dei mercati più ampia di fronte alle quali le banche centrali sono forzate a reagire per difendere il loro mandato nazionale”.
Nemmeno una parola, invece, sulla vittoria della Brexit al referendum britannico del 23 giugno, che negli ultimi due giorni ha provocato un’ondata di crolli nei mercati, spingendo la Banca d’Inghilterra, la stessa Bce e le altre maggiori banche centrali globali a mettere in piedi meccanismi di salvaguardia.