Il primo intervento del Presidente del Consiglio, Mario Draghi, davanti ai 705 deputati del Parlamento Europeo si apre con il ricordo di David Sassoli, scomparso lo scorso gennaio. “Sassoli – ha detto il Premier – non ha mai smesso di lavorare a quello che definì nel suo ultimo discorso al Consiglio Europeo, un ‘nuovo progetto di speranza’ per ‘un’Europa che innova, che protegge, che illumina’”, ha sottolineato Draghi, passando poi in rassegna i temi più importanti in agenda negli ultimi mesi in vista del Consiglio europeo di fine maggio: dalla guerra in Ucraina alla necessità di costruire “un federalismo pragmatico” nella Ue, dalla revisione dei trattati alle spese militari fino al bisogno di imporre un tetto ai prezzi dell’energia.
La guerra in Ucraina
“La guerra in Ucraina pone l’Unione Europea davanti a una delle più gravi crisi della sua storia. Una crisi che è insieme umanitaria, securitaria, energetica, economica”, ha detto il presidente del Consiglio. “L’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia ha rimesso in discussione la più grande conquista dell’Unione Europea: la pace nel nostro continente. Una pace basata sul rispetto dei confini territoriali, dello stato di diritto, della sovranità democratica; sull’utilizzo della diplomazia come mezzo di risoluzione delle controversie tra Stati”, ha spiegato Draghi.
“Dobbiamo sostenere l’Ucraina, il suo governo e il suo popolo, come il Presidente Zelensky ha chiesto e continua a chiedere di fare. In una guerra di aggressione non può esistere alcuna equivalenza tra chi invade e chi resiste”, ha continuato il Premier sottolineando che “L’Italia, come Paese fondatore dell’Unione Europea, come Paese che crede profondamente nella pace, è pronta a impegnarsi in prima linea per raggiungere una soluzione diplomatica.
Draghi: L’Ue ha bisogno di un federalismo pragmatico
“Le istituzioni europee che i nostri predecessori hanno costruito negli scorsi decenni hanno servito bene i cittadini europei, ma sono inadeguate per la realtà che ci si manifesta oggi davanti”, ha detto il presidente del Consiglio Mario Draghi. “Abbiamo bisogno di un federalismo pragmatico, che abbracci tutti gli ambiti colpiti dalle trasformazioni in corso: dall’economia, all’energia, alla sicurezza. Se ciò richiede l’inizio di un percorso che porterà alla revisione dei Trattati, lo si abbracci con coraggio e con fiducia”, ha aggiunto, sostenendo la necessità di “superare il principio dell’unanimità e muoverci verso decisioni prese a maggioranza qualificata”. Secondo lui, il principio dell’unanimità “origina una logica intergovernativa fatta di veti incrociati”. “Un’Europa capace di decidere in modo tempestivo è un’Europa più credibile di fronte ai suoi cittadini e di fronte al mondo”, ha ribadito.
“La piena integrazione dei Paesi che manifestano aspirazioni europee – ha continuato Draghi – non rappresenta una minaccia per la tenuta del progetto europeo. È parte della sua realizzazione. L’Italia sostiene l’apertura immediata dei negoziati di adesione con l’Albania e con la Macedonia del Nord, in linea con la decisione assunta dal Consiglio Europeo nel marzo 2020. Vogliamo dare nuovo slancio ai negoziati con Serbia e Montenegro, e assicurare la massima attenzione alle legittime aspettative di Bosnia Erzegovina e Kosovo. Siamo favorevoli all’ingresso di tutti questi Paesi e vogliamo l’Ucraina nell’UE“.
Draghi spinge sul tetto ai prezzi del gas
“La guerra in Ucraina ha mostrato la profonda vulnerabilità di molti dei nostri Paesi nei confronti di Mosca. L’Italia è uno degli Stati membri più esposti”, ha ammesso Draghi, sottolineando quanto la dipendenza energetica sia “imprudente dal punto di vista economico, e pericolosa dal punto di vista geopolitico. L’Italia intende prendere tutte le decisioni necessarie a difendere la propria sicurezza e quella dell’Europa. Abbiamo appoggiato le sanzioni che l’Ue ha deciso di imporre nei confronti della Russia, anche quelle nel settore energetico. Continueremo a farlo con la stessa convinzione in futuro”, ha confermato il Premier.
“Sin dall’inizio della crisi, l’Italia ha chiesto di mettere un tetto europeo ai prezzi del gas importato dalla Russia. Mosca vende all’Ue quasi due terzi delle sue esportazioni, in larga parte tramite gasdotti che non possono essere riorientati verso altri acquirenti. La nostra proposta consentirebbe di utilizzare il nostro potere negoziale per ridurre i costi esorbitanti che oggi gravano sulle nostre economie. Questa misura consentirebbe di diminuire le somme che ogni giorno inviamo a Putin, e che inevitabilmente finanziano la sua campagna militare”, ha aggiunto Draghi, ricordando che il tema del costo dell’energia sarà al centro del prossimo consiglio Europeo. “C’è bisogno di decisioni forti e immediate” ha sottolineato il Premier, ricordando che in Italia, “nei primi 4 mesi di quest’anno, il prezzo dell’elettricità è quadruplicato rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso con un impatto durissimo sull’economia. L’Italia, da sola, ha speso circa 30 miliardi di euro quest’anno”. Si tratta di un “problema sistemico che va risolto con soluzioni strutturali, che spezzino il legame tra il prezzo del gas e quello dell’elettricità”.
“Sure contro il caro energia”
Tra le soluzioni proposte dal numero uno di Palazzo Chigi all’impennata dei prezzi dell’energia c’è quella di ampliare Sure, il sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione in un’emergenza. Tramite questo meccanismo, l’Ue sarebbe in grado di “per fornire ai Paesi che ne fanno richiesta nuovi finanziamenti per attenuare l’impatto dei rincari energetici”. Una misura che potrebbe essere attuata “in tempi rapidi per sostenere le economie” e finanziare “interventi di riduzione delle bollette, ma anche il sostegno temporaneo ai salari più bassi, ad esempio con misure di decontribuzione”, difendendo “il potere di acquisto delle famiglie, soprattutto le più fragili, senza rischiare di generare nuova inflazione”.
Draghi: “Serve una conferenza sulle spese militari”
Parlando della necessità di costruire una maggiore integrazione nella Ue, Draghi ha sostenuto il bisogno di “convocare una conferenza per razionalizzare e ottimizzare gli investimenti in spesa militare. Inoltre, la costruzione di una difesa comune deve accompagnarsi a una politica estera unitaria, e a meccanismi decisionali efficaci”.