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Draghi ai governi: fare di più per inflazione

Il ritorno a un tasso di inflazione inferiore ma vicino al 2% “senza ritardi indebiti” non dipende solo dalla Banca centrale europea: così il presidente della Bce da Bruxelles, dove ha anche chiesto chiarezza sul futuro dell’Europa – Le Borse peggiorano dopo il suo discorso: Piazza Affari oltre il -1% – Sull’immigrazione: “Non compenserà il declino demografico”.

Draghi ai governi: fare di più per inflazione

Il ritorno a un tasso di inflazione inferiore ma vicino al 2% “senza ritardi indebiti” non dipende solo dalla banca centrale europea: Mario Draghi parla da Bruxelles e le Borse europee stanno ampliando i ribassi. Piazza Affari e le altre viaggiano con perdite oltre il punto percentuale mentre il presidente della Bce, durante un convegno organizzato dalla Commissione europea, sta puntando l’indice sulla politica condotta dai Governi europei. 

Draghi in particolare sta chiedendo chiarezza sul futuro dell’Europa e sottolineando che il ritorno dell’inflazione verso il target del 2% non dipende solamente dalla Bce, ma sarà anche responsabilità dei singoli Governi. “Il ritorno alla stabilità dei prezzi dovrebbe avvenire in un periodo di tempo che non sia più lungo di quanto correlato alla natura degli choc che stiamo fronteggiando”, ha detto Draghi rispondendo alle critiche di chi ritiene (anche all’interno della stessa Bce) che i risultati dell’espansione monetaria non siano finora esaltanti. In ogni caso, “ciò non dipende interamente dalle nostre azioni perché l’orientamento di altre politiche influenzano la velocità con cui la crescita torna al potenziale: se altre politiche non sono allineate con la politica monetaria l’inflazione rischia di tornare al target più lentamente”.

I mercati continuano a soffrire anche della cautela che stanno sposando gli investitori davanti a un quadro dell’economia globale che rimane incerto, soprattutto dopo che anche la Banca Mondiale ha dato una sforbiciata alle previsioni sulla crescita. In più a complicare la situazione ci sono due date, quella di metà giugno per la riunione del Fomc, e quella del 23 giugno per il referendum della Gran Bretagna sull’uscita dall’Unione europea. “Progressi nel completamento dell’Unione monetaria sono necessari per i lungo termine ma sono anche rilevanti per il breve termine per gli effetti sugli investimenti: il modo migliore per aumentare la produzione oggi è rimuovere gli ostacoli alla fiducia che provengono da tale incertezza”, ha detto Draghi.

Draghi ha anche spiegato che alcuni choc “inevitabilmente deprimono i pressi più a lungo di altri e la successione di choc nell’offerta di petrolio è un chiaro esempio”. Ma per impedire che vengano nutrite dinamiche di lungo periodo occorre assicurare che “gli effetti dello choc sull’inflazione non durino più a lungo di quanto necessario” (cioè di quanto sia ragionevole attendersi data la natura degli choc). La politica monetaria dice Draghi può sostenere “attivamente” la domanda, stabilizzare le aspettative di inflazione ed evitare effetti di seconda battuta su salari e prezzi: “Questo ha fatto la Bce negli ultimi due anni”, ha rivendicato il presidente di Eurotower.

Mario Draghi è intervenuto anche sulla questione dell’immigrazione: “Neppure la più alta immigrazione attesa sarà probabilmente in grado di compensare il declino naturale della popolazione della zona euro. Le politiche pubbliche possono certamente temperare tali effetti accogliendo e integrando gli immigrati ma dal momento che non possono fare molto per intervenire nei trend demografici, ne consegue che aumentare la crescita nel lungo termine richiede un aumento della produttività”.

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