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Doppio, il mio viaggio nel Mondo Specchio: l’ultimo libro di Naomi Klein

Pixabay

Doppelgänger è un termine tedesco non molto utilizzato in italiano. In italiano si tende a rendere, con sfumature differenti, doppio o sosia. In inglese è invece passato tal quale ed è un termine molto usato nel linguaggio giornalistico. Fa il paio con quello di schadenfreude, anch’esso un termine composto tedesco che, al pari di doppelgänger indica una situazione psicologica ambigua.

Schadenfreude indica il sentimento che trae piacere dalle difficoltà, per non dire peggio, di una persona, di una organizzazione o di una situazione, quando sarebbe dovuta soliadrietà. Per esprimere lo schadenfreude in italiano dobbiamo usare una locuzione o ricorrere al termine tedesco che però sono in pochi a capire.

Doppelgänger è termine che deriva dalla psicoanalisi. Uno degli analisti del profondo più originali, il filosofo Otto Rank, ha pubblicato un libro proprio con quel titolo Der Doppelgänger: Eine psychoanalytische Studie. 

L’editore italiano Sugarco lo ha reso con questo titolo: Il Doppio. Il significato del sosia nella letteratura e nel folklore. Il libro inizia con un’analisi del film Lo studente di Praga di Stellan Rye (1913)

Anche la casa editrice La Nave di Teseo (che sta diventando la migliore casa editrice italiana) ha tradotto doppelgänger con “Doppio” con l’intenzione di adottare il modo nel quale in italiano è stata resa la titolazione del libro di Rank.

Tutta questa premessa per parlare di un libro che ha suscitato un bel baillame, almeno in America. Il libro è Doppelgänger. To Know Yourself, Consider Your Doppelgänger reso in italiano con Doppio, il mio viaggio nel mondo specchio.

Lo ha scritto Naomi Klein, la “Karl Marx” del movimento antiglobalizzazione che si mostrò al mondo nel 1999 durante la Conferenza dell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) e subito rinominato il popolo di Seattle.

Il libro nasce da una situazione un po’ paradossale, ma di forte disagio e anche di crisi personale d’identità dell’autrice.

Doppio – libro di Naomi Klein

Le due Naomi: una vertigine

Sta però succedendo che Naomi Klein e l’altra Naomi, Naomi Wolf, sono entrate in una spirale ben raffigurata nel poster di Vertigo (La donna che visse due volte). Fra di loro, dopo una certa vicinanza, diciamo, di genere si è passati a un radicale e ostile distanziamento che sembra diventato incolmabile.

Loro malgrado, direi. Le due scrittrici, prossime di età e fisicamente simili, da almeno 10 anni continuano ad essere scambiate dalla gente, nel senso che le idee della Wolf, più visibile sui media, sono assegnate alla Klein. 

Le due Naomi non si conoscono: la Klein vive in Canada e la Wolf a San Francisco e probabilmente non si sono mai incontrate di persona.

La gente però le confonde. Colpa senz’altro del nome e della comune folta capigliatura, non certo del cognome dove non c’è una lettera uguale. 

Si sa che quando l’attenzione, come avviene sui social, è vicina a zero si vede in modo proiettivo e non reale.

Per razionalizzare la situazione dello sdoppiamento la Klein ricorre a una citazione di Philip Roth che ha esplorato questa situazione nel romanzo Operazione Shylock. È una cosa troppo ridicola per essere presa sul serio ed è una cosa troppo seria per essere ridicola”. Una sorta di comma 22.

L’ossessione di Naomi Klein

Un tale rimescolio, rimbalzato dalle echo chamber dei social, stava iniziando a destabilizzare le sinapsi di Naomi Klein. A un punto tale da farla decidere, quasi terapeuticamente, di dedicare energie mentali, attenzione e tempo, sottratto al suo lavoro e alla sua famiglia, a scrivere un libro sullo scambio di persona.

Lo ha dato alle stampe nell’estate del 2023 proprio con il titolo che conosciamo, ben diverso dal, seppur fondato, sottotitolo dell’edizione italiana.

Lei, l’altra, cioè Naomi Wolf, con la quale è scambiata la Klein e mai nominata nel libro, è la liberal femminista divenuta la spalla del QAnon e del cospirazionismo estremo e anche una dei leader ideologici dei movimenti di opinione ispirati alle tesi della destra alternativa di Steve Bannon e Tucker Carlson. Vale a dire tutto ciò che la Klein non è e non vuole essere.

La Wolf, molto abilmente, si è appropriata di un lessico e di parole d’ordine della sinistra anticapitalistica, della quale la Klein è la madrina. 

È un mondo allo specchio, c’è la stessa imago ma è rovesciata. Nello specchio la sinistra diventa la destra.

“Una marea crescente di persone discutevano di me e di che cosa avevo fatto – scrive la Klein – … solo che non ero io. Era Lei. Chi ero Io, allora?”, si chiede. 

La sottomarca

Bisognava che andasse a scoprirlo. Scrive ancora Naomi Klein in un passo dell’introduzione “Io una sottomarca”. Si perché era diventata proprio una sottomarca dell’Altra Naomi.

“Piuttosto che allontanare il mio doppelgänger – scrive –, ho cercato di imparare tutto quello che potevo su di Lei e sui movimenti di cui faceva parte. L’ho pedinata mentre si addentrava sempre di più nelle “tane” dei cospiratori, luoghi dove il più delle volte mi sembrava che la mia ricerca sullo shock [si riferisce al suo libro del 2007 Shock economy. L’ascesa del capitalismo dei disastri, BUR)  avesse attraversato lo specchio e mi stesse guardando, come una ragnatela di trame farneticanti che proiettano le crisi reali che affrontiamo – dal Covid al cambiamento climatico, all’aggressione militare russa – come operazioni sotto falsa bandiera messe in atto dai comunisti cinesi, dalle multinazionali, dagli ebrei e così via”.

Conoscere per guarire

Per stare col fiato sul collo al suo doppelgänger, l’autrice si è vista un “inconfessabile numero di podcast”. Con quelle ore perdute si sarebbe potuta laureare. Ma per lei era una necessaria “ricerca”, seppur ossessiva.

Per capire “Lei” e i “Suoi compagni di strada” doveva immergersi in tutta quella “palude melmosa” di trasmissioni televisive che macinavano neologismi e slogan scomponendo e ricomponendo i vari modi le “teorie del complotto”, in una guerra aperta contro la realtà oggettiva.

“Questo ascolto bulimico – scrive ancora la Klein – assorbiva quasi tutti i momenti interstiziali della mia vita: piegare la biancheria, vuotare la lavastoviglie, portare a spasso il cane, portare il figlio a scuola. In un’altra vita, molti di questi momenti erano invece l’occasione per ascoltare musica, acquisire “vere” informazioni, chiamare gli amici.”

Stava entrando nella tana del bianco coniglio e si è sottratta a questo incavernarsi in un mondo farlocco con il libro. Terapia dello scrivere.

Ma anche manifesto politico. Scrive la Klein nel libro:

“Molti tra noi avvertono e temono la deriva fatale: la transizione da una cultura democratica a una cultura autoritaria, da laica a teocratica, da pluralista a fascista. In qualche paese questa trasformazione è già avvenuta. In altri la si sente arrivare e investe anche la sfera personale, come fosse un’immagine deformata in uno specchio. Con il progredire della mia indagine questa forma di duplicazione ha iniziato a preoccuparmi sempre di più: lo stato pagliaccio fascista, il gemello onnipresente delle democrazie liberali occidentali, minaccia di annichilirci con il suo veleno fatto di “appartenenza selettiva” e di feroce disprezzo”. 

Naomi Klein torna Naomi Klein, libera dal suo doppio.

Categories: Cultura