Erano gli anni della morte di Mao Tse-tung e di Paolo VI, degli accordi di Camp David tra Egitto e Israele. A Londra diventava primo ministro Margaret Thatcher e in Spagna si tenevano le prime elezioni libere dopo la caduta della dittatura franchista. In Iran veniva deposto lo Scià. Nel mondo musicale nasceva la moda punk e la Sony lanciava sul mercato il primo walkman.
Erano gli ultimi anni Settanta. Gli anni di cui i giovani di oggi, ventenni e trentenni, hanno solo sentito parlare dai genitori e dai nonni. L’Italia viveva il dramma e il terrore dei cosiddetti anni di piombo, sui quali sono stati scritti fiumi di parole, di analisi, di storie; e dei quali si sono occupati decine di film e di documentari, di programmi televisivi e di convegni e dibattiti.
La vicenda del rapimento e dell’uccisione di Aldo Moro ha segnato il momento più drammatico di quell’epoca, ha caratterizzato anche simbolicamente quegli anni. E’ la nostra storia, ormai, che come tutti i grandi avvenimenti del passato resta avvolta da alcuni misteri, reali o presunti, sui quali probabilmente non sarà mai fatta luce pienamente e sui quali gli storici continueranno a cimentarsi.
Proprio in coincidenza con la data del rapimento di Aldo Moro, avvenuto il 16 marzo del 1978, la Camera si accinge a votare la costituzione di una nuova Commissione parlamentare bicamerale d’inchiesta sul suo rapimento e sulla sua morte. Dopo 36 anni da quei terribili avvenimenti, dopo lo svolgimento già di due analoghe commissioni parlamentari d’inchiesta, una all’inizio degli anni ’80, della quale fece parte anche Leonardo Sciascia, l’altra alla fine di quel decennio; dopo vari anni di lavoro dei Parlamenti dell’ottava e della decima legislatura, spunta ora in questa diciassettesima legislatura l’idea di una nuova commissione d’inchiesta, con l’ambizione – si legge nella relazione che illustra l’iniziativa – “di scrivere la parola fine accertando la verità storica dell’evento, ma anche di recuperare il ritardo e le omissioni dello Stato sull’intera vicenda”.
Crede nella possibilità di chiarire oggi tutti i misteri del caso Moro, una serie di illustri deputati, di quasi tutti i gruppi parlamentari: la proposta di legge, firmata da Giuseppe Fioroni del Pd, è sottoscritta anche da Bersani e Bindi; da Brunetta e Fitto, per Forza Italia; da Migliore, di Sel, e Giorgia Meloni, di Fratelli d’Italia; c’è anche Gianluca Pini della Lega; e poi Cesa, Dellai e decine di altri deputati. Tutti d’accordo a dedicare tempo e risorse di Camera e Senato “per accompagnare questa inesauribile sete di verità, per cercare di fare luce su aspetti inediti”.
E mentre l’Italia resta impantanata in attesa delle tanto auspicate riforme costituzionali e istituzionali, degli ammodernamenti delle legislazioni sull’economia, sul lavoro e sul fisco, delle semplificazioni normative e della pubblica amministrazione, degli interventi per il funzionamento della giustizia, del rilancio delle infrastrutture, dell’abolizione delle province e della riduzione dei costi della politica; mentre il Paese si attende una nuova spinta propulsiva di Governo e Parlamento; sembra che un gruppo di senatori già stia pensando a una commissione d’inchiesta sulla congiura e l’uccisione di Caio Giulio Cesare, per capire, finalmente, se Bruto abbia agito di sua iniziativa o se fosse al servizio di un complotto internazionale ordito in Spagna dai figli di Pompeo Magno, con l’appoggio dei servizi segreti di Cleopatra, regina d’Egitto.
Si sta trattando per decidere chi farà parte di questa innovativa commissione d’inchiesta e chi ne sarà presidente, vice presidente e segretario.