Uber, che nel 2015 fatturerà quanto Facebook (10 miliardi di dollari), è presente in 45 Paesi e in 200 città in tutto il mondo. Ma la strada verso il successo non è stata facile, per la startup fondata cinque anni fa a San Francisco e sulla quale hanno puntato dei colossi come Google, con finanziamenti per oltre 2 miliardi di dollari.
L’applicazione che permette di noleggiare un’auto con autista attraverso il proprio smartphone ha fatto breccia, con buona pace dei tassisti, anche in Italia, ma non in tutta Europa ha avuto vita facile. L’ultimo caso è quello della Danimarca: al momento a Copenaghen esiste soltanto il servizio Uber Black (quello delle auto di lusso), ma prima ancora che arrivi UberPOP (quello più economico, presente in Italia) il governo ha già dichiarato guerra. “Uber è fuorilegge e non ci ha mai contattato per chiedere un’autorizzazione”, ha lamentato l’assessore al traffico della capitale danese tramite il suo portavoce, Mads Gundelund Gerlach, che ha anche incaricato le forze dell’ordine di occuparsi della vicenda.
Uber se l’era vista brutta, anche se solo per poche settimane, pure nella vicina Germania, dove a fine agosto un giudice del distretto di Francoforte aveva dato ragione a una cooperativa di tassisti che denunciò l’invasione delle “locuste della sharing economy”, colpevoli di essere anche “sostenute da poteri fortissimi, da Google a Goldman Sachs”. Uber aveva continuato la propria attività nonostante il divieto imposto dal tribunale tedesco, il quale però a metà settembre era rinvenuto sulla sua decisione: via libera a un servizio che piace agli utenti tanto da crescere, nel mondo, a un ritmo del +300% ogni anno.
Problemi comunque la startup californiana ne ha avuti anche in Francia, anche se pure lì non è stato possibile impedirne la diffusione: il Tribunale di Parigi ha però inflitto poche settimane fa una multa di 100mila euro. Quale sarà il prossimo Paese a provare ad arginare un business che ci ha messo la metà del tempo di Facebook ad arrivare a un fatturato di 10 miliardi di dollari, di cui l’80% va agli autisti?