Dopo la caccia agli ingegneri italiani, la Svizzera sta attraendo una nuova categoria in arrivo dalle università del Belpaese: i medici. Questo è il risultato combinato del mercato del lavoro elvetico che fa shopping di talenti stranieri e di un sistema italiano che sforna troppi laureati e troppe poche posizioni per la specializzazione. Ma non solo: a convincere i neo-dottori italiani a varcare il confine ci sono stipendi d’oro, scatti salariali, possibilità di esercitare la professione in un contesto prestigioso, che rimbalza da Zurigo alle fellowship internazionali. Il tutto, a poco più di un’ora di treno dalla Stazione Centrale di Milano.
Al momento il fenomeno non pare da fuga di massa, ma i numeri ci sono. Un’indagine indipendente commissionata dal Segretario Italiano Giovani Medici alla Federazione Medica Svizzera ha rivelato che i medici con diploma italiano e contratto in Svizzera sono aumentati di più di quattro volte dal 2004 al 2012: da 155 a 648, il 7,4% dei medici stranieri contrattualizzati in tutto il paese. I camici bianchi attivi in ambulatorio sono cresciuti dagli appena 31 di 11 anni fa ai 245 del 2012, quelli impiegati in ospedale sono saliti nello stesso periodo da 124 a 403.
Le ragioni sono tante, ma principalmente due. Innanzitutto lo squilibrio tra i laureati italiani e le posizioni disponibili nelle scuole di specializzazione: solo l’ultimo concorso ha ammesso 5mila dottori su 11mila candidature, se non si tengono in conto i 300 “ripescati” dopo i ricorsi. Per non parlare dei tira e molla tra un bando e l’altro, quanto basta a far orientare altrove anche i candidati migliori. E poi, ci sono gli stipendi. Il sistema di formazione svizzero, scandito da sei contratti annuali e non da una borsa unica come in Italia, prevede un principio sconosciuto ai nostri specializzandi: gli scatti salariali. Per i “medici assistenti” assunti all’Ente Ospedaliero Cantonale del Ticino la tabella retributiva parla di 84.162 franchi lordi per il primo anno (circa 80mila euro), 92.183 per il secondo, 100.230 per il terzo, 108.251 per il quarto, 116.285 per il quinto e 124.285 per il sesto e conclusivo anno di specializzazione.
In altre parole, da 80.838 euro del primo contratto ai 119.376 dell’ultimo anno in veste di assistenti. Tasse e costi della vita possono erodere l’importo finale, ma il paragone con l’Italia fa ancora il suo effetto: gli specializzandi dell’Università di Milano percepiscono una quota fissa di 22.700 euro annui e una quota variabile di 2.300 euro per i primi due anni e di 3.300 per i restanti quattro. Senza contare i benefit inclusi nel contratto elvetico: quattro settimane di ferie, previdenza professionale, copertura assicurativa…