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Dopo 14 anni intesa sui Tango bond

I mercati hanno archiviato il primo turbolento bimestre del 2016. Ma le preoccupazioni sull’economia globale restano. Su tutti i listini, a partire da Wall Street, grava una cappa d’incertezza, a conferma che di questi tempi la fiducia in Borsa è merce rara, nonostante l’azione delle banche centrali.

Nemmeno la ripresa dei prezzi del petrolio (Wti +3%, Brent +2,5%) ha fornito il propellente necessario per chiudere febbraio in terreno positivo: il timore per un collasso finanziario di molte società energetiche ha consigliato agli operatori di alleggerire le posizioni. Wall Street ha così chiuso in rosso: Dow Jones -0,74%, S&P 500 -0,81%, Nasdaq -0,7%. Nel settore pharma, Valeant ha accusato un calo del 14%.

I dati macroeconomici diffusi nel pomeriggio hanno segnalato una generalizzata perdita di spinta. L’indice Purchasing manager della zona di Chicago ha registrato in febbraio un calo a 47,6 da 55,6 di gennaio, il consensus si aspettava 52,9.
L’indice elaborato dalla Fed di Dallas sulla base delle aspettative dei direttori degli acquisti delle aziende manifatturiere, si è attestato in febbraio a -31,8 da -34,6 di gennaio, il consensus stimava -30. Intanto Bill Dudley, il presidente della Fed di New York, parlando in Cina ha messo in guardia contro il rischio di una frenata dell’economia Usa: le banche centrali, nonostante l’ottimismo di facciata del G20, cercano rimedi per evitare una ricaduta nella crisi.

LA CINA RALLENTA ANCORA

A dare ossigeno ai mercati ci ha pensato ieri la Banca centrale cinese con il taglio di mezzo punto della riserva obbligatoria a carico delle banche, misura che secondo Bloomberg equivale ad un’iniezione di liquidità pari a105 miliardi di dollari. Ma l’effetto è stato limitato stamane dai dati, peggiori del previsto, sullo stato di salute dell’economia: scende ancora l’attività manifatturiera, cede anche il terziario, entrambi ai minimi da sei anni. E così, dopo la frana dei listini cinesi di lunedì il rimbalzo delle Borse di Shanghai e di Shenzhen si ferma sotto l’1 per cento. Positiva Hong Kong +0,6%.

TOKYO, OFFERTI ALL’ASTA DECENNALI A TASSO NEGATIVO

Si ferma, dopo sei sedute, il ribasso dello yuan, ma non si arresta la corsa allo yen. A Tokyo l’indice Nikkei (-0,7%) viaggia in terreno negativo. Ma il segnale più drammatico arriva dal mercato dei titoli di Stato. Stamane, per la prima volta, la Bank of Japan ha offerto in asta i decennali ad un rendimento negativo: -0,024%. Ovvero chi s’indebita di qui al 2026 riceverà a scadenza un premio: esaurita la spinta del ribasso dei tassi e l’effetto stimolo del Quantitative Easing, non resta che distribuire denaro a pioggia dall’elicottero, secondo l’immagine usata da Milton Friedman.

EUROPA, PREZZI SOTTO ZERO: LA PAROLA A DRAGHI

Anche l’Europa, in attesa delle scelte della Bce, si trova a contrastare l’effetto recessione. Il primo rimedio è l’euro debole, fenomeno innescato dall’attesa dell’azione di Mario Draghi. Il dollaro, all’ottavo rialzo in dieci sedute, è salito a 1,088, ai massimi da febbraio.

Ma la caduta dell’inflazione dell’Eurozona in terreno negativo (-0,2% da +0,3% di gennaio) ha accelerato la corsa al Bund tedesco: il decennale rende lo 0,11%, ad un passo dai tassi negativi. Lo spread con il Btp, trattato ad un tasso pari a 1,454%, si mantiene stabile a 133 punti.

Si complica così ulteriormente il percorso di discesa del debito pubblico italiano, obiettivo su cui già grava una prospettiva di crescita che si sta rivelando meno brillante di quanto messo in conto dal governo. La verifica si avrà stamane all’uscita degli indici Pmi sui principali Paesi dell’Eurozona. Grande attesa sul fronte societario ai conti di Barclays. In agenda in Italia il cda di Luxottica e di Bper.

Si prevede un’apertura debole per i listini del Vecchio Continente: i futures segnalano Londra -45 pb, Parigi -56, Francoforte -100.

DOPO 14 ANNI ARRIVA L’INTESA SUI TANGO BOND

La nota positiva arriva dall’Argentina: Buenos Aires e i suoi principali creditori che non hanno aderito alle passate ristrutturazioni hanno trovato un accordo di massima da 4,653 miliardi di dollari a 14 anni dal default del debito sovrano. L’intesa, raggiunta domenica notte e annunciata ieri dal mediatore del tribunale di New York Daniel Pollack, prevede che i creditori ricevano il 75% dell’ammontare in circolazione comprensivo di capitale e interessi.

SEDUTA POSITIVA IN EUROPA. MILANO +0,8%

Chiusura positiva per le Borse europee, grazie a un clima sui mercati nettamente migliorato dopo le misure prese dalle autorità di Pechino. A Milano l’indice FtseMib è salito dello 0,8%, positiva la Borsa di Parigi +0,9%, Francoforte è scesa dello 0,1%. In Europa i rialzi migliori sono stati dei titoli minerari e delle materie prime (Stoxx del settore +3,2%), bene anche le aziende del settore Automotive (+1,5%) e Petrolifero (+1,3%). 

A PIAZZA AFFARI LA MAGLIA NERA DI FEBBRAIO

I mercati hanno archiviato il primo, terribile, bimestre del 2016. Su tutti. Il nostro FtseMib, che nei primi due mesi ha accumulato una perdita del 18% circa, nel momento peggiore (11 febbraio) è arrivato a perdere oltre il 26%. Sensibile anche il calo di Francoforte (-12,6%), meglio la Francia (-7%).

La City sconta la debolezza della Sterlina (-6% da inizio 2016 contro Euro). La performance della Borsa inglese espressa in valuta locale è negativa soltanto di due punti percentuali (-8% se convertito nella moneta unica).

All’estremo opposto troviamo invece un sorprendente Brasile. Anche se l’economia è in piena recessione, la Borsa brasiliana, per giunta reduce da tre anni negativi consecutivi ha limitato i danni (-2,2% in euro).

Wall Street (-4,7% sia il Dow jones che lo Standard & Poor’s) è il mercato che ha saputo reagire meglio nelle ultime settimane grazie a una serie di notizie migliori delle attese sull’andamento dell’economia americana e grazie al rimbalzo del greggio, la cui discesa ha messo a dura prova tutto il settore shale.
 
L’indice MSCI World è allineato su una perdita di periodo del 6,5% sia che vengano escluse sia che vengano comprese le Borse emergenti. 

LA SCUDERIA DI MARCHIONNE ALLA RISCOSSA, AL VIA IL SALONE DI GINEVRA

Torna a brillare su listino la stella di Fiat Chrysler che ha terminato la seduta in rialzo del 4,2%. Il titolo del gruppo, che si accinge a presentare oggi i nuovi modelli al Salone di Ginevra, è il miglior del settore automotive in Europa (Eurostoxx Auto solo +0,6%) e lo è stato per l’intera settimana scorsa (+6,7% contro -1,5%). C’è ottimismo per i dati delle vendite di febbraio, che daranno annunciati stasera a mercati chiusi.

Grazie al rally in corso, il titolo sta rapidamente recuperando terreno dai minimi dell’anno che hanno portato ad accumulare una perdita complessiva del 40% sul prezzo minimo del 9 febbraio a 5,07 euro. Ora il calo si riduce al 24%. A Francoforte Volkswagen guadagna il 3,3%, Bmw sale dell’1,5%. Fra gli altri titoli industriali, StM sale dell’1,1%, Finmeccanica +2%. 

Nel lusso è stata la giornata di Yoox (+5,1%). La società ha conferma i target sulle sinergie con Net-a-Porter quantificate dal 2018 in circa 85 milioni annui.

SAIPEM SUPERSTAR, SARAS RALLENTA DOPO I CONTI

Sul fronte dei petroliferi ancora positiva Eni +1,8%, sostenuta da Citigroup, che ha alzato il giudizio a Buy da Neutral. Anche Equita, ha promosso i conti del gruppo petrolifero alzando il giudizio a Buy dal precedente Hold. Al contrario, Exane BNP Paribas conferma il giudizio negativo Underperform con un target price limato del 3% a 11,30 euro.

Tenaris guadagna il 2,2%, Saipem +5,5%, miglior titolo del paniere Ftse Mib. Saras chiude in rialzo del 2,6% a 1,485 euro. Nel pomeriggio subito dopo aver annunciato i conti del quarto trimestre 2015 il titolo è scivolato fino a 1,431 euro. I risultati sono stati leggermente inferiori alle attese del mercato, con un Ebitda adjusted di 130 milioni di euro, contro i 133 indicati dal consensus degli analisti. Nello stesso periodo dell’anno precedente l’Ebitda rettificato era stato 106 milioni.

In grande evidenza Trevi (+4,53%), che di recente ha ottenuto un contratto per i lavori di restauro della diga di Mosul. Ieri gli Stati Uniti hanno avvertito i propri cittadini di prepararsi a lasciare l’Iraq, nel caso in cui la diga, la più grande dell’Iraq, dovesse cedere. La società italiana è stata ieri inserita nel portafoglio dei titoli short di Mediobanca. Enel avanza dello 0,5%, netto ribasso di Telecom Italia -1,8%.

BRILLA CARIGE, NUOVO TONFO DI MPS

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Contrastate le banche. Fra i titoli in ribasso, spicca la discesa del 4,41% di Monte Paschi. Al contrario brilla Banca Carige (+4,52%). Secondo indiscrezioni, l’istituto potrebbe tornare nel mirino di Cariparma, la controllata italiana del gruppo Crédit Agricole che in Liguria è già presente tramite Carispezia. Nel corso di febbraio, Toscafund asset management ha accumulato una quota del 5,119% del capitale. lieve progresso dello 0,3%.

Unicredit guadagna l’1,6%, Intesa +0,1%, Ubi +1,6%. Bene anche Banco Popolare (+2,5%). Banca Pop. Milano -0,8%.

MEDIOBANCA PROMUOVE POSTE, DA VENDERE FINCANTIERI

Sono arrivate ieri le nuove indicazioni di portafoglio di Mediobanca. Poste Italiane (+1,1%) è stato inserito, assieme a Saras, nel Portafoglio Raccomandato Long/Short, rimpiazzando Banco Popolare e Finmeccanica. Nel Portafoglio Long figurano anche Autogrill, Cerved e Sias. 

Tra gli short è entrata ieri Fincantieri. La controllata norvegese Vard ha chiuso il 2015 con una perdita di 1,29 miliardi di corone norvegesi, da un utile di 50 milioni dello stesso periodo del 2014. 

Da vendere, secondo il broker, anche Ferragamo, inserito invece da Equita nel paniere dee titoli da comprare. Sell anche per Landi Renzo, Piaggio e Trevi.

Categories: Finanza e Mercati