Il primo giorno dell’anno è giorno di riposo per i mercati. Quelli azionari sono chiusi e quelli valutari pattinano su un ghiaccio sottile, con scarse transazioni che possono portare a movimenti forti. Anche se il dollaro australiano è una delle monete più trattate, lo spessore del mercato non ha impedito un brusco scivolone della valuta antipoidale, che segna 0.87 contro dollaro. Il movimento, anche se brusco, si inscrive tuttavia verso una tendenza che vede come punto di arrivo quel 0,85 che è stato preconizzato, con insolita franchezza, dallo stesso governatore della Reserve Bank australiana Glenn Stevens.
A parte questi strappi valutari, questo è giorno di consuntivi. La notte scorsa Wall Street ha chiuso su nuovi record, e lo stesso dicasi per l’intra-day del DAX a Francoforte (9594,35). I Bund tedeschi nell’anno hanno registrato il più forte aumento dei rendimenti dal 2006, segno di un irrobustimento delle condizioni economiche della Germania, mentre lo spread BTP-Bund ha segnato 215, in forte discesa rispetto ai giorni più intensi della crisi (novembre 2011, spread a 5,75).
La sorpresa più forte del 2013 sta nel metallo giallo. Dopo 12 anni di guadagni senza respiro, l’oro ha fino il 2013 a quota 1201 $/oncia troy, con una perdita del 28%: la peggiore performance fra tutte le principali ‘asset classes’.