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Don’t look Up: anche sul PNRR guai a distrarsi

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È passato un anno dall’insediamento di Mario Draghi caratterizzato da un balzo del Reputation Rating a vette mai raggiunte da altri Premier, con il suo Governo che sicuramente ha aiutato non poco il nostro Paese a riposizionarsi al centro dell’arena europea, come dimostrato dagli esiti di questa annata a capo del G20, ma non solo. 

Per contro è bastata una settimana di “bagarre da buvette” per rivedere sui giornali stranieri commenti poco entusiasmanti nei confronti della politica italiana, e ciò avviene in un momento nel quale la realizzazione dei progetti che adempiono alle missioni del PNRR entrano in una fase di grande delicatezza per ciò che stanno anche esprimendo  i mercati finanziari in termini di volatilità e nervosismo, con il VIX tornato a toccare quota 40 punti il 24 Gennaio, per non parlare di tensioni geopolitiche poco lontane dai nostri confini. 

Don’t look up”. Il riferimento al titolo del tanto dibattuto film con Leonardo Di Caprio e Jennifer Lawrence non è casuale ma vuol proprio mostrare come potrebbe essere rischioso perdere di vista quell’enorme “meteorite” formato dall’alta inflazione ed dall’elevato debito pubblico. Una distrazione che per l’Italia potrebbe essere fatale. Concentrarsi invece sulle soluzioni possibili per evitare una deflagrazione dell’economia italiana è quanto mai doveroso. Lo sguardo deve essere attento e concentrato su un orizzonte che come stiamo vedendo mostra nuvole e perturbazioni piuttosto preoccupanti ed imminenti. Esattamente come i prossimi aumenti dei tassi d’interesse della Fed, dalla quale Bloomberg si attende 5 rialzi da 25 punti base nei prossimi 18 mesi. Secondo Goldman Sachs, 4 ritocchi all’ insù arriveranno già nel 2022.

Previsioni che hanno provocato la reazione dei mercati, con l’azionario che ha avviato una correzione al ribasso, mentre i rendimenti reali delle obbligazioni, e in particolare dei titoli governativi, hanno cominciato a salire. Con anticipo sulle “idi di  Marzo” si sancirà la fine dei giochi per il “tapering” e quindi per gli acquisti di Treasury, mentre il differenziale tra il 2 ed il 10 anni scende ai minimi dal settembre 2020 a 63 punti base.

In questo contesto è da tenere in considerazione l’outlook del World Economic Forum appena pubblicato, nel cui titolo spiccano le parole “ripresa interrotta e inflazione più elevata”, mentre nel testo si pone l’accento su una crescita che dal 5,9% del 2021 si ridurrà quest’anno al 4,4% ed al 3,8% nel 2023. Alla base di questa correzione ci sono USA e Cina, accomunati da un destino comune. La crescita USA scenderà dal 5,6% del 2021 al 2,6% del prossimo anno, passando da un 4% nel 2022. Quella della Cina calerà dal +8,1 % del 2021 al 4,8% del 2022, per poi risalire a +5,2% l’anno prossimo. Per quanto riguarda l’Unione Europea, le previsioni più che ottimistiche sul dopo pandemia son state ridimensionate : si passerà dal +5,2% ad un futuro 2,5% nel 2023.

La spinta propulsiva del Pnrr e le previsioni di crescita globali potrebbero subire grossi cambiamenti a causa dei rischi geopolitici e di possibili sanzioni alla Russia, che comunque non aiuterebbero più di tanto l’indice di gradimento di Biden ormai ai minimi termini, ma soprattutto non otterrebbero che un effetto a catena ulteriore sui prezzi energetici, sull’inflazione e sulle banche europee più esposte verso la Russia.

Tornando all’Italia, a fine anno è stato trasmesso alle Camere il rapporto sullo stato di attuazione del PNRR e l’evidenza dei 51 obiettivi raggiunti e necessari per ottenere lo sblocco degli oltre 24 miliardi di euro previsti per l’anno passato da Bruxelles. E già si guarda alle rate del 2022 che vedono ben 102 tra traguardi ed obiettivi da raggiungere, un carico doppio rispetto al 2021, che includono riforme e leggi molto importanti rivolte al mondo della scuola, a quello produttivo, passando anche per l’istituzione di un sistema di certificazione sulla parità di genere ed i meccanismi di incentivazione per le imprese, una sfida nella sfida, per le implicazioni sociali e culturali profonde che comporta.

Le disuguaglianze di genere si sostanziano in un costo sociale importante e si trasferiscono sulle nuove generazioni, per le quali l’esito efficiente della transizione ambientale e digitale sono delle sfide importanti. Sfide affrontabili e centrali per il nostro Paese che devono essere intraprese nel solco di una strategia europea per l’uguaglianza di diritti che offre linee guida imprescindibili e molto chiare, anche nell’esito dei numeri per lo sviluppo economico.

Dalla relazione del Ministro dell’Economia Franco si evince come la traiettoria della crescita Italiana dovrebbe consolidarsi su un livello del 4% o più per quest’anno, quindi a metà tra le stime più conservative della Banca d’Italia e quelle più generose dell’ISTAT. Previsioni che sottolineano l’accrescimento del potenziale produttivo del Paese e l’importanza della riforma fiscale come cardine della ripresa così delineata. Di fronte a tali sfide la bagarre politica stona e preoccupa soprattutto i mercati e gli investitori internazionali. La transizione digitale ed ambientale, alla base dei fondi europei, così come l’inclusione sociale, con investimenti diffusi nel capitale umano e nelle infrastrutture sociali potrà portare ad un miglioramento delle dinamiche lavorative, giovandosi possibilmente dell’efficacia dell’impianto riformistico, solamente con un indirizzo politico fermo e determinato.

Un Governo che non avesse compreso quanto siano cruciali questi temi ed il monitoraggio del cronoprogramma e quindi del rispetto dei tempi non potrà ottenere i risultati sperati e quella opportunità di successo su pericoli imminenti per garantire una transizione post pandemica virtuosa per il futuro dell’Italia. C’è solo da auspicare che lo sguardo del Premier sia rivolto esclusivamente verso l’alto, tralasciando i rumori di fondo.

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