“Le Generali sono così importanti che sono un bene di tutti, un bene comune e dunque ci vuole una governance da public company” con la possibilità di una lista del cda, come avvenuto nell’ultima assemblea. Lo ha dichiarato il Ceo della compagnia del Leone, Philippe Donnet, rispondendo alle domande della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario della Camera dei Deputati.
Il manager ha sottolineato che “le Generali non devono essere la proprietà di alcuni imprenditori”. “Alcuni avevano una visione diversa – ha aggiunto – ma gli azionisti all’ultima assemblea hanno fatto la loro scelta, hanno voluto questa governance e dunque andiamo avanti su questa strada”, ha aggiunto, facendo un chiaro riferimento a quanto accaduto nelle ultime settimane, con la decisione a sorpresa annunciata da Francesco Gaetano Caltagirone di dimettersi dal consiglio amministrazione della compagnia con effetto immediato.
La scelta del costruttore romano è arrivata a un mese di distanza dall’assemblea che ha confermato Philippe Donnet nel ruolo di Ceo di Generali, dando la vittoria (con il 55,9% dei consensi) alla lista presentata dal Cda e sostenuta da Mediobanca e De Agostini. La seconda lista, quella presentata da Caltagirone appunto, si è fermata al 41,73%. Nei giorni successivi all’assemblea, Caltagirone non aveva risparmiato critiche al funzionamento della governance di Generali arrivando a rifiutare, insieme agli altri due consiglieri della sua lista (Marina Brogi e Flavio Cattaneo) di entrare a far parte dei comitati interni per protestare contro la scelta del nuovo Cda di non costituire un comitato per le operazioni strategiche e gli investimenti, fortemente richiesto da Caltagirone, ma non previsto nelle best practices del settore.
Donnet: “Mire francesi sono fantasie, no ipotesi di nozze con Unicredit”
Rispondendo ad alcune osservazioni relative al tema della difesa dell’italianità di Generali, Donnet ha affermato: “Sono francese e sono anche italiano da 10 anni, il mio predecessore mi ha chiamato per gestire Generali Italia e da 9 anni ho sempre letto questa cosa dei francesi ma non c’è interesse di nessuna società francese, è una fantasia dei giornalisti, strumentalizzata”. Il manager ha inoltre precisato che “cinque anni fa la minaccia per l’indipendenza, l’integrità e anche l’italianità di Generali è nata in questo Paese, in Italia”.
Rimanendo proprio in Italia, Donnet ha poi escluso qualsiasi ipotesi di matrimonio tra Generali e Unicredit: “non c’è nessun progetto, non entra nella nostra strategia perché non ha senso, parliamo di business completamente diversi: l’assicurazione è una cosa, una banca è un’altra cosa”.
“Sarebbe un indebolimento di entrambe le società, e questo vale per qualsiasi banca, non soltanto per Unicredit – ha aggiunto, precisando poi che: “Banca Generali è un’altra realtà, non fa prestiti, è una società di wealth management”.
“Vogliamo crescere in Italia in modo organico, non c’è più motivo di fare altre aggregazioni nel Paese“, ha poi detto, dopo avere commentato la recente acquisizione di Cattolica, “su cui si possono realizzare sinergie nel rispetto di persone, occupazione e territori. Vogliamo integrare nel modo giusto Cattolica, rispettando l’identità di Cattolica, sviluppando ulteriormente la presenza di Cattolica sul territorio di Verona. Vedo solo impatti positivi nell’integrazione di Cattolica per i prossimi anni”.
Rispetto all’importante operazione di acquisizione, ha specificato che “quello che conta è che sia un buon affare per tutti gli stakeholder: per gli azionisti di Generali, per azionisti di Cattolica, per agenti e dipendenti di Cattolica, per il territorio di Verona. Abbiamo un’ossessione per dare benefici a tutti gli stakeholder, perché altrimenti le cose non funzionano”.
Donnet: “Generali ha grande credibilità, cambiamento storico”
“I risultati eccellenti di Generali e la qualità della nostra gestione finanziaria sono riconosciuti dal mercato, dove ci siamo conquistati grande credibilità: un cambiamento storico”, ha affermato il Ceo di Generali, spiegando che “Tra la fine del 2000 e il 2016 le Generali avevano sottoperformato mercato e peers, con un Total Shareholders Return del -52% contro il -28% di Allianz e il +18% di Axa. Dal 2016 – ha aggiunto a oggi è successo il contrario, con un TSR di +112% per Generali contro il +71% di Allianz e il +49,7% di Axa”. Inoltre, ha affermato Donnet, abbiamo “navigato la crisi del Covid molto meglio dei concorrenti mentre avevamo pagato più degli altri la crisi del 2008 e ci sono serviti 10 anni per recuperare”.
“Oggi Generali è leader delle assicurazioni in Europa: non è una debolezza ma la nostra forza. Peraltro, in questi ultimi anni abbiamo lavorato per rafforzare la nostra presenza e leadership nel Vecchio Continente. Siamo il numero uno in Italia e in altri Paesi, attraverso recenti acquisizioni siamo diventati il secondo player in Portogallo e Grecia”, ha concluso il manager, sottolineando che negli ultimi sei anni la compagnia triestina ha “implementato con successo due piani strategici”.