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Donnet: “Generali verso un salto di qualità”

Imagoeconomica

Un gradito dono in attesa del Natale, ovvero un buyback da 500 milioni di euro, come non accadeva da 15 anni. E la prospettiva di utili in crescita al servizio di dividendi oltre le previsioni degli operatori. Si è presentato così di fronte agli analisti Philippe Donnet, Ceo di Generali, dopo un 2021 che, commenta, “è stato turbolento, anche se il gruppo ha navigato come al solito molto bene”.

Il 2022, facile previsione, non riserverà acque meno agitate per il nocchiere transalpino. A gennaio, dopo il road show di Donnet per il piano approvato a maggioranza (contrario Francesco Gaetano Caltagirone, assente al momento del voto il rappresentante di Leonardo Del Vecchio), i soci del patto fanno sapere che presenteranno un loro progetto industriale e a seguire la squadra e la lista del cda che a loro giudizio ha le competenze per eseguirlo. Donnet evita commenti: per ora, lascia che a parlare siano gli obiettivi, tutti centrati, e le prospettive. A parità di perimetro, s’intende. Perché se i “pattisti”, che comunque hanno già puntato sul Leone 8 miliardi di euro, hanno in mente progetti più ambiziosi (e costosi) il quadro cambierà.

Ma allo stato di ciò che si sa, per il futuro le premesse per un “salto di qualità”, ha sottolineato Donnet, ci sono già tutte. Grazie agli investimenti nella trasformazione digitale (1,1 miliardi di euro, con un incremento del 60 % sul piano precedente), all’aumento della redditività del business Vita e dei ricavi dell’Asset Management, il gruppo del Leone pone una serie di obiettivi per il triennio:

  • aumento degli utili tra il 6 e l’8 per cento;
  • flussi di cassa disponibili a livello della capogruppo di oltre 8,5 miliardi;
  • valore della nuova produzione Vita a 2,3/2,5 miliardi al 2024;
  • 100 milioni di ricavi addizionali da terze parti nell’asset management.

E l’M&A? Il piano destina a questo capitolo “solo” 3 miliardi, meno in questo caso di quanto atteso dal mercato che prevedeva almeno 4/5 miliardi. Ma la cifra, indicativa, potrà essere rivista se capiteranno le occasioni. Comunque, sottolinea Donnet, “un piano che si basa sul M&A non è un piano”, forse l’unica frecciata nei confronti dei soci, Francesco Gaetano Caltagirone in testa, che lamentano l’eccessiva cautela sul fronte dello shopping. I 3 miliardi destinati dal nuovo piano di Generali all’M&A, replica a distanza Donnet, “sono una ‘buona cifra. Quello che vogliamo raggiungere è un buon equilibrio tra la cassa restituita agli azionisti e il capitale investito nella crescita. Destineremo – ha continuato – 5,6 miliardi ai dividendi, tra 500 milioni e 700 milioni alla crescita interna e quindi restano 3 miliardi per fusioni e acquisizioni”.

Non ci interessa la dimensione, ha aggiunto, quanto “creare valore di lungo periodo per tutti gli azionisti – ha poi precisato Donnet – Nell’M&A, bisogna essere molto opportunistici, come nel caso di Cattolica, che è stato un grandissimo successo”, ma anche “proattivi”: in questo caso, il Ceo cita il dossier La Medicale in Francia, un’azienda che Generali guardava con interesse da sei anni e che “sarà senz’atro un successo”. Ora, oltre a consolidare la presenza in Germania, la strategia mira a selezionare opportunità “nei mercati in cui siamo già presenti, per esempio in Asia, come abbiamo fatto in Malesia, puntando su mercati selezionati. Per quanto riguarda l’asset management, dove vogliamo essere un leader globale, il target è più ampio e include soprattutto Gran Bretagna e Stati Uniti”.

Al centro delle strategie di Caltagirone, da quel che è filtrato finora, c’è un ruolo centrale per Banca Generali. “Non faccio commenti – ha replicato secco il manager – Il piano per la società verrà presentato a febbraio e non riguarderà l’asset management, ma semmai una nuova unit business relativa al wealth management”. E per quella data, probabilmente, si saprà qualcosa di più sulle intenzioni dei duellanti. A partire dalla possibilità di evitare lo scontro frontale in assemblea. La fumata bianca, insomma, resta lontana, ma ai broker la prospettiva non dispiace. In vista della resa dei conti in cui sarà decisivo l’orientamento dei fondi, è senz’altro di buon auspicio la “generosità” del Leone. Da Equita a Intermonte, passando per Jefferies e Kepler, gli analisti in coro hanno premiato il rialzo delle stime sugli utili (superiori a quelli di Allianz), i target di crescita e l’annuncio a sorpresa del buyback.

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Categories: Finanza e Mercati