All’inizio del 2022, in Italia, la crescita dell’occupazione femminile si è quasi azzerata. Lo afferma uno studio a cura del ministero del Lavoro, dalla Banca d’Italia e dall’Agenzia Nazionale Politiche Attive del Lavoro, sottolineando che il dato ha risentito della flessione della domanda di lavoro in alcuni dei settori in cui è maggiore la presenza delle donne, come il turismo e il commercio, particolarmente penalizzati dai nuovi timori di contagio e dalle restrizioni connesse alla diffusione della variante Omicron. L’andamento positivo della manifattura e delle costruzioni, invece, continua a offrire opportunità di impiego, che però sono rivolte soprattutto agli uomini.
“Il rallentamento dei primi mesi del 2022 ha interessato sia il Centro Nord sia il Mezzogiorno con andamenti eterogenei tra le diverse zone del Paese – si legge nella nota – Nelle aree centrali e settentrionali, la crescita dell’industria ha sostenuto la domanda di lavoro, ma la recrudescenza dei contagi ha penalizzato il turismo invernale, concentrato nelle aree montane. In alcune regioni meridionali, caratterizzate da una minore vocazione industriale, l’espansione della manifattura non ha compensato la debolezza dei flussi turistici dei primi due mesi dell’anno”.
In Basilicata, Campania e Puglia “i saldi occupazionali sono stati inferiori a quelli, già modesti, dello stesso periodo del 2021. In Calabria e Sicilia la crescita delle attivazioni nette è stata trainata dalla forte accelerazione delle costruzioni, che incidono per circa il 40 per cento sul totale dei posti di lavoro creati, quasi il doppio rispetto alla media nazionale”.
Inoltre, dallo studio emerge che, nei primi due mesi del 2022, il lavoro dipendente ha continuato a crescere, ma a ritmi meno intensi che nel corso del 2021. Rispetto agli ultimi mesi del 2021 si riducono leggermente le assunzioni a termine (che hanno trainato la ripresa del 2021) mentre rimangono costanti quelle a tempo indeterminato.
Al netto dei fattori stagionali, tra gennaio e febbraio i licenziamenti sono stati in media 40.000 al mese (erano quasi 50.000 prima della pandemia); sono tornati sui livelli pre-pandemici nei servizi, mentre sono rimasti contenuti nell’industria.
Grazie alle migliori prospettive occupazionali nel complesso del 2021 è aumentato sia il numero di coloro che hanno trovato un lavoro sia il numero di persone che hanno dichiarato ai Centri per l’impiego di essere immediatamente disponibili al lavoro. La crescita delle dichiarazioni di disponibilità all’impiego ha interessato anche le fasce più istruite della popolazione.
Nel mese di gennaio 2022 circa nuovi 100.000 individui si sono registrati come disoccupati, dichiarando di essere immediatamente disponibili a lavorare; di questi, circa 15.000 erano laureati.