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Donne al potere: Spagna batte Italia con 11 ministre contro 5

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“Per la prima volta dal ritorno della democrazia ci sono più donne che uomini. L’uguaglianza sarà una autentica priorità del governo”: queste le prime parole pronunciate dal nuovo premier spagnolo, il socialista Pedro Sanchez, entrando nel Palazzo della Moncloa a Madrid. Giura infatti oggi nella capitale iberica il governo più rosa d’Europa: la lista presentata dal segretario del Partito socialista e operaio, che sostituisce il dimissionario Mariano Rajoy, comprende 11 donne nei ruoli chiave dell’esecutivo, al cospetto di soli 6 uomini. Due terzi delle poltrone del governo Sanchez si dipingono dunque di rosa, e questo mentre il nuovo governo italiano, definito “del cambiamento”, conferma invece la tradizione maschilista con sole 5 donne su 20 (compresi premier e sottosegretario alla presidenza del Consiglio), peraltro non tutte in ministeri chiave.

Mentre infatti le nostre quote rosa sono piazzate alla Salute, alla Difesa, al Sud, alla Pubblica amministrazione e agli Affari regionali, dalla Spagna sorprende anche il livello di responsabilità: sono donne per esempio il vicepremier, Carmen Calvo, il ministro dell’Economia, Nadia Calvino, quello delle Finanze (in Spagna i due dicasteri sono ancora separati), Maria Jesus Montero, la responsabile della Giustizia Dolores Delgado, quella degli Interni Margarita Robles, le titolari del Lavoro Magdalena Valerio, dell’Industria Reyes Maroto e della Sanità Carmen Monton. Agli uomini restano le briciole: gli Esteri, la Difesa, gli Investimenti, l’Università e la Scienza, e l’Agricoltura. Il tutto mentre pochi giorni fa il più importante quotidiano del Paese, El Pais, ha nominato per la prima volta della sua storia una donna come direttrice, Soledad Gallego-Díaz, storica firma molto apprezzata a sinistra.

Segno di un ritorno dello zapaterismo? Non è dato saperlo, ma intanto il confronto con l’Italia è impietoso: in un Paese, il nostro, con il 52% di popolazione femminile, le donne sono ancora lontane non solo dai ruoli chiave del potere ma anche dal programma di governo: nel famoso contratto infatti non c’è molto dedicato ai diritti delle donne, il ministero per le Pari Opportunità non esiste più (è stato sostituito da quello sulla Famiglia e Disabilità), e nel suo discorso per chiedere la fiducia al Senato il premier Giuseppe Conte non ha speso particolari parole sul tema. E gli altri Paesi europei? In Francia i ministri donna sono 8 sui 17 totali (compreso il premier Philippe), praticamente la metà e anche in ruoli chiave. Anche in Germania la ripartizione è equa: contando anche la cancelliera Angela Merkel, le donne sono 7 su 13.

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