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Donald Tusk è il nuovo primo ministro della Polonia: dopo 8 anni finisce l’era sovranista

Dopo otto anni di destra, il sovranista Mateusz Morawiecki ha subito una bruciante sconfitta nella votazione di fiducia, aprendo la strada a una vasta coalizione di partiti pro-Ue guidata da Donald Tusk

Donald Tusk è il nuovo primo ministro della Polonia: dopo 8 anni finisce l’era sovranista

Il Parlamento polacco ha eletto Donald Tusk come nuovo presidente del Consiglio dei ministri, segnando un cambio significativo nella leadership di Varsavia dopo 8 anni di governo conservatore del partito nazionalista Pis (Diritto e Giustizia). Nel corso della votazione di fiducia tenutasi lunedì 11 dicembre, il primo ministro polacco in carica, Mateusz Morawiecki, ha subito una grande sconfitta: la nomina di Tusk, leader della coalizione filo-europea, ha ricevuto ampio sostegno con 248 voti a favore contro 201, aprendo la strada a un governo pro-Ue.

Un terremoto politico preannunciato dal risultato delle politiche del 15 ottobre scorso da cui il partito di governo nazionalista “Diritto e Giustizia” è uscito vittorioso ma non abbastanza da sbaragliare le forze politiche anti-destra tra i banchi della camera bassa: la destra polacca non aveva i numeri per governare mentre l’opposizione si. Domani, mercoledì 13 dicembre, il nuovo-vecchio premier (già primo ministro per quasi due mandati, tra il 2007 e il 2014) presenterà il suo governo al Parlamento e potrà contare su una coalizione costituita da tre partiti, Piattaforma civica, Terza via e la Nuova sinistra per incassare la fiducia.

Donald Tusk: una nuova era per la Polonia

Dopo il voto parlamentare, l’ex presidente del Consiglio europeo ha esposto la sua visione per il futuro della Polonia, annunciando un impegno per “scacciare l’oscurità e migliorare il Paese”. Nel suo discorso, ha sottolineato l’importanza di ricucire le relazioni con Bruxelles e ha promesso di lavorare per il benessere di tutti i cittadini. “Dobbiamo riuscire a convincere noi stessi e il mondo che ripristineremo lo stato di diritto”. Un punto su cui Bruxelles ha insistito parecchio in questi anni, tanto da congelare parte dei fondi europei destinati a Varsavia.

L’ostacolo Duda

A tirare un sospiro di sollievo non è solo l’Ue ma anche l’Ucraina: Tusk ha già dimostrato negli anni in cui è stato presidente del Consiglio europeo notevoli doti da mediatore. Come nel summit europeo del 2015 che decise i destini della Grecia. La sfida dell’imminente summit Ue sarà quella di superare o aggirare il veto del presidente turco Viktor Orbán sul pacchetto ucraino. E se andrà Tusk, mostrerà come la Polonia non sia più l’alleata di ferro su cui l’autocrate ha sempre fatto affidamento negli ultimi 8 anni. Discorso diverso se al vertice dovesse andare il presidente della Repubblica Andrzej Duda. L’esponente di Pis ha potere di veto su tutte le leggi (ad eccezione del bilancio), ma la scorsa estate si è fatto votare una legge incostituzionale che gli attribuisce un ruolo di spicco anche in politica estera. Il capo dello Stato polacco sarà l’ostacolo più ostinato alla svolta europeista del nuovo premier, almeno fino alla primavera del 2025 quando si terranno le prossime presidenziali.

Il supporto internazionale a Tusk

Le congratulazioni per Tusk sono arrivate anche a livello internazionale. Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha elogiato il nuovo premier polacco per il suo contributo prezioso all’Ue e ha espresso fiducia nel suo impegno verso i valori europei che “saranno preziosi per forgiare un’Europa più forte, a beneficio del popolo polacco. Non vedo l’ora di lavorare con lui, a partire dall’importante Consiglio europeo di questa settimana”. Ha scritto su X (ex Twitter) von der Leyen. Anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha augurato a Tusk successo, sottolineando l’importanza del rapporto tra Polonia e Ucraina nella difesa comune contro l’invasione russa.

Sfide e prospettive future per la Polonia guidata da Tusk

Il nuovo governo di Tusk si trova di fronte a sfide significative. Il partito nazionalista Diritto e Giustizia (PiS) è stato più volte criticato per aver compromesso l’indipendenza del sistema giudiziario, trasformato i media statali in uno strumento di propaganda e alimentato pregiudizi contro minoranze, tra cui gli immigrati e la comunità LGBT. Tuttavia, l’obiettivo del neopremier è di ripristinare lo stato di diritto e migliorare la reputazione della Polonia a livello nazionale e internazionale. Resta da vedere come affronterà le diverse sfide interne ed esterne, ma la sua nomina rappresenta un passo importante per il Paese e per il continente europeo.

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