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Domenico Siniscalco: “Risparmio gestito e imprese, rivoluzione alle porte”

INTERVISTA a DOMENICO SINISCALCO, presidente di Assogestioni – “Il semestre d’oro del risparmio gestito è il segno di una svolta che ci inorgoglisce ma ora bisogna fare un salto di qualità investendo fino al 10% del patrimonio dei nuovi fondi nelle imprese: sarebbe una rivoluzione che renderebbe normale il capitalismo italiano e che può partire entro l’anno”

Domenico Siniscalco: “Risparmio gestito e imprese, rivoluzione alle porte”

Un semestre d’oro per l’industria del risparmio gestito in Italia. Dopo nove anni di profondo rosso e di riscatti a getto continuo dei risparmiatori, i primi sei mesi del 2013 chiudono con una raccolta netta da record: 38 miliardi tondi tondi. Ma Domenico Siniscalco, ex ministro del Tesoro e vulcanico presidente di Assogestioni (la Confindustria dei fondi italiani ed esteri che operano nel nostro Paese) oltre che vicepresidente di Morgan Stanley, non è uomo da vivere sugli allori. “Se per un intero semestre la raccolta netta – commenta – è stata positiva e lo è stata anche in un mese molto particolare come giugno – siamo alla vigilia delle ferie ed è un mese pieno di scadenze fiscali – vuol dire che l’industria del risparmio gestito in Italia ha finito la traversata del deserto e che dopo 9 anni di crisi siamo finalmente alla svolta. Ma ora bisogna pensare alla fase 2”. Ossia a utilizzare fino al 10% del patrimonio del fondi di nuova generazione Ucits per investire nel rafforzamento e nello sviluppo delle imprese italiane. Per il capitalismo italiano sarebbe una rivoluzione che può già partire entro l’anno. Ecco come e perché nell’intervista che Siniscalco ha concesso a FIRSTonline.

FIRSTonline – Professor Siniscalco, assistere al boom del risparmio gestito nel pieno della recessione è un paradosso o un miracolo? Lei come lo spiega?

SINISCALCO – E’ certamente il segno della svolta dell’industria del risparmio gestito in Italia. Tutti si chiedono perché cresce la raccolta dei fondi ma la risposta è semplice: principalmente per l’effetto liquidità generato dalla politica della Bce. Questo effetto, da un lato, produce una minor concorrenza delle banche nei confronti del risparmio gestito e, dall’altro, spinge la parte di Italia che riesce ancora a risparmiare a investire in modo professionale affidandosi alla competenza dei gestori. Quel che sta succedendo sotto i nostri occhi dimostra che – anche sul piano del risparmio – siamo un Paese a macchia di leopardo. A fronte di chi ha perso il posto di lavoro e fatica ad arrivare alla fine del mese, c’è anche chi continua a lavorare e a guadagnare e guarda al futuro mettendo fuoco in cascina. Dall’inizio dell’anno i fondi hanno raccolto 39 miliardi netti di euro: è una somma enorme che fa riflettere e inorgoglisce.

FIRSTonline  E’ un fenomeno passeggero o una svolta duratura?

SINISCALCO – Alti e bassi nella raccolta ci saranno sempre, ma l’impianto dell’industria del risparmio gestito in Italia è solido. Naturalmente non dobbiamo dimenticare che stiamo parlando di un fiume con molti rami: ci sono fondi italiani aperti su cui si concentra l’indagine annuale di Mediobanca, ci sono i fondi di diritto estero, ci sono i fondi roundtrip , ci sono i fondi assicurativi, ci sono le gestioni patrimoniali e ogni segmento del risparmio ha le sue specificità. Ma, posto tutto ciò, le basi e il trend dell’industria del risparmio gestito sono decisamente confortanti e questo è un fatto che merita considerazione e che apre nuovi orizzonti.

FIRSTonline – Qualche tempo fa, Lei però ha detto che non si può vivere sugli allori e che è tempo di pensare alla fase 2 del risparmio: che cosa vuol dire esattamente?

SINISCALCO – Penso che, di fronte alle difficoltà delle banche a concedere prestiti alle famiglie e soprattutto alle imprese, sia essenziale che l’industria del risparmio gestito si ponga al centro della trasformazione che deve rendere il sistema finanziario meno bancocentrico e che rappresenti sempre di più il canale di mercato del finanziamento delle imprese, specialmente in un Paese composto da una miriade di piccole e medie aziende. Ecco perché l’Assogestioni ha proposto che l’industria dei fondi possa investire fino al 10% del patrimonio dei fondi di nuova generazione (Ucits) nel rafforzamento e nelle sviluppo delle imprese italiane. Sono soldi degli italiani che devono non solo essere difesi e valorizzati ma diventare utili agli italiani.

FIRSTonline – Il 10% del patrimonio dei fondi di nuova generazione è una somma rilevante che può cambiare gli equilibri del capitalismo italiano e mandare in soffitta lo stereotipo del capitalismo senza capitali. E’ questo che vi proponete?

SINISCALCO – E’ difficile quantificare esattamente la cifra dell’investimento potenziale ma la somma che si può investire nelle imprese è certamente una massa macroeconomica, soprattutto se si considera e si aggiunge anche il patrimonio delle assicurazioni che sono per natura investitori stabili e di lungo periodo e che, come noi, cercano una allocazione utile ai propri clienti e utile al Paese. Naturalmente il nostro obiettivo non è quello di sovvertire gli equilibri del capitalismo italiano ma più semplicemente di renderlo normale e in linea con i modelli dei Paesi più avanzati, dove il finanziamento delle imprese avviene attraverso due canali: le banche e il mercato.

FIRSTonline – L’idea di investire il risparmio degli italiani nelle imprese è suggestiva ma è sicuro che i gestori dei fondi siano d’accordo?

SINISCALCO – La proposta viene proprio da loro. Assogestioni l’ha raccolta e sostenuta ma non calata dall’alto. Una volta usciti dalla crisi, i gestori del risparmio sono stati i primi a rendersi conto che è ora di superare il paradosso tutto italiano secondo cui l’Italia risparmia ma non investe e quindi non cresce. Noi vogliamo rompere questo circolo vizioso, nella consapevolezza che ciò che è buono per il risparmio gestito è buono per il Paese e viceversa. Già oggi la normativa autorizza i fondi Ucits a investire in asset illiquidi fino al 10 per cento del loro patrimonio ed è ora di sfruttare questa opportunità.

FIRSTonline – Come dovrebbero avvenire gli investimenti dei fondi nelle imprese? Chi sceglie dove investire?

SINISCALCO – Le modalità possono essere differenti. Ogni Sgr può scegliere dove allocare parte del proprio patrimonio e in quali aziende investire oppure si può immaginare un fondo dei fondi dove convogliare il 10% del patrimonio di tutti i fondi da investire nello sviluppo delle imprese italiane. Quel che conta è avere ben chiaro l’obiettivo: valorizzare il risparmio per far crescere l’Italia creando il canale di mercato del finanziamento delle imprese. E noi siamo pronti.

FIRSTonline – Ci vuole una legge per partire?

SINISCALCO – Le leggi e i regolamenti, che hanno un’origine europea, ci sono già. Ne abbiamo parlato anche con il Tesoro, con la Banca d’Italia e con la Consob ricevendo incoraggiamenti e apprezzamenti. Se riuscissimo davvero a creare un secondo canale di finanziamento delle imprese basato sul mercato, affiancando il tradizionale finanziamento delle banche, sarebbe un gran bene per tutto il Paese.

FIRSTonline – Immagino che per avviare un’operazione del genere pretendiate agevolazioni fiscali?

SINISCALCO – Niente affatto. Non c’è nessuna logica di scambio. Noi partiamo dal presupposto che tutto ciò che è bene per il risparmio gestito è bene anche per il Paese e viceversa. Punto e basta. Va da sé che è interesse del Paese incoraggiare i risparmiatori che investono stabilmente nel lungo periodo, ma noi siamo pronti a investire il 10% del patrimonio dei fondi da subito. Senza condizioni. Sarebbe una vera rivoluzione per il mercato dei capitali in Italia e finalmente anche i passaggi di proprietà delle imprese avverrebbero senza traumi. Il capitalismo italiano diventerebbe un capitalismo normale dove normale deve essere anche il mercato dei diritti di proprietà delle piccole e medie imprese.

FIRSTonline – Quanti anni ci vorranno perché scatti la fase 2 del risparmio gestito?

SINISCALCO – Anni? No, mesi. Spero che i primi esempi di fondi che investono parte del patrimonio nell’equity delle piccole e medie imprese si possano vedere già entro la fine del 2013. E’ una scommessa dalla quale tutti hanno da guadagnare e che possiamo assolutamente vincere. Per questo va fatta e vinta subito.

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