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Dollaro super, i mercati aspettano i dati sul lavoro Usa per capire le mosse della Fed

FIRSTonline

Dollaro superstar, sull’onda delle attese per il dato sull’occupazione Usa, i payrolls data. Di riflesso, euro debole, attorno ai minimi da due anni attorno a 1,2370 sulla valuta Usa. Merito di Mario Draghi, che ha rassicurato i mercati: la Bce, senza defezioni, marcia in direzione di una politica più espansiva. 

Parole che hanno contribuito al rialzo delle Borse asiatiche, a partire da Tokyo (+0,6%), che s’avvia a chiudere la settimana in rialzo del 2%. Sale anche Hong Kong (+1,25%). 

Le Borse Usa hanno messo a segno il secondo record storico consecutivo: S&P 500 sale a quota 2031,21 (+0,38%), il Dow Jones +0,40% chiude a 17.554 (altro primato assoluto). Nasdaq +0,38%. Sul fronte mercato del lavoro i segnali continuano ad essere ottimi negli Usa. I jobless claims di ieri (altra cosa rispetto all’indice di oggi) hanno nuovamente sorpreso in positivo, e la media a 4 settimane si trova ai minimi da aprile 2000, a 279.000 unità. Si prevede che oggi l’indice di disoccupazione scenda al 5,9%. 

La marcia del dollaro accelera la frana del petrolio: il Brent vale 82,43 dollari al barile (-0,5%), il greggio Usa 77,66 dollari. Vladimir Putin, in un’intervista concesso ai media cinesi, ha parlato di un complotto politico internazionale dietro il calo del prezzo del petrolio che sta colpendo l’economia russa. 

Altra musica in Europa, alle prese con segnali di crisi sempre più allarmanti. L’effetto Draghi ha spinto al rialzo le Borse nel primo pomeriggio, poi l’ottimismo è venuto meno. Ad eccezione di Madrid (-0,15%), i listini principali si sono mantenuto in terreno positivo: Parigi +0,4%, Francoforte +0,6%. Sale anche Londra +0,15%. Milano si conferma il listino più debole e ballerino: l’indice FtseMib ha terminato in calo dello 0,73%, dopo avere segnato nel primo pomeriggio un rialzo dell’1,2% alle prime dichiarazioni del presidente della Bce. 

Lo spread tra Btp e Bund, dopo essere sceso fino a 152 punti base in scia alle parole di Draghi, si è allargato a 156 punti base. Il tasso del decennale ha chiuso al 2,39%.

“BCE, NON C’E’ FRATTURA TRA NORD E SUD”

Missione compiuta. Mario Draghi ha convinto i mercati che la sua leadership a Francoforte resta solida. Le discussioni non mancano, ha detto, ma “non esiste una contrapposizione tra banchieri del Nord e del Sud”. La Bce si sta attrezzando per perseguire obiettivi ben definiti, facendo ricorso a misure non convenzionali, senza alcuna preclusione, come dimostra il mandato allo staff di prepararsi a nuovi scenari operativi. 

Di fatto, nel caso Tltro e acquisti di covered bonds e ABS si rivelino insufficienti a far crescere il bilancio Bce dell’ammontare desiderato (almeno mille miliardi) si allargherà l’acquisto di asset privati per poi passare a un QE vero e proprio- Una scelta, ha sottolineato Draghi in conferenza stampa, approvata all’unanimità. 

Parole che sono piaciute ai mercati, come dimostra il rialzo delle le Borse nel primo pomeriggio. Poi, la marcia indietro: non è piaciuta l’insist’nza nel ribadire (tre volte) che le ulteriori misure prenderanno il via “solo se necessario”. Ovvero, non si passerà all’azione prima del 2015. Intanto, come ha aggiunto il presidente, è lecito attendersi che a dicembre la Bce abbassi le stime nel prossimo outlook trimestrale sull’economia della zona euro. 

BANCHE IN CADUTA NEL POMERIGGIO, MPS -3,6%

Al solito sono state le banche il termometro più sensibile degli umori ballerini del mercato. L’indice Eurostoxx del comparto ha chiuso con una perdita dell’1,4%: a metà pomeriggio guadagnava l’1,5%. Appena iniziata la conferenza stampa di Draghi, ad esempio. Unicredit si rafforzava in rialzo fino a segnare un massimo di 5,91 euro, per poi spegnersi strada facendo. Alla chiusura il titolo ha perso tutti i guadagni per chiudere a -0,9%. 

Copione simile per Intesa -0,5% (da +2,4%). Sono finite in netto calo anche Popolare Milano -4,5%, Ubi -2,5% e Banco Popolare -2,38%. Altrettanto volatile il Monte Paschi -3,6% (massimo a +1%) al primo test sul mercato dopo il varo dell’aumento di capitale da 2,5 miliardi. Unicoop Firenze è uscita definitivamente dall’azionariato della banca senese, come ha spiegato il presidente del comitato di gestione della cooperativa, Golfredo Biancalani. Unicoop Firenze ha avuto una partecipazione anche superiore al 3%, rappresentata in consiglio da Turiddo Campaini, che era anche stato vice presidente della banca prima di uscire definitivamente per ragioni personali nell’ottobre del 2013.

FINMECCANICA SUPERSTAR, SI RILANCIA PRYSMIAN 

Sale alla ribalta Finmeccanica (+6,25%), sull’onda dei risultati trimestrali e, soprattutto, grazie al rialzo a sorpresa della guidance. Il nuovo piano industriale al 2019 arriverà all’inizio del prossimo anno, mentre entro il 17 novembre il management si aspetta le offerte vincolanti per il settore trasporti.

I risultati dei primi nove mesi evidenziano un complessivo miglioramento rispetto allo stesso periodo del 2013. La perdita si è ridotta dell’82%, passando da -236 a -24 milioni di euro. Tutto ciò per effetto della minor incidenza di oneri non ricorrenti e, in misura inferiore, di oneri finanziari e imposte. L’Ebita è sceso a 578 milioni di euro dai 665 milioni dell’anno scorso, ma il dato è in linea con le attese.

Dopo gli annunci sette broker hanno emesso la raccomandazione Buy: Banca IMI, Equita Sim, Oddo, Banca Akros, Kepler Cheuvreux, AlphaValue, Hammer Partners. Mediobanca resta prudente confermando il precedente Neutral. L’unico giudizio negativo, ribadito, è quello di Deutsche Bank: per gli analisti tedeschi Finmeccanica è un Sell con un target a 6,20 euro.

Chiusure positive per altri titoli industriali: Prysmian +3,5% dopo aver comunicato i risultati dei primi nove mesi che risultano in calo rispetto allo stesso periodo di un anno fa per gli effetti negativi del progetto Western Link senza i quali la crescita organica sarebbe stata +1,7%, con la conferma della tendenza al recupero dei volumi nel mercato Trade & Installers e dei cavi Telecom e la sostanziale stabilità dei cavi terrestri alta tensione. Buzzi +1,6%. 

RESISTE ENI GRAZIE ALLE PROMOZIONI. OGGI I CONTI TELECOM

I buoni risultati spingono A2A +1,2%, Enel è scesa dello 0,9%. Telecom Italia ha perso il 2,7%.Oggi ci sarà la conference call sui dati del trimestre. Contrastato il settore Oil. Eni +0,24% ha resistito ai cali del settore grazie ai giudizi positivi di Liberum Capital, che ha alzato il rating sul titolo da sell a hold (target price confermato a 18 euro) e Santander, il cui giudizio è passato da underweight a hold, anche se il prezzo obiettivo è stato limato da 20,3 a 19 euro. Saipem è salita dell’1,68% a 12,12 euro, beneficiando delle continue speculazioni circa la possibile cessione della quota da parte della controllante. Tenaris (-3,77%), invece, ha pagato la trimestrale deludente.

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