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Dollaro in ripresa, oro in calo, Borse più serene

FIRSTonline

I missili di Kim? Fanno paura ma non troppa, anche perché la radio di Pyongyang si è tenuta sul vago nell’annunciare l’esito del lancio, alimentando il sospetto che qualcosa non abbia funzionato a dovere. Il tono di Trump, in missione nel Texas devastato dall’uragano, non ha poi lasciato dubbi: “Ogni opzione è aperta”.

La catastrofe di Houston, quarta città degli Stati Uniti e sede di 125 società dell’indice S&P500, ha “una dimensione locale”, secondo l’opinione prevalente a Wall Street, che già pensa ai profitti per la ricostruzione. Oggi, intanto, il consigliere presidenziale Gary Cohn e il ministro del Tesoro Stephen Mnuchin rilanceranno la riforma fiscale, l’ultima carta del presidente per riguadagnare credito. E così i mercati, confortati tra l’altro dai buoni dati sulla fiducia degli americani, sembrano aver già assorbito le cattive notizie.

Sui listini asiatici, vicini all’epicentro della crisi geopolitica, gli umori volgono al bello. Tutti positivi gli indici. A Tokyo a un’ora dalla chiusura l’indice Nikkei guadagna lo 0,55%. Recupera anche la Borsa di Seoul (+0,1%), stabile Sidney. Positive Shanghai (+0,2%) e Hong Kong (+0,7%).

L’ORO ARRETRA A 1307, NASDAQ E DOW JONES +0,3%

Guadagna qualche posizione il dollaro: +0,5% nei confronti dello yen (109,78) e verso il franco svizzero (0,9550), comunque a livelli record. Scivola stamane sotto 1,20 l’euro (1,1970 dopo un massimo a1,2069 ai massimi da gennaio 2015). I mercati sono sempre più convinti che la Fed rinuncerà ad un nuovo aumento dei tassi nel 2017.

L’oro, dopo aver toccato un picco a 1,325,94 dollari, arretra a 1307,80. Il metallo giallo guadagna comunque l’8,6% dall’inizio di luglio, quando si sono diffuse le prime voci sul’uscita a febbraio di Janet Yellen dalla Fed.

Dopo un avvio in profondo rosso (-100 punti per il Dow Jones in apertura) i listini americani hanno recuperato posizioni, grazie in particolare alla spinta dei tecnologici. Gli indici hanno così chiuso in terreno positivo: Dow Jones +0,26%, S&P500 +0,08, Nasdaq +0,3%.

Sotto pressione gli assicurativi (-0,6%, ai minimi da due mesi). I danni provocati da Harvey possono ammontare fino a 100 miliardi di dollari secondo un primo calcolo.

Nozze da 22,5 miliardi nel settore aeronautico. United Technologies (+2,9%) è in colloqui con Rockwell Collins (+2,2%) per creare il fornitore numero uno dell’industria, sia per Boeing che per Airbus.

Scivola Nike (-1,9%) dopo che Morgna Stanley ha tagliato il target a 64 dollari (-3). Tonfo anche per Best Buy (-11,9%). La società ha riconosciuto che i recenti progressi non sembrano sostenibili nei prossimi trimestri.

PETROLIO IN CALO. SOFFRONO TENARIS E SAIPEM

Continua a soffrire il petrolio Wti (-1,3% a 45,95 dollari). La forbice nei confronti del Brent (51,60) è salita a quasi 6 dollari, ai massimi da due anni. Soffre Tenaris: -1,34% a 11,07 dollari, sui minimi da maggio 2016, ampliando la perdita da inizio anno a -35%. 

Il gruppo ha chiuso diversi impianti in Texas come conseguenza dell’impatto dell’uragano Harvey. In particolare sono chiusi tutti gli impianti di Houston, Freeport e Bay City. Tenaris “ha chiesto a tutti i dipendenti di prendere delle precauzioni e restare lontani dalle strade”. Poco mossa Eni (-0,15%), in forte calo Saipem (-3,66%).

Saras è stato uno dei titoli migliori con un guadagno del 2% a 1,98 euro. Il titolo della società di raffinazione approfitta della chiusura forzata di alcuni impianti in Texas per effetto dell’uragano Harvey, che ha generato una temporanea diminuzione della capacità di raffinazione globale. I margini di raffinazione dell’area Med restano su livelli elevati e sui massimi dell’anno. 

Il quadro di fondo del settore resta però complesso soprattutto per le crescenti tensioni in Libia, Iraq e Nigeria, che potrebbero provocare qualche difficoltà di approvvigionamento per le raffinerie europee.

FUTURE EUROPEI IN RIPRESA, MERKEL A FVORE DI UNA NUOVA GOVERNANCE UE

Le vendite hanno colpito tutte le principali Borse europee, che tuttavia sul finale hanno in parte recuperato rispetto ai minimi di seduta. I future anticipano un avvio in rialzo dello 0,4%. Al fondo della classifica di ieri c’è Milano: a Piazza Affari il Ftse Mib ha chiuso in calo dell’1,46%, a quota 21.406, con flessioni per tutti i 40 titoli del paniere principale. Più contenute le perdite dell’indice Star (-0,64%).

Analogo ribasso per Francoforte (-1,46%). La forza dell’euro ha azzerato l’effetto della fiducia dei consumatori tedeschi, cresciuta più delle attese, ai massimi da ottobre 2001. Angela Merkel, in una conferenza stampa, si è detta favorevole a un ministro delle Finanze dell’eurozona e alla proposta di trasformare l’Esm (il meccanismo europeo di stabilità) in una sorta di Fondo monetario dei Paesi dell’area euro. La cancelliera tedesca ha aggiunto di essere favorevole alla creazione di un bilancio per l’euro, “ma non di centinaia di milioni, bensì di piccole quantità per cominciare a fare le riforme quando non ci sia il margine a causa del Patto di stabilità e crescita”.

Chiude in rosso anche Parigi (-0,94%). Il Pil della Francia nel secondo trimestre è cresciuto dello 0,5%, dato in linea con le attese. Si tratta del terzo trimestre di crescita consecutivo. In ribasso anche Madrid (-0,57%). Secondo il quotidiano Expansion, il gruppo spagnolo Acs starebbe sondando la disponibilità di alcuni fondi cinesi basati a Hong Kong a unirsi all’offerta su Abertis da contrapporre a quella di Atlantia (-1,30%). L’articolo cita Ying Zhan Investment Limited che ha acquistato Urbaser da Acs lo scorso anno. Fuori dall’area euro Londra perde lo 0,87%, Zurigo -0,57%.

LO SPREAD A 174, OGGI L’ASTA A MEDIO-LUNGO TERMINE

Il secondario italiano ha chiuso piatto recuperando il calo legato al clima di avversione al rischio innescato dalle tensioni geopolitiche, alla vigilia delle aste a medio-lungo termine. Il differenziale di rendimento tra Btp e Bund sul tratto a 10 anni si è attestato a 174 punti base, in rialzo dai 172 dell’ultimo finale di seduta ma in calo rispetto al massimo di giornata a 178 punti. Il tasso del decennale scende leggermente a 12,07% da 2,08% dell’ultima chiusura, dopo una punta di 2,10% in seduta. Oggi si terrà l’asta a medio lungo, la prima da fine luglio. Il Tesoro offrirà fino a 7,25 miliardi in Btp a 5 e 10 anni e in Ccteu.

Nel finale di seduta, il rendimento del quinquennale agosto 2022 oggi in asta valeva 0,89%, in frazionale rialzo rispetto allo 0,88% del collocamento di luglio e quello del decennale agosto 2027 si attestava a 2,14%, in calo dal 2,16% dell’ultima asta. Rendimento in rialzo ieri ai massimi da aprile nell’asta del Bot semestrale. Il Tesoro ha collocato i previsti 6 miliardi di euro a fronte dei 6,15 miliardi in scadenza. Il Portogallo oggi effettuerà un’operazione di concambio in cui offrirà titoli di Stato con scadenza ottobre 2022 a fronte del riacquisto di bond con scadenza giugno 2018, giugno 2019 e giugno 2020.  

MEDIASET SOTTO TIRO, GIÙ ANCHE TELECOM

La maglia nera di Piazza Affari tocca a Mediaset (-3,6%) . I titoli del settore (il secondo peggiore a livello europeo) sono stati penalizzati dallo scivolone della tedesca Prosiebensat (-14,7%) dopo l’ennesimo warning sull’andamento della raccolta pubblicitaria, vista debole nel terzo trimestre. Pesa inoltre il tonfo della controllata spagnola Mediaset Espana, cui viene a mancare il supporto del programma di acquisto di azioni proprie appena completato.

In forte ribasso anche Telecom Italia (-2,7%). Pesa l’assenza di novità sui fronti che potrebbero creare valore, a partire dall’ipotesi scorporo della rete. Bernstein ha abbassato il giudizio a “neutral”.

HARVEY PESA SUI CONTI DI EXOR. FRENA FCA

Il calo del dollaro contribuisce alla frenata di Fiat Chrysler (-1,53% a 12,24 euro, ma da inizio anno il guadagno è del 42%). L’amministrazione di Donald Trump è pronta a scendere in campo per fermare qualunque avance di aziende di Pechino, a partire dalla Great Wall Motor, nei confronti di Fiat Chrysler Automobiles o de suoi marchi made in Usa quali Jeep.

Pesante Exor (-2,6%) alla vigilia della trimestrale in programma domani. Il mercato che s’interroga sull’impatto dell’uragano Harvey su Partner RE, la compagnia di riassicurazione che rappresenta il 34% del Nav del gruppo. Secondo Equita le conseguenze negative dovrebbero essere limitate, “anche perché ci risulta che gli eventi catastrofici rappresentino meno del 10% del portafoglio della società di riassicurazione”. Per un altro primario broker italiano, il costo per Partner RE sarebbe equivalente a circa il 3% dell’attuale capitalizzazione di mercato di Exor, con implicazioni negative nel breve sul pagamento di dividendi da parte di Partner RE alla holding di controllo.

FINANZA, PESANTI BANCA GENERALI E ANIMA

Il settore bancario italiano ha lasciato sul terreno oltre il 2% a fronte di un comparto europeo che cede l’1,5%. Pesanti i titoli che hanno brillato nelle ultime sedute: Banco Bpm arretra del 3,8%. Banca Generali -3,26% . Citigroup ha deciso di tagliare il giudizio a Sell (vendere) con un target price a 26 euro. Anima è in ribasso del 2,74% (+30% da inizio anno). Citigroup ha riavviato la copertura del titolo con un giudizio Neutrale e un target price di 6,7 euro.

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Sotto pressione Banca Intermobiliare (-9,4%) che ha toccato i minimi dal 19 ottobre dell’anno scorso a 1,13 euro dopo che le offerte in arrivo sarebbero di entità inferiore alle previsioni. La vendita di Bim e di Farbanca dovrebbe assicurare un gettito di molto inferiore ai 150 milioni di euro, somma che sembrava potesse essere il prezzo della sola private bank torinese, quotata in borsa. 

BANCA IMI PROMUOVE ENEL. OGGI I CONTI DI CUCINELLI

Enel -0,98%. Gli analisti di Banca IMI hanno promosso il giudizio a Add (accumulare) da Hold. Il prezzo obiettivo è stato portato a 5,70 euro dai 4,50 precedenti. Brunello Cucinelli +0,13% in vista della pubblicazione oggi dei risultati dl primo semestre.

In controtendenza Elica, +3% dopo risultati operativi migliori delle previsioni e la cessione, a sorpresa, della controllata tedesca in perdita. Secondo Equita “il buon momentum e la revisione del portafoglio meritano un rialzo di target price” del 15%, a 2,2 euro.

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