In Italia è sempre più difficile fare affari. Lo certifica la Banca Mondiale nel rapporto annuale “Doing Business 2019 – Training for reform” che analizza la disciplina normativa e fiscale che ogni Paese applica nei confronti delle imprese.
La Banca Mondiale ha esaminato i valori di 190 Paesi in un periodo compreso tra il 1°giugno 2017 e il 31 maggio 2018 mettendo sotto la lente di ingrandimento tutte le variabili che possono favorire o condizionare la vita di un’impresa: dall’avvio dell’attività fino all’accesso al credito, passando per i rapporti con il fisco, il registro dei titoli di proprietà, la possibilità di commerciare a livello internazionale, le tutele per chi investe. Per ognuna di queste variabili vengono poi presi in considerazione diversi parametri come il tempo medio necessario, il numero di documenti richiesti e, ovviamente, il costo.
DOING BUSINESS 2019: L’ITALIA PERDE QUOTA
Rispetto all’anno scorso, il nostro Paese perde cinque posizioni nel ranking mondiale del Doing Business, scendendo dal 46esimo al 51esimo posto della classifica delle Nazioni in cui è più facile fare business, con un punteggio di 72.56 (-0,15) a fronte di una media Ocse pari a 77.80.
L’estromissione dell’Italia dalla Top 50 si deve a una molteplicità di fattori, anche se la Banca Mondiale sottolinea in particolare che “l’Italia paga tasse più alte a causa della riduzione delle esenzioni sui contributi pagati dai datori di lavoro per i lavoratori assunti tra il 1°gennaio del 2016 e il 12 dicembre 2016”.
Prendendo in considerazione le classifiche riferite alle singole variabili, l’Italia si piazza al 118esimo posto per quanto riguarda le tasse e al 112esimo per le possibilità di accesso al credito. Male anche la gestione dei permessi di costruzione (104esimo posto) e il rispetto dei contratti (111). Va meglio invece per quanto riguarda il commercio oltre i confini, la risoluzione delle insolvenze e la registrazione delle proprietà.
DOING BUSINESS 2019: LA CLASSIFICA MONDIALE
Al primo posto della classifica mondiale si conferma la Nuova Zelanda con un punteggio complessivo di 86.59. Completano il podio Singapore (85.24) e Danimarca (84.64). Le prime tre posizioni sono dunque le stesse dell’anno scorso. Al quarto posto c’è Hong Kong, al quinto la Corea del Sud. Seguono Georgia, Norvegia e Stati Uniti. Chiudono la Top 10 Regno Unito e Macedonia.
Tutti i principali Stati membri dell’Unione Europea precedono in classifica l’Italia: troviamo la Svezia al 12esimo posto, la Germania al 24esimo. Poi Austria (26), Spagna (30), Francia (32), Portogallo (34) e via dicendo.
Al livello globale tra le prime 20 economie ci sono 12 Paesi Ocse.
DOING BUSINESS 2019: CHI È MIGLIORATO DI Più
Sono in totale 314 le riforme regolatorie effettuate dai Paesi sotto analisi tra il 2 giugno 2017 e il 1°maggio 2018. Nel dettaglio 128 economie hanno introdotto sostanziali miglioramenti regolatori capaci di facilitare la possibilità di fare affari.
All’interno del report, la Banca Mondiale spiega come i miglioramenti più importanti siano stati realizzati in particolare da cinque diversi Paesi. Il quadro generale mostra infatti che, a prescindere dalle proprie basi di partenza, “ogni economia può migliorare la propria disciplina quando la volontà dei suoi governanti è forte”.
Tra le economiche che hanno mostrato maggiori passi avanti spiccano Cina e India (rispettivamente al 46esimo e al 77esimo posto) che hanno effettuato complessivamente 13 riforme capaci di migliorare la possibilità per le imprese di fare affari. Anche un piccolo paese come la Repubblica di Gibuti ha realizzato sei riforme economiche. Avanzamenti importanti sono stati compiuti anche in Paesi in profonda difficoltà come Afghanistan, Turchia, Costa d’Avorio e Togo, nazioni alle prese con “fragilità, conflitti e violenza”, sottolinea la Banca Mondiale.