Sul tavolo ci sono la prima bozza grezza sulla liberazione degli ostaggi, il cessate il fuco dopo oltre 300 giorni di guerra e la gestione del corridoio Philadelphia tra Gaza e l’Egitto. Riprendono oggi a Doha i negoziati per cercare di fermare la guerra nella striscia di Gaza. L’obiettivo è arrivare a una tregua, evitare la rappresaglia iraniana e consentire il passaggio di aiuti alla popolazione. A tal fine, gli Stati Uniti premono su Israele perché senza un accordo sul cessate il fuoco sarà inevitabile la rappresaglia militare di Iran ed Hezbollah.
Doha, riprendono i negoziati per il cessate il fuoco
Le trattative, dunque, ricominciano per il secondo giorno dopo che i mediatori di Qatar, Egitto e Stati Uniti hanno definito “costruttivi” i colloqui di ieri. E ripartono dopo le condanne espresse anche dagli Usa contro il sanguinoso attacco da parte dei coloni in Cisgiordania che ha provocato un morto e un ferito grave.
Fonti qatariote parlano di “progressi” nei negoziati, a fronte dei quali il premier Al Thani avrebbe detto all’Iran di “considerare attentamente se vale la pena attaccare Israele” proprio ora. Hamas, dal canto suo, afferma che un cessate il fuoco deve includere il ritiro “completo” delle forze israeliane. I mediatori militari dello Stato ebraico consigliano “flessibilità” a Benjamin Netanyahu. E Donald Trump afferma di avergli consigliato di “ottenere rapidamente la vittoria” perché “le uccisioni devono finire”.
Doha, pressing su Netanyahu
In vista dei colloqui di oggi a Doha, Nitzan Alon, l’uomo di punta dell’Idf (l’esercito israeliano, ndr) nei negoziati per un accordo di cessate il fuoco degli ostaggi, avrebbe consegnato al primo ministro israeliano Netanyahu un documento che stabilisce i dettagli riguardanti lo status e le condizioni degli ostaggi detenuti a Gaza. Secondo quanto riferito, scrive The Times of Israel, il documento avverte che gli ostaggi ancora in vita affrontano una “minaccia crescente” per le loro vite quanto più a lungo trascorrono in prigionia di Hamas, e sollecita flessibilità nei negoziati di Israele per tenere conto di questo pericolo crescente.
Secondo un servizio di Channel 12, il documento include dettagli riguardanti gli ostaggi che sono stati uccisi da Hamas il 7 ottobre e che sono stati rapiti, coloro che sono stati uccisi dai loro carcerieri a Gaza, coloro che sono stati uccisi inavvertitamente dall’Idf nel corso delle sue operazioni a Gaza e coloro che sono vivi. Il documento precisa così come si deteriorano le condizioni in cui sono tenuti gli ostaggi e il crescente rischio per la loro vita: “C’è stato un continuo peggioramento delle condizioni in cui sono detenuti gli ostaggi per quanto riguarda l’isolamento, i servizi igienici e le medicine, soprattutto per quanto riguarda le dure condizioni della clandestinità. Più passa il tempo, maggiore è la minaccia per la vita degli ostaggi”, aggiunge.
“Alla luce di ciò”, si legge nel documento, “si dovrebbe tenere in grande considerazione nei negoziati l’impatto negativo del tempo che gli ostaggi stanno trascorrendo in cattività. Inoltre, “alla luce di ciò, il posto per la flessibilità dovrebbe essere trovato nel quadro dei negoziati”. Alon, nel suo documento, avverte anche che l’attuale “caos” a Gaza aggrava la situazione degli ostaggi: “Il caos sul terreno a Gaza derivante dalla difficile situazione di Hamas non funziona solo a beneficio di Israele; Rende le condizioni degli ostaggi più dure e rende più difficile per noi sapere come stanno e cosa sta succedendo loro”. Si ritiene che 111 dei 251 ostaggi rapiti da Hamas il 7 ottobre rimangano a Gaza, compresi i corpi di 39 morti confermati dall’Idf.
Doha, contatti costanti con i leader di Hamas
I rappresentanti riuniti a Doha discuteranno e saranno in contatto con i leader di Hamas, esortati a contattare direttamente Yahya Sinwar. Difatti gli uomini di Hamas – che avevano escluso la partecipazione alle trattative – sono comunque a Doha (scelta proprio a tal fine per la riunione) e saranno aggiornati dai mediatori del Qatar e dell’Egitto per conoscere le ultime novità sui colloqui. Il round negoziale punta questa volta ad arrivare al risultato per una tregua a Gaza (dove le vittime, secondo Hamas, sono ormai oltre la soglia di 40 mila) e la liberazione degli ostaggi da più di 10 mesi prigionieri nella Striscia. Ma anche a scongiurare la temuta risposta dell’Iran per la morte di Ismail Haniyeh i cui sviluppi potrebbero sfociare in un drammatico conflitto regionale. “Abbiamo informazioni che l’Iran si sta preparando ad attaccare Israele, ciò potrebbe avvenire senza preavviso o con brevissimo preavviso. Stiamo ancora lavorando per impedirlo”, ha ribadito Kirby con gli Usa di Joe Biden in pressing per l’intesa. E intanto dal parlamento turco, dove è intervenuto, Abu Mazen ha annunciato che andrà a Gaza dopo oltre 8 anni da quando Hamas ha preso il controllo della Striscia.