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Dl Milleproroghe, sull’obbligo dei Pos dal 28 marzo è scontro tra Senato e Governo

La commissione Affari costituzionali già ha votato il rinvio, ma è braccio di ferro tra senatori e Governo sulla data di entrata in vigore dell’obbligo, per imprese e studi professionali, di dotarsi di apparecchiature Pos e di ricevere con moneta elettronica tutti i pagamenti superiori a 30 euro.

Dl Milleproroghe, sull’obbligo dei Pos dal 28 marzo è scontro tra Senato e Governo

Proprio nel giorno in cui il Governo mandava in pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale il decreto attuativo dell’obbligo, con entrata in vigore fissata al 28 marzo prossimo, in commissione Affari costituzionale del Senato è stato votato il rinvio dell’adempimento, con una girandola di date ancora avvolta nelle nebbie della confusione in cui si sono svolti i lavori parlamentari. Inizialmente richiesta al 1° luglio 2014, via via che crescevano i consensi dei rappresentanti dei diversi gruppi politici la proroga si allungava al 1° gennaio 2015 e, poi, al 1° giugno del prossimo anno.

Di là dalle intenzioni dei parlamentari, però, sarà decisiva la posizione del Governo, che non sembra, per ora, favorevole al rinvio dell’obbligo di utilizzazione della moneta elettronica, quale strumento per assicurare la tracciabilità dei pagamenti inserito nella più ambia strategia di contrasto all’evasione fiscale e al riciclaggio del denaro.

L’emendamento di proroga è stato inserito dalla commissione Affari costituzionali nel decreto legge 150/13, cosiddetto “Milleproroghe”, che a questo punto deve affrontare l’esame dell’assemblea di Palazzo Madama, già a cominciare da oggi. E’ qui che si capirà quale fine farà la richiesta di slittamento dell’obbligo dei Pos, poiché per adesso si tratta solo di un emendamento votato in commissione, in sede referente, senza il consenso del Governo. Il provvedimento, poi, dovrà passare anche al vaglio della Camera.

Come è consuetudine, il periodico decreto legge nel quale il Governo inserisce una serie di proroghe di termini in scadenza è diventato il luogo di discussione di una miriade di richieste di fonte parlamentare nonché, conseguentemente, di scontro tra rappresentanti politici ed Esecutivo su argomenti spesso minori e localistici. In queste situazioni, i lavori delle commissioni parlamentari – che si svolgono a porte chiuse e con pubblicità assicurata solo dai resoconti sommari – divengono quanta mai confusi, con maggioranze trasversali che si formano di volta in volta, sovente di difficile lettura anche per i funzionari parlamentari chiamati alla verbalizzazione delle sedute. Le notizie che trapelano “a caldo” sono diffuse dagli stessi parlamentari che hanno alimentato le discussioni e le votazioni, e non sempre rispecchiano l’oggettività delle decisioni assunte.

Anche questo dl 150 Milleproroghe sta incontrando le solite difficoltà. Le posizioni del Governo, non solo quelle contenute nel decreto legge originario, ma anche quelle espresse in sede di discussione in commissione sugli emendamenti di fonte parlamentare, sono state più volte messe in minoranza e anche questo provvedimento sembra avviato sulla strada di quegli zibaldoni omnibus che, come nel caso del recente “Salva Roma”, hanno attirato le critiche del Presidente della Repubblica.

L’emendamento sul rinvio dell’obbligo dei Pos, dunque, pur votato in commissione Affari costituzionali appare tutt’altro che certo, legato com’è non soltanto all’orientamento del Governo su questa materia, ma anche al destino dell’ennesimo decreto legge omnibus in cammino parlamentare.

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