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Dividendi bancari, è il giorno della verità: favorito il gestito

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Il giorno della verità si avvicina. Martedì 15, infatti, il consiglio di supervisione bancaria della Bce deciderà le nuove linee guida per i dividendi bancari nel 2021. E non sarà una decisione facile, dopo nove mesi di stop in cui gli azionisti delle banche hanno dovuto rinunciare a cedole per 30 miliardi. Anzi, come rivela il Financial Times, l’opinione dei supervisori è profondamente divisa: la Francia, in linea con quanto stabilito la scorsa settimana dalla Bank of England, è favorevole a riaprire i rubinetti. 

Assai più rigidi italiani e tedeschi, mentre in una nota uscita pochi giorni fa Elisabeth McCaul, uno dei membri del comitato di Francoforte si è spinta a sostenere che “diverse banche hanno una visione troppo ottimistica della situazione”, con riserve troppo fragili in vista del rischi che si profilano per un sistema indebolito dalla seconda onda i pandemia.

 Il conflitto si tradurrà, secondo le previsioni, in un compromesso che consentirà ad una parte dei 117 istituti sistemici vigilati da Francoforte di procedere a pagamenti secondo regole comunque severe in cui si riflette il ricordo della crisi del 2008/09. Ma così facendo, è la critica, non si tiene conto dei miglioramenti del settore con il risultato opposto di allontanare gli investitori dal comparto che accusa un calo del 22 per cento rispetto ad inizio anno, il più pesante in un anno positivo per le Borse.

 Anche perché sono incontestabili i progressi dell’Italia, che ha fortemente ridotto la sua esposizione  relegando le banche francesi al fanalino di coda con un’esposizione complessiva di 127 miliardi. In totale, le posizioni dubbie a livelli continentale ammontano a 528 miliardi a fronte di riserve libere per 318. Più che sufficienti, secondo le colombe salvo che si stanno moltiplicando le aree grigie.

Il conflitto sarà risolto da un compromesso: in linea di massima le banche potranno riprendere a versare il dividendo se potranno dimostrare di avere in cassa mezzi sufficienti per fronteggiare la temuta ondata di insolvenze legata al Covid. Secondo indiscrezioni riportate da Bloomberg si ipotizza per le banche più solide un limite al pay-out del 25% sugli utili 2019 e 2020. E’ possibile però che il limite sia del 20%. Tuttavia non si esclude anche un approccio che tenga maggiormente in considerazione la situazione delle singole banche. Le indicazioni della SSM saranno poi prese a riferimento dalla Banca d’Italia per le banche soggette alla sua vigilanza.

La decisione di Francoforte è ovviamente molto attesa dalle banche italiane anche perché le Fondazioni, grandi azioniste del sistema, cominciano ad avere grossi problemi a garantire le erogazioni. Il mercato comunque ad oggi non sconta nei prezzi un dividendo pieno, è sempre stato cauto. Anzi, molti analisti hanno dato fino ad ora per scontato che l’utile 2019 messo a riserva non verrà toccato e che eventualmente i migliori gruppi europei potranno iniziare a staccare cedola usando parte dei profitti registrati nel 2020. 

Secondo Fidentiis, se si pone come limite il 20% del payout, il settore bancario dovrebbe registrare un dividend yield medio del 2% l’anno. Nello specifico, Intesa Sanpaolo avrebbe un rendimento da cedola dell’1,9% per il 2020 (sull’utile 2019) e dell’1,9% nel 2021, Unicreditnulla per il 2020 e il 2,3% per il 2021, Banco Bpm  l’1,2% nel 2020 e l’1,3% nel 2021,  mentre Bper  dovrebbe registrare uno yield dell’1,5% nel 2020 e dell’1,6% nel 2021. 

In particolare, il mercato guarda con attenzione al settore degli asset manager con licenza bancaria (Banca Mediolanum, Banca Generali e FinecoBank). Banca Mediolanum e Banca Generali si sono dette convinte di poter distribuire sia quanto annunciato per gli utili 2019 che un dividendo normalizzato per il 2020. Più prudenti le dichiarazioni di FinecoBank che si è detta interessata a distribuire il capitale in eccesso appena possibile. 

Sulla base di una ipotesi al 20% di pay-out su 2019 e 2020, il dividendo per azione sarebbero da rivedere significativamente al ribasso come segue: Banca Mediolanum da 0,70 euro a 0,25 euro (dividend Yield da 9,9% a 3,5%), Banca Generali da 3,1 euro a 0,87 euro (div. Yield dall’11,6% a 3,3%). FinecoBank da 0,39 euro a 0,20 euro (div. Yield da 3,0% a 1,5%), nessun impatto invece per le società senza licenza bancaria come Azimut e Anima.

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