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Dividendi 2015, tornano alla cedola Mediaset, Bpm e Piaggio

Mediaset, Bpm ma anche Piaggio e Prima Industrie. L’esercizio 2014 archivia qualche significativo rientro nel mondo delle cedole azionarie, sia nel caso delle blue chip del Ftse Mib ma anche e soprattutto dei titoli minori dell’indice All Share. Certo, rimangono in numero maggiore i titoli che confermano la prudenza e che hanno scelto anche per quest’anno di non distribuire gli utili. Sul Ftse Mib è il caso di Autogrill e Telecom Italia (che lo paga alle risparmio), per esempio, sull’All Share di Geox e Rcs.

Archiviati gli stress test e l’asset quality review della Bce, si possono permettere di dare un segnale agli azionisti la Bpm e la Bper. Dopo tre anni di astinenza, la Bpm è tornata a distribuire gli utili con una cedola di 2,2 centesimi dopo che l’utile netto 2014 si è chiuso con un balzo a 232,3 milioni dai 29,6 del 2013. La Bper, il cui ultimo dividendo risale al 2011 di tipo scrip, ha proposto una remunerazione per i soci di 2 centesimi per azione per confermare, nelle parole dell’ad Alessandro Vandelli, “l’avvio di una nuova fase, che, grazie anche alle azioni previste nel piano industriale 2015-2017 recentemente approvato, ha come obiettivo prioritario il raggiungimento di una positiva e crescente redditività che permetta, nel tempo, una corretta remunerazione del capitale e una adeguata politica dei dividendi”.

Parallelamente, le due maggiori banche italiane, Intesa e Unicredit, hanno ritoccato all’insù i propri dividendi, rispettivamente a 0,07 da 0,05 euro e a 0,12 (scrip) da 0,1. Insomma, il settore sta tentando di inaugurare una nuova fase dopo le turbolenze degli anni passati e cerca di sostenere la fiducia degli azionisti puntando sui dividendi, nonostante il faro delle autorità sia ancora acceso sulla distribuzione degli utili. A gennaio la Bce ha raccomandato prudenza alle principali 130 banche europee, invito ripreso recentemente ripreso dalla Banca d’Italia con riferimento soprattutto alle banche minori, (con attivi inferiori ai 30 miliardi di euro), alle quali via Nazionale ha chiesto prudenza nella distribuzione di dividendi che non deve in nessun modo intaccare le riserve.

Ma dare un segnale sul dividendo è in questo momento un fattore importante, soprattutto ora, in un contesto di tassi di interesse bassi dove è difficile trovare una buona remunerazione del proprio capitale sul fronte obbligazionario, in cui i dividendi azionari diventano un fattore chiave della performance e della stabilità del portafoglio degli investitori.

Nel Ftse MIb la cedola rispunta anche a Cologno Monzese dove paiono essere ricomparsi anche gli inserzionisti. “In Italia – afferma il Biscione – la dinamica del mercato pubblicitario di inizio 2015 conferma il progressivo miglioramento rispetto ai trimestri precedenti”. Sulla scia dell’auspicabile ripresa della pubblicità e di profitti in significativo miglioramento sul 2013, Mediaset può così permettersi di staccare una cedola da 2 centesimi per azione dopo due anni in cui ha dovuto lasciare a bocca asciutta gli azionisti. Mediaset ha chiuso il 2014 con un utile di 23,7 milioni di euro, in rialzo rispetto agli 8,9 milioni del 2013. Ai soci andrà un monte dividendi di 22,7 milioni di euro.

Più numerosi i casi di ritorno al dividendo se si allarga lo sguardo all’indice All Share, dove troviamo comunque importanti gruppi dell’industria italiana. A partire dalla Piaggio, che nel 2014 è infatti tornato in utile archiviando profitti per 16,1 milioni di euro a fronte di una perdita di 6,5 milioni nel 2013. Il gruppo della vespa ha così battuto le attese degli analisti e ha potuto proporre un dividendo di 7,2 centesimi per azione. L’ultima cedola pagata risale al 2013 (esercizio 2012) a 0,092 euro. Per premiare i soci, il Cda ha anche deciso di rinnovare l’autorizzazione all’acquisto di azioni proprie (il cosiddetto buyback) e di proporre l’annullamento di 2,46 milioni di azioni proprie in portafoglio (lo 0,678% del capitale). Una mossa finanziaria che fa aumentare l’utile per azione e quindi il valore delle azioni.

Non va dimenticata poi Prima Industrie, multinazionale tascabile della produzione e commercializzazione di sistemi laser per applicazioni industriali e macchine per la lavorazione della lamiera, oltre a elettronica industriale e sorgenti laser. La società, che nel 2014 ha visto aumentare l’utile del 74,1%, è tornata a remunerare gli azionisti con una cedola di 0,2 euro per azione.

Dividendi anche per la matricola Cerved e l’ex matricola Moleskine. L’a società dei taccuini, sbbarcata in Borsa nel 2013, ha deciso di pagare una cedola di 0,033 euro dopo che nel 2014 aveva deliberato di destinare l’utile d’esercizio a riserva legale e  a utili portati a nuovo, in considerazione degli investimenti in corso a supporto del piano di crescita. Cerved distribuirà 0,205 euro per azione. Al momento della quotazione nel 2014, Cerved, information provider ed agenzia di rating,  aveva precisato i dividendi futuri sarebbero dipesi dal flusso di cassa generato dalle attività operative e da eventuali operazioni straordinari, pur non avendo il management  formalmente adottato una politica dei dividendi. 

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