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Dividendi 2015: cedola in aumento per lusso e banche. Non mancano però le delusioni

In uno scenario di tassi di interesse bassi sale l’attenzione per le cedole distribuiti dai titoli azionari – A Piazza Affari sorprende in positivo il dividendo di Generali in rialzo del 33% mentre delude Tod’s che taglia la cedola del 25% – Tornano a distribuire gli utili Bper e Bpm

Dividendi 2015: cedola in aumento per lusso e banche. Non mancano però le delusioni

Piazza Affari è ormai nel vivo della stagione dei Cda per l’approvazione del bilancio 2014 e della relativa cedola. Non sono mancate le sorprese di chi, come Generali, ha battuto le attese con un dividendo del 33% a 0,6 euro per azione dai 0,45 precedenti. O le delusioni di un sensibile taglio del dividendo come per Tod’s che ha calato la scure del 25% a 2 euro. Per non dire dell’Eni.

L’attenzione del mercato è alta perché, soprattutto in un contesto di tassi di interesse bassi dove è difficile trovare una buona remunerazione del proprio capitale sul fronte obbligazionario, i dividendi azionari diventano un fattore chiave della performance e della stabilità del proprio portafoglio.

D’altra parte, come ha rilevato un’analisi appena pubblicata  da Allianz Global Investors, a partire dal 1970 il 40% dei rendimenti azionari europei è stato generato dai dividendi. “I dividendi sono un fattore chiave della performance in uno scenario di bassi tassi di interesse reali” scrivono gli esperti di Allianz Gi che nello studio “Dividendi al posto di bassi tassi di interesse” individuano l’Europa come una delle regioni dove le cedole danno le maggiori soddisfazioni.

SE IL DIVIDEND YIELD SUPERA LE CEDOLE OBBLIGAZIONARIE

“Nel 2014, il rendimento medio da dividendi dell’indice Msci Europe è stato del 3,3%, generando un raro e storico divario tra i rendimenti da dividendi e quelli dei titoli di Stato e societari europei”. Inoltre, sottolinea Joerg de Vries-Hippen, Portfolio Manager del fondo Allianz European Equity Dividend, “se la Bce raggiungerà sia l’obiettivo della crescita economica sia il target di inflazione al 2% con le sue ultime misure di politica monetaria, gli investitori saranno ben posizionati con i dividendi azionari”.

In altri termini, per la loro natura difensiva questi titoli offrono un’importante combinazione di rendimenti da dividendi relativamente elevati, volatilità storicamente bassa e protezione da inflazione e deflazione.

“In tempi di incertezza – spiega de Vries-Hippen – le aziende con forti modelli di business hanno evidenti vantaggi, come livelli di patrimonio superiori alla media e flussi stabili di capitale, e possono quindi mantenere la fiducia dei loro investitori sotto forma di pay-out stabili, ancor più in tempi di turbolenze difficili.” Così nel 2015 il vento a favore potrebbe soffiare nella direzione delle azioni europee che più distribuiscono dividendi derivante dalla debolezza dell’euro, che dovrebbe avere un impatto favorevole sulle esportazioni in dollari statunitensi.

A PIAZZA AFFARI, POCHE MA BUONE

A Piazza affari l’anno scorso i dividendi azionari hanno generato un rendimento medio di oltre il 3%. In questo contesto l’Italia, fa notare Allianz Gi, si guadagna una maggiore attenzione: “L’Italia è un Paese particolare quando si tratta di azioni che distribuiscono dividendi: non rappresentano certamente la maggioranza delle azioni italiane, ma ci sono alcune emittenti con modelli di business unici che offrono pagamenti di dividendi attraenti e affidabili”.

Al momento, dei 40 titoli del Ftse Mib circa una trentina hanno già approvato il bilancio e comunicato la decisione del Cda sui dividendi. Se un gruppetto ha mantenuto invariata la cedola, una buona dozzina ha aumentato il dividendo per gli azionisti. Oltre alla già citata Generali,  tra chi ha già approvato i dati contabili 2014, si registrano progressi della cedola superiori del 10% anche in altri titoli finanziari come Unicredit che ha migliorato del 20% la cedola a 0,12 euro da 0,1 con un pay out del 35%. Come l’anno scorso, si tratta di uno scrip dividend, un dividendo in azioni che su richiesta viene anche pagato cash.

Anche Intesa ha voluto premiare la fiducia dei propri azionisti con una migliore remunerazione del loro investimento e ha deciso di alzare il dividendo a 0,07 euro da 0,05 dell’anno precedente (+40%) per un esborso complessivo di 1,2 miliardi che nel 2015 dovrebbe salire ulteriormente a e miliardi.

Tra le Popolari si mette in evidenza Ubi con un dividendo cresciuto a 0,08 euro da 0,06 (+33%) nonostante il gruppo abbia chiuso l’esercizio con una perdita di 725,8 milioni di euro a causa di 883 milioni di svalutazioni su avviamento e intangibili.

Tornano a distribuire la cedola la Bper e la Bpm. Bper, a fronte di un utile consolidato di 29,8 milioni, ha deciso di pagare un dividendo di 0,02 euro dopo due anni in cui i soci erano rimasti a bocca asciutta, penalizzati dai consistenti accantonamenti decisi dalla banca a tutela dei crediti deteriorati. Una decisione che negli intenti della banca vuole confermare agli azionisti “l’avvio di una nuova fase, che, grazie anche alle azioni previste nel piano industriale 2015-2017 recentemente approvato, ha come obiettivo prioritario il raggiungimento di una positiva e crescente redditività che permetta, nel tempo, una corretta remunerazione del capitale e una adeguata politica dei dividendi”.

Eni, che per il 2014 paga un dividendo di 1,12 in leggero aumento da 1,1 del 2013 ha però presentato un piano industriale per i prossimi anni che prevede un taglio della cedola a 0,8.

UN DIVIDENDO DI LUSSO

Grazie al dividendo straordinario, la cedola di Luxottica ha messo il turbo con un aumento del 121,5%. Il gruppo ha deciso di distribuire un dividendo straordinario di 0,72 euro e uno ordinario di 0,72 che porta la cedola complessiva a 1,44 rispetto agli 0,65 euro dell’esercizio precedente. Il mercato, tuttavia, si attendeva persino di più: nonostante la cedola sia più che raddoppiata rispetto all’anno precedente (0,65 euro), il mercato si attendeva una maggiore cedola extra.

Moncler, che ha sorpreso gli analisti con un utile balzato a 130,3 milioni di euro dai 76,1 di un anno prima, ha aumentato il dividendo del 20% a 0,12 euro da 0,1.  Leggero ritocco all’insù per Ferragamo che paga 0,42 euro per azione da 0,40.

Controtendenza Tod’s che ha deciso di proporre un dividendo per azione pari a 2 euro, sotto il consensus di 2,5 euro e in calo del 25,9% rispetto ai 2,7 euro dell’anno precedente. A fronte per di un utile netto in calo a 97,1 milioni dai 133,7 del 2013, il pay out è però salito al 63%.

Tra i titoli che hanno mantenuto invariata la cedola ci sono Campari (0,08), Prysmian (0,42), Enel Green Power (0,032) e Cnh Industrial (0,2).

Al contrario Fca rimane ancora in campana, rinunciando al dividendo. L’utile netto del 2014 si è attestato a 632 milioni di euro, nella parte bassa della forchetta attesa dagli analisti e precedentemente indicata. Alla luce di questo profitto, il cda ha “deciso di non raccomandare la distribuzione di un dividendo alle azioni ordinarie per l’esercizio 2014 al fine di rafforzare ulteriormente i mezzi finanziari a supporto del piano quinquennale di gruppo”.

Tra chi ha lasciato a bocca asciutta gli azionisti c’è anche Autogrill che ha deciso di proporre all’assemblea di destinare l’utile a riserva per favorire il rafforzamento patrimoniale del gruppo. 

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