Topolino è in crisi, nonostante il successo della nuova piattaforma streaming Disney+, sbarcata in Italia a fine marzo e che a sei mesi dal lancio negli Usa ha già conquistato 54,5 milioni di clienti nel mondo. A piegare i conti della Disney è infatti la pandemia Covid-19, che ha costretto il gruppo a chiudere i suoi 6 parchi di divertimento sparsi negli Usa e nel mondo, provocando oltretutto il licenziamento di 100.000 lavoratori, ai quali è stato per lo meno garantita – dopo l’accordo con i sindacati – l’assicurazione sanitaria per un altro anno. Pertanto il secondo trimestre dell’anno fiscale ha visto il crollo del risultato operativo del 37%, a 2,4 miliardi di dollari. E’ riuscito a crescere invece, su base annua, il fatturato, grazie all’ottima performance del 2019 (+21% a 18 miliardi), ma la crisi si sta facendo sentire anche in Borsa, dove dall’inizio dell’anno le azioni Disney hanno già perso il 30%. Di conseguenza, il Cda ha deciso di sospendere la distribuzione del dividendo da 1,6 miliardi, prevista per luglio.
Anche per un business diversificato come quello del marchio che inventò Topolino e soci, il coronavirus ha dunque avuto effetti molto pesanti: per quanto oggi buona parte dei contenuti sia online, i parchi rappresentano ancora un terzo del fatturato. E non ci sono solo loro: pesano anche i cinema chiusi, le crociere ferme (la Disney Cruise Line organizza viaggi tematici dal 1996), gli eventi sportivi in stand by (Disney è proprietaria del canale sportivo ESPN+) e la stessa produzione di film in pausa, visto che non è ancora possibile lavorare sui set. Disney ha pertanto fretta di rimettere in moto il suo universo ed ha già annunciato che l’11 maggio sarà riaperto almeno il parco giochi di Shanghai, in Cina, anche se a regime molto ridotto, con 24.000 addetti al posto dei soliti 80.000, ingressi contingentati e obbligo di mascherine per i visitatori.
Unica nota positiva dell’ultimo trimestre è dunque la crescita di Disney+ e in generale dei contenuti media: solo ad aprile, col lancio della piattaforma in diversi Paesi europei, gli abbonati sono saliti di oltre 4 milioni di unità. “Siamo soddisfatti soprattutto del risultato nell’Europa occidentale e in India”, ha fatto sapere l’azienda Usa. Disney è anche proprietaria al 100% di un’altra piattaforma streaming, Hulu, i cui abbonati sono cresciuti del 27% in un anno, raggiungendo i 32 milioni a fine marzo, e del canale sportivo ESPN+: tutte queste piattaforme messe insieme hanno fatturato da gennaio a marzo 4,1 miliardi di dollari, quasi il quadruplo rispetto a un anno fa. Un vero e proprio boom, che però non è bastato a contenere i danni da Covid-19: tuttavia, ormai la tv via internet rappresenta il 22% del business complessivo di Disney, più del triplo di 12 mesi fa.