Sono troppi, troppo anziani, selezionati male e valutati peggio, hanno poca esperienza internazionale e non conoscono la mobilità. Eppure, ricoprono posizioni cruciali per il Paese: lavorano nei ministeri e alla Presidenza del Consiglio come dirigenti. E’ un quadro impietoso quello dipinto da “Idee per la crescita”, forum promosso dall’Università Bocconi e dall’Eief (Einaudi Institute for Economics and Finance), che oggi a Roma ha presentato una proposta di riforma della dirigenza delle amministrazioni centrali. “La vera sfida non è cambiare le norme – ha detto Guido Tabellini, co-presidente del Comitato d’indirizzo –, ma intervenire sulla prassi, sulla gestione effettiva, ovvero sulla fase di attuazione delle regole”.
RETRIBUZIONI
D’altra parte, sotto alcuni aspetti il Governo ha già annunciato importanti cambiamenti in arrivo. Uno dei capitoli più caldi riguarda il tetto alle retribuzioni dei manager pubblici, che dovrebbe essere abbassato. Secondo Giovanni Valotti, ordinario e prorettore alla Bocconi, sarebbe necessario andare oltre, “superando la selva delle retribuzioni e fissando dei livelli retributivi chiari per ogni tipologia d’incarico”. Quanto alla parte variabile della retribuzione, “dovrebbe essere collegata per il 50% alla riduzione di spesa che il dirigente è stato in grado di garantire – ha proseguito Valotti, illustrando le proposte del forum –, e per l’altro 50% all’outcome generale, ovvero ai risultati ottenuti dall’intera struttura”, come avviene nelle imprese private. I bonus annuali, inoltre, dovrebbero riguardare “al massimo il 10% dei dirigenti – ha sottolineato ancora il Professore –, ma tenendo presente che sono soprattutto gli incarichi di maggior rilievo a dover funzionare come sistema di riconoscimento”.
CONTRATTI
Sul versante contrattuale, lo studio Bocconi-Eief propone che i nuovi dirigenti siano inseriti con un contratto non più a tempo indeterminato, ma di tre anni, al termine del quale si apriranno due percorsi possibili: uno “career”, ovvero senza più limiti temporali, e uno “non career”, cioè a scadenza, ma con una serie di premi per incentivare la produttività. Questa impostazione obbligherebbe a eliminare i limiti esistenti nella Pa per i contatti a tempo determinato, ma anche per il profilo “career” arriverebbero delle novità: “Idee per la crescita” propone che tutti gli incarichi siano triennali e rinnovabili una sola volta. Dopo un massimo di sei anni, quindi, scatterebbe la rotazione obbligatoria.
SELEZIONE
Un discorso a parte riguarda il sistema di selezione. “A nostro avviso i concorsi pubblici, per come sono strutturati, non consentono di scegliere i migliori dirigenti possibili – ha continuato Valotti –. La selezione dovrebbe avvenire in più fasi: prima un’abilitazione alla dirigenza rilasciata con metodo Epso (che valuta non solo la cultura, ma anche le competenze manageriali in situazioni pratiche), poi una preselezione informatica, quindi una selezione vera e propria e infine la chiamata”, che – come detto – dovrebbe prevedere un contratto triennale.
VALUTAZIONE
Quanto alla fase di valutazione, Valotti definisce “ridicolo che l’anno scorso il 95% dei dirigenti abbia ottenuto il 100% delle retribuzioni legate ai risultati. Sarebbe necessario un sistema di valutazione uguale in tutti i ministeri, strettamente connesso ai risultati ottenuti nei tre anni d’incarico. Sarebbero poi possibili valutazioni intermedie sulle performance organizzative annuali”, ed ogni valutazione dovrebbe coinvolgere sottoposti, superiori e voci esterne alla struttura.
I NUMERI DI OGGI E I TARGET
Tutte queste proposte hanno come obiettivo un radicale cambiamento della situazione attuale. Fra il 2007 e il 2012 i dirigenti ministeriali e della Presidenza del Consiglio sono diminuiti del 15% (da 3.447 a 2.824), e nell’intero arco temporale solo uno di loro è stato licenziato. L’età media è calata da 54 a 52,4 anni, mentre le donne sono passate dal 35 al 43% del totale. E’ salita anche la retribuzione lorda media, passata da 94 a circa 100 mila euro (+5,5%).
Le proposte del forum Bocconi-Eief pongono diversi target da raggiungere entro 5 anni. Si punta a un’ulteriore riduzione dei dirigenti in servizio (-10%), con un turnover del 30%, che dovrebbe salire al 50% entro 10 anni. L’età media dovrebbe calare fino a 45 anni e almeno il 30% dei dirigenti dovrebbe avere meno di 40 anni. In termini di competenze, il 50% dovrebbe avere una specializzazione post-laurea (oggi è solo il 9%) e un’esperienza internazionale di almeno due anni.
“Per attuare queste proposte non occorrono molte norme”, ha commentato Franco Bassanini, presidente della Cassa depositi e prestiti ed ex ministro della Pa, sottolineando che “il nostro sistema di pubblica amministrazione non è più pletorico di altri: impiega il 5,6% della popolazione, contro il 5,5% della Germania, l’8,3% della Francia e l’8,9% del Regno unito. Le difficoltà dell’Italia sono altrove: nella qualità dei servizi”.