Basta veti e rilanci, sennò salta l’accordo interno al Pd. Matteo Renzi ha preso male i continui tentativi dell’ ex segretario Pierluigi Bersani di riaprire di nuovo la discussione sulla riforma del Senato quando ormai si delineava un accordo interno nel Pd e ha fischiato la fine. Renzi e la sua maggioranza sono disposti a correggere il testo della riforma già approvato due volte dal Parlamento ma non accettano la melina: il famoso comma 5 dell’articolo 2 della riforma del Senato che deve disciplinare i meccanismi elettivi dei futuri senatori può essere corretto lasciando libertà alle Regioni di stabilire come procedere sul piano elettorale ma la discussione deve finire lì. E per questo si andrà alla conta interna: basta rilanci o salta l’accordo.
A far scattare la reazione di Renzi è stato il tentativo di Bersani di riaprire la discussione su altri parti della riforma con il rischio di farla definitivamente deragliare o di protrarre nel tempo la sua approvazione parlamentare e ha detto basta.
Stasera Renzi chiederà alla Direzione del Pd un impegno vincolante ad approvare in Senato la riforma nella convinzione di avere i numeri per vincere anche a Palazzo Madama e portare quasi al traguardo la riforma.
Piuttosto c’è da capire che cosa farà la minoranza dem che rischia di trovarsi nella scomodissima posizione di chi ha fatto fallire l’accordo interno dopo le aperture di Renzi dei giorni scorsi sull’elettività dei futuri senatori. E in effetti già ieri, dopo l’uscita di Bersani, nella minoranza del Pd sono affiorate diverse sfumature tra intransigenti e trattativisti.
Ma la prova del nove sarà ovviamente al Senato quando in settimana si arriverà al voto in un clima di grande incertezza. Di certo l’esito del voto greco dove i seguaci di Varoufakis contro la piattaforma riformista di Tsipras hanno raccolto un pugno di voti non incoraggia l’ala massimalista del Pd.