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Dimissioni Giovannini: le ragioni della resa della commissione anticasta

Enrico Giovannini ha annunciato ieri le sue dimissioni dalla presidenza della Commissione sulle retribuzioni di parlamentari e amministratori pubblici, meglio nota come commissione anticasta – Non è stato possibile raccogliere tutti i dati necessari – “La politica si dovrebbe assumere le sue responsabilità”.

Dimissioni Giovannini: le ragioni della resa della commissione anticasta

Sono notizia di ieri le dimissioni di Giovannini, presidente dell’Istat, dalla Commissione sulle retribuzioni di parlamentari e amministratori pubblici, più comunemente nota, in tempi antipolitici, come commissione anticasta. Dimissioni che cadono, con macabra ironia tutta italiana, proprio nei giorni in cui divampa l’affaire Belsito, e si fruga nei conti della Lega e della sua famiglia reale, a non più di un paio di mesi dallo scandalo che aveva travolto Lusi, ormai ex tesoriere della Margherita.

L’obiettivo della commissione, difficile a dirsi e ancora di più, purtroppo, a farsi, era quello di parametrare le retribuzioni di 30 enti della pubblica amministrazione italiani (tra cui le camere) a quelle dei loro omologhi di sei Paesi Ue (Austria, Belgio, Francia; Germania, Olanda e Spagna), tramite una capillare raccolta dei dati, al fine di fissare un tetto agli stipendi degli organi di Stato.

Ma l’obiettivo è stato fallito, semplicemente perché non poteva essere raggiunto: impossibile raccogliere tutti i dati necessari, impossibile anche trovare delle corrispondenze soddisfacenti  alle nostre istituzioni. Dei 30 enti presi in esame, infatti, solo nove hanno omologhi in ciascuno dei 6 paesi, 15 ne hanno solo in alcuni e ben sei (i Consigli di presidenza della giustizia tributaria, della giustizia amministrativa, della Corte dei conti, il Consiglio della magistratura militare, la Commissione di garanzia sugli scioperi e la Commissione per la trasparenza delle Pubbliche amministrazioni) non hanno trovato nessun riscontro, come spiegato nel rapporto di 37 pagine pubblicato ieri dalla Commissione.

Si arrende così, dunque, la Commissione anticasta, schiacciata dalla poca trasparenza delle amministrazioni estere (che in molti casi hanno negato l’accesso alle informazioni richieste adducendo ragioni di privacy), dai troppi paletti e trappole poste sul suo cammino da un Parlamento evidentemente non così interessato a vedersi dimezzate le indennità e, più di tutto, dal peso di una responsabilità di cui la politica si è lavata le mani, lasciandola, come fa sempre più spesso, sulla schiena dei tecnici.

“Più che affidarsi alle medie di valori di altri Paesi la politica si dovrebbe assumere la responsabilità di decidere che un manager non dovrebbe guadagnare più di “n” volte un suo dipendente”, ha affermato Giovannini, rimettendo il suo mandato al Governo. Di questi tempi anche le idee più semplici, si direbbe banali ad averne il coraggio, hanno un aspetto rivoluzionario, viste da qui.

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