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Difesa privacy: sanzioni penali o amministrative?

Pixabay

La presenza o meno di sanzioni penali nel nuovo contesto giuridico di protezione della privacy è stato oggetto di un acceso confronto al dibattito promosso da Assonime sull’imminente entrata in vigore del regolamento europeo in materia (GDPR).

Ad aprire le ostilità, intervenendo per telefono da Washington, è stato il garante europeo della privacy, Giovanni Buttarelli che si è detto “profondamente deluso” della bozza di decreto legislativo, approvata nei giorni scorsi dal Consiglio dei ministri, e che accompagnerà l’avvio della regolamentazione europea.

Il motivo della delusione – ha spiegato – è stato lo scarso rilievo dato alle sanzioni penali dal decreto legislativo che ha lasciato invece a quelle amministrative il compito di esercitare la deterrenza nei confronti di comportamenti scorretti. “È stato un brutto infortunio normativo – ha commentato – c’è il rischio che le imprese interpretino le sanzioni amministrative soltanto come una posta di bilancio”.

Gli ha subito risposto, al convegno, Gisella Finocchiaro presidente del gruppo di lavoro che ha redatto il decreto legislativo. “Non abbiamo per nulla banalizzato il tema della protezione dei cittadini – ha replicato – al di là della retorica le sanzioni penali sono state poco utilizzate dalle corti italiane. E vi assicuro che le imprese sono molto più preoccupate delle sanzioni amministrative che potranno giungere al 4% del fatturato”.

Anche su quest’ultime, peraltro, c’è chi chiede di agire con la necessaria gradualità. “Una forte sanzione amministrativa – ha sottolineato Ginevra Bruzzone, vice direttore generale di Assonime- ottiene un efficace effetto deterrente quando è chiaro il perimetro delle condotte illecite”. Quando invece il quadro non è chiaro è opportuno far precedere una fase in cui controllori e controllati concordino su ciò che è possibile fare o ciò che invece è vietato.

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