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Difesa, Parlamento Ue approva il piano di riarmo europeo: sì di FI e FdI, contro Lega M5S e Avs. Si spacca il Pd

Via libera al piano di riarmo europeo: 419 favorevoli, 204 contrari, 46 astenuti. Spaccatura nel Pd con 11 astenuti e 10 favorevoli. Contrari alla risoluzione Lega, M5S e Avs. Respinta la proposta di Fratelli d’Italia di rinominare il piano in “Defend Europe”

Difesa, Parlamento Ue approva il piano di riarmo europeo: sì di FI e FdI, contro Lega M5S e Avs. Si spacca il Pd

Il Parlamento europeo ha dato il suo via libera al piano per il riarmo europeo e ha confermato il sostegno all’Ucraina. Con 419 voti favorevoli, 204 contrari e 46 astenuti, l’Europarlamento ha approvato i due testi che hanno dominato il dibattito negli ultimi giorni. In particolare, l’attenzione si è concentrata sul Libro bianco della difesa Ue, che include il piano ReArmU proposto dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, il quale prevede un fondo da 800 miliardi di euro per potenziare la difesa europea.

Non si tratta, però, di un’approvazione definitiva del piano, i cui dettagli sono ancora in fase di elaborazione tra la Commissione europea e i governi nazionali. Von der Leyen ha dichiarato di voler accelerare l’attuazione del progetto (tramite l’articolo 122 del Trattato Ue), sottraendolo quindi all’approvazione parlamentare. In ogni caso, l’Assemblea di Strasburgo ha già ampiamente discusso il piano, dando il via libera di principio con una risoluzione che chiede che le risposte ai rischi geopolitici esterni siano “simili a quelle in tempo di guerra”. Dietro questa approvazione, tuttavia, emergono forti fratture politiche, in particolare in Italia.

La posizione dei partiti italiani sul piano di riarmo europeo

Il voto degli eurodeputati italiani ha seguito le previsioni: la Lega ha votato contro la risoluzione, probabilmente per cavalcare il crescente nazionalismo difensivo in Italia, pur senza proporre alternative concrete per rafforzare la sicurezza europea. Al contrario, Forza Italia e Fratelli d’Italia hanno dato il loro appoggio alla difesa europea. Anche all’interno delle opposizioni non mancano divergenze: M5S e Alleanza Verdi Sinistra sono contrari al piano. Il Partito Democratico, invece, si è spaccato: una parte ha votato a favore, disattendendo la linea della segretaria Elly Schlein, mentre altri si sono astenuti.

FdI si astiene su Kiev, bocciato l’emendamento per cambiare nome al piano

Fratelli d’Italia si è però astenuta su un altro punto del dibattito, quello relativo alla risoluzione sull’Ucraina. Dopo aver tentato invano di rinviare il voto, FdI ha deciso di astenersi sulla risoluzione. Nicola Procaccini, esponente del partito, ha spiegato che il testo sull’Ucraina non rifletteva le recenti evoluzioni politiche e rischiava di alimentare “odio verso gli Stati Uniti, invece di sostenere l’Ucraina”.

FdI ha anche tentato di modificare la proposta originale della Commissione europea, avanzando un emendamento per cambiare il nome del piano di riarmo, ritenendo che ReArm Europe fosse “fuorviante” e “troppo limitante” per un piano che intende rafforzare la difesa europea su più fronti, tra cui tecnologia e protezione civile. La proposta di rinominare il piano in Defend Europe è stata però bocciata, mostrando una resistenza del Parlamento a modificare il nome di una proposta che considera già sufficientemente chiara.

La spaccatura nel Pd: 10 deputati a favore, 11 astenuti

La divisione interna del Pd ha costituito il vero punto dolente del voto. Dieci deputati hanno sostenuto la risoluzione, mentre undici si sono astenuti, ma nessuno ha votato contro. Questa spaccatura ha evidenziato l’incapacità del Pd di prendere una posizione unitaria su un tema così cruciale per l’Europa, rivelando una crisi interna che non sembra facile da superare. La differenza di vedute è emersa in modo netto tra i deputati favorevoli al piano di riarmo (in conformità col resto del gruppo S&D), tra cui Stefano Bonaccini, Antonio Decaro, Alessandra Moretti, Pierfrancesco Maran, Elisabetta Gualmini, Raffaele Topo, Giuseppe Lupo, Pina Picierno, Giorgio Gori, Irene Tinagli – e quelli che hanno scelto l’astensione, tra cui: Nicola Zingaretti, Brando Benifei, Dario Nardella, Annalisa Corrado, Sandro Ruotolo, Camilla Laureti, Cecilia Strada, Matteo Ricci, Marco Tarquinio, Lucia Annunziata e Alessandro Zan.

Astenersi su una risoluzione che riguarda la sicurezza collettiva europea, in un contesto geopolitico così delicato, è una scelta che parla da sola: è un lusso che non possiamo permetterci, eppure è stato proprio quello che ha fatto una parte del Pd, diluendo la propria responsabilità in un’imbarazzante indeterminatezza che non fa che alimentare dubbi sul futuro del partito.

Il No di pentastellati e dei verdi

Nel frattempo, il Movimento 5 Stelle e la delegazione di Alleanza Verdi Sinistra, con il loro voto contrario, hanno confermato la loro posizione critica verso un riarmo che considerano eccessivo e, in alcuni casi, inefficace. La delegazione M5S ha definito la giornata come “una pagina nera per la democrazia europea”, accusando il Parlamento di non aver sfruttato l’opportunità di lanciare un messaggio forte alla Commissione. Invece, è stata approvata una risoluzione che sostiene un piano di 800 miliardi per il riarmo che, secondo loro, aumenterà l’escalation militare e impoverirà l’Europa. Una posizione che sembra ignorare la realtà di un’Europa sempre più vulnerabile, che sconta decenni di dipendenza dalla protezione degli Stati Uniti e che non può più permettersi di restare senza una strategia di difesa autonoma.

In sintesi, mentre l’Eurocamera ha dimostrato una certa coesione nel rafforzare la difesa europea, le forze politiche italiane, purtroppo, continuano a navigare in acque turbolente, incapaci di trovare una sintesi tra la necessità di sicurezza e le proprie laceranti divisioni interne. La politica estera e di difesa non può essere un gioco di convenienza, ma una questione di responsabilità. E, chi ha votato contro o si è astenuto, oggi si trova a dover spiegare perché l’Europa, in un contesto mondiale sempre più pericoloso, non meriti il pieno supporto.

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