“Civile ed educato”. Sono queste le parole utilizzate dalla maggior parte dei commentatori per descrivere il dibattito tv tra i due candidati vicepresidenti Tim Walz e JD Vance. Nessun attacco personale, pochissimi scontri, qualche fake news, sporadiche anche le risposte davvero incisive ma molta (finta?) cordialità hanno caratterizzato un duello, a tratti noioso, che impatterà pochissimo sulle elezioni presidenziali del 5 novembre. Riassumendo: né il senatore dell’Ohio (Vance), né il governatore del Minnesota (Walz) faranno guadagnare punti ai loro candidati presidenti, Donald Trump e Kamala Harris. L’aspetto positivo? Non glieli faranno nemmeno perdere.
Dibattito vicepresidenti Usa: chi ha vinto tra Vance e Walz?
Data l’assenza di guizzi, quelli che solitamente decidono i dibattiti, a contare sul risultato è stato soprattutto l’atteggiamento dei due politici sul palco. E in questo caso a vincere di misura è stato il candidato repubblicano JD Vance. Più sicuro, più centrato, meno impacciato. Vance da anni gira i salotti tv (quelli della Fox in primis), rilascia interviste, partecipa a podcast. E la sua esperienza si è vista sul palco della Cbs a New York. Tim Walz, da parte sua, è sembrato più nervoso, meno efficace e poco a suo agio in un contesto che spesso stritola chi non è abituato.
C’è poi da tenere in considerazione il risvolto (negativo per i dem) della “civiltà” che si è vista sul palco: da anni i democratici descrivono i repubblicani come dei “folli”, dei personaggi “pericolosi” e “antidemocratici”. Kamala Harris ha incentrato la sua campagna elettorale su quanto Trump sia “weird”, “strano”. Ebbene, stanotte Vance – che spesso si lascia andare a dichiarazioni sopra le righe – ha smentito questa descrizione, mettendo in scena un duello cordiale con un avversario politico che ha rispettato, senza mai varcare il limite, cosa che invece Trump aveva fatto contro Harris. Quest’ultima, dopo il dibattito, ha ammesso che Vance è stato più abile, ma ha ribattuto anche che Walz sarebbe stato più efficace su temi come immigrazione, diritti riproduttivi e l’assalto al Congresso del 6 gennaio. Lo staff di Trump ha invece diffuso un comunicato per celebrare il “trionfo”.
Cnn: Vance vince 51% a 49% contro Walz
A confermare vittoria, sia pur risicata, del candidato repubblicano è anche l’instant poll realizzato dalla Cnn dopo la conclusione del duello tv, secondo cui il candidato repubblicano avrebbe vinto contro quello democratico per 51 a 49%. Detto questo, solo l’1% degli intervistati ha detto che il dibattito tra i vice ha cambiato la loro opinione su chi votare. C’è però una nota positiva per entrambi: tutti e due hanno aumentato la loro popolarità. Prima dell’evento, solo il 50% degli spettatori pensava che Vance fosse “adatto alla vicepresidenza”, adesso la percentuale è salita al 58%. Walz è invece passato dal 62 al 65%.
Vance-Walz: dal Medio Oriente all’immigrazione, i temi del dibattito Tv
Politica estera, cambiamenti climatici, immigrazione, aborto e armi. Poca, pochissima economia, nonostante sia proprio questo il tema su cui – secondo la stragrande maggioranza degli osservatori – repubblicani e democratici si giocheranno la Casa Bianca.
Le due moderatrici Norah O’Donnell e Margaret Brennan sono subito partite dal tema più caldo: la situazione in Medio Oriente chiedendo ai due candidati se sostenessero un attacco preventivo di Israele all’Iran. Né Vance, né Walz hanno risposto alla domanda, il primo si è limitato a dire che “la scelta spetta a Israele e che bisogna sostenere gli alleati ovunque combattano i cattivi”, ricordando che Trump ha garantito la pace. Il secondo ha invece denunciato che in questo momento il mondo non ha bisogno di un quasi ottantenne che parla delle dimensioni delle folle dei suoi comizi.
Dall’uragano Helene si è poi passati all’immigrazione. Il vice di Trump, che spesso su questo argomento si è lasciando andare a fake news fantasiose, ha accusato Harris per la politica dei confini aperti che favoriscono i cartelli della droga e le invasioni di milioni di immigrati illegali, come a Springfield, in Ohio, dove gli illegali mettono sotto pressione i servizi pubblici. Le moderatrici (che Trump ha definito “signorine prevenute”), gli hanno ricordato come gli haitiani insediati a Springfield – da lui accusati falsamente di mangiare gli animali domestici dei residenti, una fake news ripresa anche da Trump nel corso del dibattito presidenziale – abbiano in realtà uno stato legale. Walz invece lo ha accusato di “diffamare e disumanizzare i migranti”.
Dibattito vicepresidenti Usa: armi, aborto ed elezioni 2020
Le armi sono state l’argomento su cui Walz è stato più efficace, raccontando che il figlio a 17 anni ha assistito ad una sparatoria e il vice del tycoon ha espresso tutta la sua solidarietà.
Sull’aborto Vance ha contestato ai dem di avere una posizione radicale ma ha riconosciuto che i repubblicani devono impegnarsi per guadagnarsi la fiducia degli elettori americani. “Voglio che noi come partito repubblicano siamo pro-famiglia nel senso più pieno del termine. Voglio che rendiamo più facile per le mamme permettersi di avere bambini”, ha detto, ribadendo la linea di Trump che è contrario ad un bando nazionale e favorevole a lasciare la decisione agli Stati. Walz ha replicato dicendo che la visione democratica sull’aborto è semplice: “Siamo pro-donne. Siamo pro-libertà di fare le proprie scelte”. Sulla sanità Walz aveva la possibilità di affondare il colpo e non l’ha fatto, nel momento in cui il candidato repubblicano ha falsamente spacciato Trump per il salvatore dell’Obamacare.
Lo scambio più significativo della serata è stato probabilmente quello in cui Vance si è rifiutato di dire che Trump ha perso le elezioni presidenziali del 2020 vinte Joe Biden, sostenendo di essere invece “concentrato sul futuro”. “Una non risposta eloquente”, ha ribattuto Walz. Vance ha inoltre sostenuto che quattro anni fa il Tycoon abbia “ceduto il potere in maniera pacifica”, quando invece aveva fomentato l’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021.
Entrambi hanno poi ammesso due errori: il repubblicano per essersi “sbagliato” sul conto di Trump quando in passato lo criticò, duramente, definendolo un possibile Hitler americano, Walz per essersi “espresso male” quando ha raccontato di essere a Hong Kong durante la rivolta di Tienanmen.