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Dibattito Trump-Biden: ciò che c’è da sapere sul duello del 22 ottobre

Sale l’attesa per l’ultimo dibattito prima delle elezioni tra Trump e Biden – pandemia e Cina gli argomenti caldi – Microfoni spenti a turno – Ecco tutte le informazioni necessarie per prepararsi allo scontro tv di stasera

Dibattito Trump-Biden: ciò che c’è da sapere sul duello del 22 ottobre

È arrivato il giorno del secondo e ultimo dibattito tv prima delle elezioni presidenziali del 3 novembre tra il presidente americano Donald Trump e il suo sfidante Joe Biden. Un appuntamento attesissimo in tutto il mondo che potrebbe incidere sul risultato elettorale, dando un orientamento a quel 5% degli elettori ancora indeciso su chi votare. La volontà di Trump rimane quella di riuscire, grazie al suo carisma e ai suoi attacchi, a ribaltare le sorti della corsa alla presidenza che attualmente vede in ampio vantaggio il candidato democratico.

L’attesa è altissima, così come la speranza che grazie alle nuove regole stabilite per l’occasione, il duello fili via liscio senza tutte le interruzioni e il caos che hanno caratterizzato la sfida dello scorso 29 settembre. I dibattiti, lo ricordiamo, avrebbero dovuto essere tre, ma quello del 15 ottobre è stato annullato perché il 2 ottobre il presidente Usa ha contratto, insieme alla moglie Melania, il coronavirus.

Ecco dunque tutto ciò che c’è da sapere sul dibattito di stasera tra Trump e Biden.

DIBATTITO TRUMP-BIDEN: LE INDICAZIONI GENERALI

Il dibattito si terrà stasera alla Belmont University di Nashville, Tennessee. L’orario d’inizio previsto è per le 20 negli Usa, le 3 di notte in Italia. Durerà in tutto 90 minuti e sarà moderato da Keisten Welker, volto di punta della Nbc, che l’inquilino della Casa Bianca ha già attaccato definendola “straordinariamente faziosa”. 

DIBATTITO TRUMP-BIDEN: LE NUOVE REGOLE

La commissione che si occupa di regolare i dibattiti tv ha stabilito nuove regole per evitare il caos visto nel duello di tre settimane fa, quando Trump ha interrotto Biden per 71 volte e il candidato democratico gli ha restituito il favore per 21 volte. Il risultato è stato quello di dar vita a un confronto caotico e a tratti incomprensibile per gli spettatori, con tanti attacchi e insulti e pochi (molto pochi) contenuti.

Per cercare di ovviare alla situazione e porre un freno alle intemperanze dei candidati, Trump in primis, è stato stabilito di spegnere il microfono del  candidato rivale mentre l’altro sta parlando nei due minuti a lui riservati all’inizio di ciascuno dei sei segmenti di 15 minuti di discussione. Conclusi i due minuti a testa senza interruzioni, il microfono sarà riacceso e i due candidati potranno dialogare liberamente. Una regola che non è per niente piaciuta al presidente americano e al suo staff elettorale, secondo cui sarebbe stata creata ad hoc per favorire Sleepy Joe, soprannome che Trump ha affibbiato a Biden. 

DIBATTITO TRUMP-BIDEN: I TEMI SCELTI 

Sono sei i temi che Trump e Biden saranno chiamati ad affrontare stasera: la pandemia, le famiglie americane, la questione razziale, il cambiamento climatico, la sicurezza nazionale e la leadership. Esclusa, almeno in teoria, la politica estera che però sicuramente riuscirà a fare capolino nel duello a causa delle ultime notizie pubblicate sui giornali e riguardanti entrambi gli sfidanti.

DIBATTITO TRUMP-BIDEN: I TEMI CALDI 

Ufficialmente, come detto, non dovrebbero trovare spazio all’interno del confronto, ma con ogni probabilità tra i principali terreni di scontro stasera ci saranno due notizie pubblicate nel corso degli ultimi giorni su Trump e Biden rispettivamente dal New York Times e dal New York Post.

Partiamo da quest’ultima. Il tabloid americano di proprietà di Rupert Murdoch ha pubblicato in prima pagina una notizia, molto discussa e controversa, su Hunter Biden, figlio del candidato democratico alla presidenza. L’articolo accusa Hunter di aver organizzato nel 2015 – quando il padre era vicepresidente – un incontro tra Biden e un consigliere di Burisma, compagnia energetica ucraina. L’evento è già stato smentito dallo staff dell’ex vicepresidente. Secondo il New York Post questo “scoop” sarebbe la prova che Joe Biden interveniva nella politica ucraina allo scopo di favorire gli affari del figlio. Le rivelazioni del giornale newyorkese si basano però su fonti molto incerte: la notizia arriverebbe addirittura da una mail contenuta in un portatile portato a riparare (non si sa da chi) in un negozio e mai ripreso dai legittimi proprietari. Su questo computer il negoziante avrebbe trovato materiale compromettente, consegnandolo successivamente a Robert Costello, avvocato di Rudy Giuliani (ex sindaco di New York e consigliere del Presidente Usa). Non solo, a rivelare l’esistenza di queste informazioni al New York Post sarebbe stato Steve Bannon, ex stratega politico di Trump molto noto anche in Italia, arrestato qualche mese fa per truffa e riciclaggio.

L’articolo si basa su fonti e argomentazioni molto difficili da confermare e per questo motivo è considerato poco credibile dagli analisti mentre Facebook e Twitter hanno deciso di bloccarne la diffusione. La notizia è però stata immediatamente ripresa da Trump e da molti esponenti del partito repubblicano.

Dall’altra parte della barricata c’è una notizia pubblicata il 21 ottobre dal New York Times nell’ambito dell’inchiesta sulle tasse del presidente americano che ha già causato non poco imbarazzo a Trump. Secondo il giornale, l’inquilino della Casa Bianca avrebbe un conto corrente in Cina e dal 2013 al 2015 avrebbe pagato al Governo di Pechino tasse per 188.561 dollari. Dov’è il problema? Negli stessi anni Trump ha versato al fisco americano solo poche centinaia di dollari a causa delle difficoltà economiche in cui si trovano le sue aziende. Non solo, qualche giorno fa il presidente ha attaccato Biden, sostenendo che il figlio Hunter avrebbe aperto un conto in banca con un uomo d’affari cinese, cosa che secondo i repubblicani proverebbe che Biden è in combutta con il “nemico asiatico”.  Adesso che è emerso che anche Trump ha un conto in Cina, le carte in tavola potrebbero essere cambiate.

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I SONDAGGI

A due settimane dal voto i principali sondaggi effettuati a livello nazionale dicono che Biden sarebbe in vantaggio di oltre 10 punti su Trump. Ma, come insegna l’esperienza di Hillary Clinton nel 2016, a contare sono soprattutto i voti dei singoli Stati. In questo caso, il vantaggio di Biden sarebbe più stretto, ma comunque sufficiente a fargli superare la soglia dei 270 grandi elettori (su 538) necessari per portarlo alla Casa Bianca. Da tenere d’occhio, oltre ai tradizionali Stati in bilico (Florida, Ohio, Georgia, North Carolina e Iowa) anche Texas – Stato tradizionalmente repubblicano dove però Biden avrebbe un leggero vantaggio –  Pennsylvania, Michigan, Minnesota, Wisconsin, Nevada e Arizona.

Secondo i sondaggi, Biden sarebbe in vantaggio in tutti i territori sopra citati, ma la distanza tra i due candidati in molti di questi Stati non è ancora abbastanza larga da fargli dormire sogni tranquilli. Trump spera dunque di poter recuperare anche grazie al dibattito previsto per stasera. Motivo per il quale non perderà occasione per attaccare il suo rivale su ogni fronte possibile.

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