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Diario del terremoto, l’ordinanza della discordia della Protezione civile

DIARIO FUORI DAL CORO – Sul banco degli imputati l’ordinanza numero 2 della Protezione civile del 2 giugno, che attribuisce ai titolari di attività produttive la responsabilità sulla sicurezza – Musci (Pressmair): “Se applichiamo quella norma siamo alla paralisi” – I sindacati denunciano: alcuni imprenditori si fanno firmare una liberatoria dai dipendenti.

Diario del terremoto, l’ordinanza della discordia della Protezione civile

Sicurezza e ripresa delle attività produttive: queste due necessità sembrano incompatibili nelle zone terremotate. Da un lato gli imprenditori mettono sul banco degli imputati l’ordinanza numero 2 della Protezione civile del 2 giugno, che attribuisce ai titolari di attività produttive la responsabilità sulla sicurezza. Essi possono riaprire solo in base a una certificazione antisismica “a seguito della verifica di sicurezza prevista dalle norme sismiche vigenti, fatta da un professionista abilitato, che deve depositarla nel Comune territorialmente competente”.

Dall’altra parte la Cgil denuncia che  “ai lavoratori di alcune fabbriche colpite dal terremoto è stata chiesta la liberatoria, sollevando le aziende da ogni onere civile e penale in caso di incidenti”. Insomma gli imprenditori pensano di avere le mani legate, ma certo non possono pensare di liberarle così. Ma com’è esattamente il problema? Il fatto è che molti capannoni sono fatti prima del 2005, quindi non sono a norma. Spiega Rodolfo Musci della Pressmair di Finale Emilia. “Non si può rispettare quest’ordinanza. Si pensi al mio caso. Io ho il capannone parzialmente inagibile e devo sistemarlo, per far rientrare i dipendenti. Sicuramente lo sistemerò in base alle norme antisismiche, ma quell’ordinanza mi impedisce di fare i sopralluoghi, di entrare coi progettisti, di mettere dentro un’impresa per fare i lavori, perché se viene un terremoto e muore qualcuno che sta lavorando per sistemare il mio capannone, per metterlo a norma, io vado in galera”.

Dovrebbe dunque abbatterlo? “Si – risponde Musci – posso abbatterlo e ricostruirlo, ma questo significa che invece di 300mila euro ne spendo un milione e mezzo, mentre non fatturo nulla, non guadagno e perdo gli ordini. Non ci vuole molto a capire che per questa strada si fallisce. Quell’ordinanza va modificata, perché blocca qualsiasi attività: il barbiere, il fruttivendolo, il supermercato e le imprese. Dobbiamo poter procedere a piccoli passi. Mano a mano che sistemo una parte del capannone in base alla normativa del 2005, devo poter mettere, in quell’area, i miei dipendenti. Insieme a me, naturalmente, perché l’imprenditore è sempre il primo che entra in azienda”. E una liberatoria dai dipendenti? “No, questo è assurdo”. Il problema messo in luce da Musci è lo stesso cui ha accennato il Presidente di Confindustria Squinzi, ieri sera a Modena.   

La difficile situazione certo non giustifica chi cerca di scaricare la responsabilità su chi lavora, come denunciano i sindacati e scrive Repubblica sul suo sito. C’è una lettera ai dipendenti della Forme Physique di Carpi nel modenese che recita: «Ciascun dipendente che ritiene opportuno continuare a svolgere la propria attività libera la proprietà da qualsiasi responsabilità penale e civile». Segue, scrive Repubblica, l’elenco dei dipendenti che hanno già firmato. La titolare di Forme Physique, Paola Zerbini, però smentisce: «Io non ho fatto firmare quel documento, evidentemente qualcuno ha capito male. Proprio stamattina ho detto ai lavoratori che chi vuole venire a lavorare può venire e chi non vuole può stare a casa. E anche che la responsabilità resta mia, nonostante il nostro tecnico abbia dichiarato l’agibilità del capannone, dove siamo in affitto. Stiamo facendo di tutto per tenere aperto, eravamo pronti a portare i container ma i dipendenti hanno detto che si sentivano sicuri così. Non capisco, ci rivolgeremo a un avvocato».

Ancora 71 scosse nelle ultime 24 ore: le vittime salgono a 25

Nelle ultime 24 ore sono stati 71 gli eventi registrati in Emilia dall’Istituto di geofisica e vulcanologia. Quattro i terremoti con magnitudo compresa tra 3.0 e 3.2, mentre gli altri hanno avuto una magnitudo inferiore.

Cresce intanto il numero delle vittime del sisma: ora sono 25, perché oggi all’ospedale Maggiore di Bologna è morta Sandra Gherardi, 46 anni, di Cento. La donna era ricoverata in coma dal 29 maggio quando era stata colpita alla testa da oggetti caduti da un tetto. Dopo il ricovero non aveva più ripreso conoscenza. 

Toselli (sindaco Sant’Agostino): modificare l’ordinanza

Anche il sindaco di Sant’Agostino, Fabrizio Toselli, invoca una modifica dell’ordinanza della Protezione civile di sabato scorso: “Tutte le attività produttive sono bloccate – dice ai microfoni di Tgcom24 – e aspettiamo un decreto del Governo o una nuova ordinanza per ripartire. Soldi a parte, ci vogliono regole per rimettere in moto l’economia, altrimenti fra sei mesi avremo un terremoto sociale in queste zone”. A Toselli non risulta che, nel suo Comune, ci siano imprese che hanno cercato di far firmare liberatorie ai dipendenti:  “Hanno chiuso praticamente tutti a causa dell’ordinanza”.

 

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