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Di Maio e Salvini contro Bankitalia: delirio a due facce

Di Maio sostiene che “serve discontinuità” nel Direttorio della Banca d’Italia ma, mentre oggi si oppone alla conferma del vicedirettore Signorini, a ottobre ha dato il via libera all’altro vicedirettore Panetta, che ha la supervisione della contestata Vigilanza: due pesi e due misure? – Salvini parla di azzerare Bankitalia e Consob ma nei fatti è più prudente – VIDEO.

Di Maio e Salvini contro Bankitalia: delirio a due facce

L’escalation a due facce della Lega e soprattutto dei Cinque Stelle contro la Banca d’Italia suscita più di un allarme ed è un altro colpo di piccone alla credibilità internazionale del Paese, ma c’è qualcosa di sospetto nelle ultime bordate senza freno contro l’Istituto di Via Nazionale. Pazzia, come ha urlato il ministro dell’Economia Giovanni Tria al vicepremier Luigi Di Maio nel Consiglio dei ministri di giovedì che ha stoppato il rinnovo del vicedirettore della Banca d’Italia Luigi Federico Signorini, febbre elettorale, pressapochismo o malafede? Tutti ingredienti di un cocktail fatale di cui non conosciamo ancora fino in fondo le origini e ancor meno le conclusioni ma di cui si possono già ora misurare tutti i pericoli.

Sarà anche vero che non fa mai bene tornare sul luogo del delitto – come hanno fatto ieri i vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini partecipando a Vicenza all’assemblea dei soci truffati delle banche venete – e sarà anche vero che sull’offensiva sferrata contro la Banca d’Italia bisogna fare la tara per la concomitanza con una campagna elettorale che non è mai finita, ma soprattutto nelle capriole del leader grillino c’è qualcosa che non torna.

Di Maio, come Salvini, aveva già mostrato insofferenza per le stime al ribasso del Pil e per le perplessità sulla manovra di bilancio manifestate prima da Signorini in Parlamento e poi direttamente dal Governatore Ignazio Visco al Forex ma il recente altolà alle nomine nel Direttorio della Banca d’Italia e ai vertici dell’Ivass non manca di lasciare dubbi. Soprattutto per le motivazioni espresse da Di Maio, ma ancor di più per le mosse precedenti.

Vediamo i fatti. Giovedì sera, bloccando a sorpresa la conferma di Signorini nel Direttorio della Banca d’Italia come proposto da Via Nazionale, il leader grillino – che, non dimentichiamolo, ha appena perso la battaglia per la presidenza della Consob, dove il premier Conte ha sornionamente piazzato l’ex ministro Paolo Savona a spese di Marcello Minenna, sostenuto dall’ala più oltranzista dei Cinque Stelle – aveva dichiarato in un’infuocata riunione del Consiglio dei Ministri che “bisogna dare un segnale e ci vuole una svolta” al vertice della banca centrale.

Ieri, parlando insieme a Salvini all’assemblea degli ex soci della Popolare di Vicenza, Di Maio ha bellicosamente argomentato: “Serve discontinuità. Non possiamo pensare di confermare le stesse persone che sono state nel Direttorio di Bankitalia, se pensiamo a tutto quello che è accaduto in questi anni”. E rivolgendosi ai risparmiatori truffati delle banche venete ha aggiunto: “Queste persone sono state prese in giro dalla politica che non ha controllato, così come pure dalle istituzioni di controllo e dalla stesse banche”.

A questo punto c’è da chiedersi, come dicono a Roma, se Di Maio c’è o ci fa, perchè la nomina di Signorini non è la prima che la Banca d’Italia propone alla validazione del Governo e ad ottobre è stato confermato dallo stesso Consiglio dei ministri un altro membro del Direttorio, Fabio Panetta. E la cosa ancora più sconcertante è che, mentre Signorini si occupa di finanza pubblica e di macroeconomia, Panetta – uno degli allievi più fedeli dell’ex Governatore Antonio Fazio – è proprio quello che nel Direttorio ha la supervisione della attività di vigilanza della Banca d’Italia, che ancora oggi Di Maio contesta. Ma dov’era il leader grillino quando il Governo approvava la conferma di Panetta? Sa che è lui e non Signorini a sovraintendere alla Vigilanza? Qualcuno lo ha informato o il pressapochismo resta la sua cifra inconfondibile anche nella spericolata offensiva a zig zag contro i vertici di Banca d’Italia?

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Certo non promette nulla di buono l’annuncio che ieri lo stesso Di Maio ha dato sulla prossima Commissione d’inchiesta parlamentare sulle banche, che sarà presieduta dal Gianluigi Paragone, che molti ricordano come lo scatenato conduttore televisivo de “La gabbia” ma di cui non si conoscono le competenze bancarie e finanziarie.

Resta da considerare il caso Salvini. Da istrione qual è, il leader della Lega s’è guadagnato anche oggi titoli di prima pagina sui giornali strillando all’assemblea di Vicenza che i vertici di “Banca d’Italia e Consob andrebbero azzerati, altro che cambiare una o due persone: azzerati” perchè “chi doveva controllare non ha controllato”. Salvini, si sa, non può ancora rompere con i Cinque Stelle, specie alla vigilia del pronunciamento parlamentare sulla richiesta di processarlo per la Diciotti e, come Di Maio, è in campagna elettorale perenne. Ma, dietro le sue sparate ad effetto, i fatti dicono altro. E dicono che nel Consiglio dei ministri di giovedì il suo sottosegretario alla Presidenza Giancarlo Giorgetti è stato tra i più accesi, insieme a Tria, a difendere il buon diritto di Banca d’Italia a proporre la conferma di Signorini. E dicono anche che ha visto di buon’occhio la nomina di Savona al vertice di quella Consob che, a parole, vorrebbe azzerare.

Il delirio che si sta consumando contro la Banca d’Italia resta allarmante e c’è da sperare che il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a cui spetta la firma sui decreti di nomina, faccia ancora una volta la sua parte per spegnere l’incendio, ma la realtà è un po’ più complessa, anche se non meno terrificante, di come talvolta appare.

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