Il mercato non crede più a Deutsche Bank e sta facendo venire a galla quello che la Germania ha sempre cercato di nascondere. Una realtà che da anni è sotto gli occhi di tutti, ma che molti hanno semplicemente preferito ignorare per non “urtare la sensibilità” della prima economia dell’Eurozona: in materia di banche, Berlino non solo non può dettar legge a nessuno chiedendo riforme e rigore, ma ha molto da imparare da Francia, Spagna, Italia e perfino dalla Grecia.
Il panic selling che ha colpito il settore bancario da inizio anno non riguarda solo ed esclusivamente l’Italia. A dimostrazione di ciò basta guardare i risultato ottenuto sulla Borsa di Francoforte dalla prima banca dell’area euro, Deutsche Bank appunto. Da inizio anno ad oggi il rosso è pari al 39,8%. Non solo, i premi sui derivati sono saliti a livelli esorbitanti e, come spiega Federico Fubini sul Corriere della Sera, “il costo per garantire le obbligazioni subordinate di Deutsche Bank, le più a rischio, implicava il 30% di probabilità di insolvenza della banca entro cinque anni (con poi un recupero di appena 20% del capitale investito). I prezzi sulle obbligazioni più sicure sottintendono invece una probabilità di default del 20%, e un recupero non oltre il 40%.”
Percentuali talmente alte da spingere il ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble a intervenire andando contro tutto ciò che ha sempre difeso e affermando che “i mercati stanno esagerando”.
Molti penseranno: “nulla di strano, Padoan ha fatto lo stesso”. Vero, peccato che nel caso dell’istituto tedesco forse i mercati potrebbero avere ragione. Attualmente infatti, Deutsche Bank è talmente esposta sui mercati che basterebbe una perdita di circa il 7% sui suoi investimenti per cancellare un patrimonio totale di 68,8 miliardi di euro. Addirittura, secondo un’analisi di CreditSights, la banca potrebbe avere problemi a pagare le cedole sui CoCo bond (tipologia particolare di obbligazioni subordinate) nel caso in cui i risultati operativi risultassero deludenti e se i costi delle cause legali richiedessero accantonamenti più alti del previsto. Leggendo il bilancio, si scopre che 952 miliardi di attivi sono puramente finanziari, ma solo 71 sono disponibili alla vendita immediata. Il resto, come ricorda il Corriere della Sera, è valutato dalla banca stessa.
Da sottolineare che, ad oggi, nessuno ha segnalato i problemi di cui vi abbiamo appena parlato. La Banca Centrale Europea ha controllato Deutsche Bank per ben due volte, stabilendo che non c’erano deficit di capitale. Il mercato però sembra pensarla diversamente.
Attualmente quasi due terzi del mercato del credito tedesco si trova in mano pubblica, legata a doppio filo con la politica locale e soprattutto coperta da garanzie statali per 492 miliardi di euro. Una realtà cristallina che però è riuscita a sottrarsi alla vigilanza della Bce, a differenza di quanto accaduto negli altri Paesi dell’Unione Europea (Italia in primis). Ma per la Germania le garanzie statali vengono tollerate, mentre per gli altri si grida allo scandalo.
Deutsche Bank naviga in acque molto torbide e, secondo gli investitori, il Governo tedesco dovrà intervenire per salvarla, contravvenendo ad una regola che la stessa Germania ha voluto e preteso. A quel punto probabilmente non si potrà più negare che le regole in Europa si applicano in base allo Stato che è costretto a subirle.