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Deutsche Bank alla riscossa, Stm regina dei chips: le sorprese dei conti a fine 2021

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Su le banche, giù i tech. Ma non mancano le eccezioni. La svolta “falco” della Federal Reserve ha in buona parte oscurato, almeno finora, la stagione dei risultati di fine 2021 e delle previsioni sui prossimi mesi da cui, tra l’altro, emerge una frattura in parte sorprendente tra l’andamento della locomotiva Usa e l’Europa. A fronte dei conti delle banche d’oltre Oceano, accolti con una certa prudenza, figura ad esempio il buon stato di salute delle banche europee, a partire dal risveglio della grande malata: Deutsche Bank

Dopo anni di batoste memorabili la locomotiva della finanza d’oltre Reno sembra essersi rimessa in carreggiata: il titolo, dopo i conti record, avanza del 4% a Francoforte: utile netto di 2,5 miliardi, ricavi a 25,4 miliardi (+6%), in calo (-71% a 515 milioni) gli accantonamenti per crediti deteriorati. Abbandonati i sogni di agire da banca universale a tutto tondo, anche grazie all’inflazione che ha gonfiato le entrate, la corazzata del credito d’oltre Reno ha recuperato posizioni. In una nota la banca ha spiegato che si tratta del miglior risultato degli ultimi dieci anni e che l’istituto si lascia alle spalle quasi tutti i costi del piano di ristrutturazione. Il Ceo Sewing ha annunciato anche il ritorno alla remunerazione degli azionisti, promesso nel 2019, che si realizzerà con la distribuzione annunciata di circa 700 milioni di capitale. 

Il risultato di Deutsche Bank getta una luce di ottimismo sia sui conti di Unicredit, la più “tedesca” delle aziende di credito italiane, che l’ad Andrea Orcel si accinge ad annunciare oggi che sulle prospettive del settore: la performance da inizio anno è intorno a +8,90%, superata soltanto da quella del settore Petrolifero (+10%). L’indice Stoxx globale nello stesso periodo ha perso il -4,70%, frenato soprattutto dalla discesa dei Tech (-14%).

Ma c’è chi è riuscita a sfuggire alla crisi dei titoli tecnologici: Stm +4,5% ha stupito i mercati, superando anche le difficoltà logistiche del settore, afflitto dai problemi dell’offerta, specie nei confronti dell’auto. La vera La sorpresa è nelle previsioni sul trimestre in corso. I ricavi sono stimati a 3,5 miliardi di dollari (+16% anno su anno), il consensus si aspettava 3,28 miliardi. Gross Margin al 42,3%, attesa 42,3%. La guidance 2022 beneficia della continuazione della forte domanda da parte dei clienti e dell’aumento della capacità, come visibile dai CapEx che includono l’industrializzazione della fabbrica di Agrate Brianza con i wafer da 300 mm, eloquente conferma delle potenzialità della domanda italiana di chips, settore in grande trasformazione.

Il trimestre, infatti, ha registrato il sorpasso di Intel ad opera di Samsung che ha messo a segno un rialzo dei profitti del 64 per cento a 10.840 miliardi di won. In attesa di capire dai conti di Apple, in uscita stasera, se il colosso coreano che si accinge ad investire in una gigafactory americana, è in grado di sostenere anche l’ascesa della Mela, intenzionata in futuro a prodursi i chips che l’industria di casaa non riesce a garantire. 

Salgono infatti anche i ricavi di Intel, ma i margini di crescita del colosso americano  sono tuttavia piuttosto risicati: +2% se si guarda l’intero anno (74,7 miliardi di dollari) e +4% considerando il solo trimestre (19,5 miliardi di dollari). E gli utili netti sono in leggero calo: -21% per il trimestre e -5% per tutto l’anno (in totale 4,6 e 19,9 miliardi rispettivamente).

La fame dei chips del resto minaccia anche Tesla: la società ha chiuso il 2021 con un utile netto record di 5,5 miliardi di dollari, da 721 milioni di un anno prima, e un balzo delle consegne dell’87% a 936.172 veicoli. Le vendite sono state pari a 53,8 miliardi da 31,5 miliardi dell’anno precedente. Ma anche la macchina da guerra di Musk deve fare i conti con la penuria di semiconduttori, una delle incognite assieme all’aumento dei salari che minaccia la stabilità dei prezzi. 

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Categories: Finanza e Mercati