L’ondata di M&A, che aveva negli ultimi anni movimentato il mondo del design italiano, sta riprendendo. Lo dimostra la recentissima creazione di Nemo Group che ha riunito storici brand dell’illuminazione: Nemo, capofila, Reggiani e Ilti Luce, che insieme esprimono ricavi per circa 80 milioni di euro. E non poche sono le riservate trattative tra i fondi che stanno rastrellando quasi tutti gli iconici storici brand, complice le innegabili difficoltà del dopo Covid, dell’inflazione, della caduta della domanda interna e dello stop di molte filiere logistiche alla base delle esportazioni del made in Italy.
L’entusiasmo per l’edizione 2024 del Salone del Mobile di Milano, con le due biennali, il Salone del Bagno e Eurocucina, che portano di solito un forte aumento degli arrivi, e il ritorno degli operatori da tutto il mondo, non nascondono infatti i problemi. Ne è prova l’assenza dal Salone di brand noti e la chiusura di non poche Pmi finanziariamente e imprenditorialmente deboli. Rimane molto forte la fascia – oltre il 40 per cento del totale – degli arredi di media e alta gamma che vede, tra l’altro, come accade sempre in periodi difficili, nuove alleanze e l’intensificarsi delle attività di M&A.
Chi ha comprato e chi compra?
Quali sono oggi i poli del design italiano, “italiano” per quanto riguarda la manifattura ma spesso in mani estere per quanto riguarda i capitali e il comando? Ecco chi comanda realmente oggi nell’arredo di quasi tutti i grandi nomi dell’alta gamma: Design Holding, quotata, è targata Carlyle e Investindustrial. Lifestyle Design, che aveva comprato Luxury Living, fa parte dell’americana Haworth che possiede Cassina – oltre ad altri celebri brand italiani – che a sua volta ha nel 2023 acquisito Zanotta. Arrital è entrata in WE.DO, holding tutta italiana controllata dalla storica famiglia Doimo di grande solidità, di cui fanno parte 6 imprese molto dinamiche del design italiano. Il fondo Alha controlla un altro importante brand, Calligaris. Gervasoni (nata nel 1882) possiede oggi il grande gruppo IDB, Italian Design Group con 14 marchi importanti. La SCIC, cucine di alta gamma, da un anno è proprietaria di uno dei marchi più illustri del design italiano, che era quasi uscita dal mercato, la celebre Schiffini. Fila, che fa parte dei marchi Storici, ha siglato una joint venture con Stone Italiana. Infine la Sabaf, n.1 della componentistica per la cucina, ha creato con numerose acquisizioni un polo di portata mondiale per competenze e qualità.
Questo è solo un rapido volo sui retroscena finanziari e imprenditoriali dell’arredo italiano, che era necessario fare perché, come sta accadendo nell’hi tech, sono all’orizzonte con consistenti offerte di acquisto, i nuovi protagonisti della finanza mondiale:i cinesi. Che vogliono comprare il made in Italy non per delocalizzare, anzi.
“Novità? Non c’è granché”
Franca Rottola, trend setter, giornalista specializzata in design, anticipa a FIRSTonline quello che sembra essere il trend trasversale: di grandi cambiamenti o di innovazioni clamorose non ce n’è traccia. “Purtroppo non sembra emergere dalle anteprima che ho potuto vedere niente di particolarmente nuovo: divani, poltrone e sedie prevalentemente dalle linee morbide, forme molto viste in questi anni, colori neutri, azzurri e verdi pastello, qualche colore terra. Sempre grande attenzione per l’outdoor sia come mobili che come cucine, con new entry evidentemente alla ricerca di nuovi mercati. Il vero design fatto da ricerca di nuovi materiali, tecnologie, forme, imprenditori che investono in questo, dov’è finito?”, si chiede.
Il livello medio dell’arredamento italiani è da tempo allineato sul design contemporaneo con esecuzioni di qualità eccellente ma, come è accaduto per il food italiano dei ristoranti all’estero, si è omologato su un International style che non lascia molto spazio a picchi creativi. Una verità scomoda è però innegabile: chi sceglie di fare eventi nello show room e lascia il Salone, lo fa quasi sempre per non affrontare gli investimenti molto pesanti della partecipazione alla Fiera.
I trend del divano
Gli imbottiti sono la quota forte da sempre delle nostre esportazioni e in effetti le acquisizioni realizzate negli ultimi anni dai fondi riguardano prevalentemente produttori, in gran parte di fascia alta, di divani, poltrone e sedute. Dominano ancora le grandi dimensioni come le collezioni di Living Divani che però presentano Ark una poltrona estremamente lineare, leggera ma molto comoda. Flexform conferma la sua ricerca raffinatissima con il divano Perry Up disegnato das Antonio Citterio, per spazi importanti. Come anche le sedute e i divani di Baxter; Elli, in pelle, ha una seduta ergonomica e si distingue dalle omogeneità cromatiche del settore, per il suo splendido blu elettrico. Giocosa la poltrona in cotone di Maison Matisse, con un grande incavo per il trasporto e due avvolgenti braccioli-sostegno.
Eco-pelliccia per il comfort
Poltrona Frau (Lifestyle Design-Haworth) porta l’intramontabile Edra di Gio Ponti e una novità, Getsuen, in tessuto con struttura di acciaio, disegnata da Masanori Umeda. Molto divertente la poltrona di Roberto Cavalli in poliuretano con finiture dorate e rivestimenti in eco-pelliccia. Questa dell’eco pelliccia è in realtà una tendenza che pare emergere e Visionnaire, una firma di gamma molto alta a metà strada fra sperimentazioni, arte e hi tech, rivela Mira, una morbida poltrona di eco-pelliccia. Un tocco di decisa originalità quella di Cividina: Apper è un divano disegnato da Antonio Rodriguez ispirato alla Parigi degli anni 20, con schienale e braccioli che costituiscono un tutto unico di avvolgente comodità e grazia. Gervasoni (azionista di IDB) che si distingue per una poltrona lounge interamente rivestita di tessuto con drappeggi con una originale orlature. Sempre richiesti gli imbottiti trasformabili, mobili, come Smirk di Egoitaliano con lo schienale della poltrona movimentabile per favorire il comfort.