Tre partite per riprendersi la Juve. Massimiliano Allegri, dopo la sconfitta col Sassuolo, è arrivato al fatidico punto di non ritorno: da qui alla sosta non potrà più permettersi passi falsi, pena rischiare seriamente il clamoroso esonero. Torino, Borussia Moenchengladbach ed Empoli, eccolo qui il trittico che sancirà il destino dei bianconeri e, fatalmente, del loro allenatore. Si parte dal derby della Mole (167 in campionato, 230 in totale), appuntamento delicatissimo a prescindere e oggi diventato addirittura fondamentale (ore 18). Lo dimostra la decisione della società di mandare tutti in ritiro ma anche la visita degli ultras al campo di Vinovo (da segnalare tanti cori in favore del tecnico): margine d’errore, insomma, azzerato. “Non penso a questo ma so bene che, quando non arrivano i risultati, il primo a pagare è l’allenatore – ha spiegato Allegri. – Non so spiegare il perché di questa crisi ma so che il nervosismo non ci porterebbe da nessuna parte. Dobbiamo solo ritrovare le certezze delle partite precedenti, col Sassuolo è arrivata una sconfitta inaspettata. Abbiamo tante energie e dobbiamo buttarle in campo, anche nei momenti più difficili bisogna usare la testa”. Per la prima volta dopo tanto tempo la Juventus giocherà il derby guardando il Toro dal basso verso l’alto. Situazione clamorosa se si pensa che, meno di tre mesi fa, i bianconeri alzavano la Supercoppa pregustando l’ennesima stagione di trionfi e soddisfazioni. Il presente invece è molto più grigio: 12esimo posto in classifica, meno 11 dalla Roma capolista e meno 9 dal terzo posto.
Scenario giustificato dallo stesso allenatore (“abbiamo cambiato tanto, ci vuole tempo” il leit motiv degli ultimi mesi), decisamente meno da società (“questo piazzamento è inaccettabile” aveva spiegato il presidente Agnelli) e giocatori (“giochiamo in modo indegno, alla mia età non accetto di fare figure così” le parole di Buffon). E allora, per non mandare all’aria tutto il progetto, bisogna tornare a vincere fin da subito. Dopo il turnover, per certi versi incomprensibile, di Reggio Emilia, si rivedrà la Juve tipo, ovviamente al netto di infortuni (Lichtsteiner, Pereyra, Asamoah) e squalifiche (Chiellini). In difesa, davanti a Buffon, linea a 4 con Padoin (favorito su Caceres), Barzagli, Bonucci ed Evra, centrocampo a 3 con Khedira, Marchisio e Pogba, tridente d’attacco con Cuadrado, Mandzukic e Morata. Dunque, a meno di cambiamenti dell’ultim’ora, Paulo Dybala guarderà il derby dalla panchina, a dimostrazione di un amore mai nato tra lui e l’allenatore. Il Torino, dopo aver sfatato il tabù Juve con il 2-1 dello scorso 26 aprile, proverà ad affossare definitivamente i rivali con il classico 3-5-2: Padelli in porta, Bovo, Glik e Moretti in difesa, Bruno Peres, Baselli, Vives, Acquah e Molinaro a centrocampo, Maxi Lopez e Quagliarella in attacco. I numeri, nonostante lo scenario attuale, giocano in favore della Signora: l’ultimo successo esterno del Toro risale al 9 aprile 1995 (1-2 firmato Rizzitelli), da allora, con la Juve in casa, 7 vittorie e 2 pareggi bianconeri. “Nei derby non ci sono favoriti, si parte alla pari” ha chiosato Allegri. E su questo, mai come ora, ha perfettamente ragione.