Reduce dallo Star Sixes di Londra Alessandro Del Piero è arrivato direttamente a Roma per partecipare all’evento organizzato da Banca Generali, che ne ha fatto il suo testimonial, nella splendida cornice della Galleria del Cardinale in via della Pilotta.
Una serata in cui lo storico capitano della Juventus è stato l’assoluto protagonista di un incontro in cui l’istituto del Leone ha voluto regalare a clienti e giornalisti qualche ora in compagnia di un grande campione che, nonostante abbia appeso le scarpette al chiodo, non ha perso nemmeno un grammo dello stile che lo ha sempre contraddistinto e che gli ha permesso di essere amato trasversalmente, da juventini e avversari. Perché ciò che Alex Del Piero era in campo lo ritrovi anche fuori: un uomo equilibrato, gentile, mai sopra le righe ma sempre dotato di quel gran carisma che gli ha consentito di conquistare la vetta del mondo in un’afosa serata di luglio di undici anni fa.
La carriera dell’ex numero 10 bianconero è stata riassunta dal vice direttore della Gazzetta dello Sport, Gianni Valenti, all’inizio di un’intervista in cui sono stati affrontati i temi più caldi dell’ultimo periodo, dal calciomercato con il “caso Bonucci” alla nuova vita di Francesco Totti come dirigente della Roma, passando per il futuro dei giovani talenti italiani e del nostro campionato con loro.
“Bianconero da sempre, a parte gli inizi in Veneto, 19 anni alla Juventus (dal 2001 al 2012), 705 presenze con la stessa maglia, 289 gol, 6 scudetti, 1 Coppa dei Campioni, 1 coppa Intercontinentale, una marea di trofei”. E poi, ovviamente, la vittoria del mondiale del 2006 in Germania, la stessa Germania che Del Piero ha punito con uno splendido gol in semifinale portando l’Italia alla finale contro la Francia.
I francesi si sono “vendicati” allo Star Sixes tenutosi alla O2 Arena di Londra, il torneo di calcio a sei con le leggende del calcio mondiale, in cui l’Italia è stata eliminata ai quarti proprio dai Bleus, “Non possiamo vincere sempre, qualcosa dovevamo restituirgli, altrimenti si arrabbiavano”, scherza Del Piero.
La chiacchierata a due con Valenti organizzata da Banca Generali, data la sede romana, non poteva non cominciare con un commento su Francesco Totti che dopo il suo struggente addio al calcio ha deciso di vestire i panni di dirigente della Roma: “È difficile lasciare il calcio, non stiamo parlando di uno sport, ma di una passione. È una cosa che va avanti al di là dell’età” – spiega Del Piero, il giocatore che forse più di ogni altro in Italia può capire che significhi per una bandiera lasciare dopo anni la maglia che ha sempre vestito – “Francesco è un ragazzo che è cresciuto a Roma, ha fatto le giovanili, ha passato tutta la sua carriera con la maglia giallorossa, ha conquistato trofei importantissimi, di conseguenza è durissima. Non è facile poi riproporsi nel dopo calcio, anche perché noi abbiamo determinate abitudini, determinati ritmi e di punto in bianco ti trovi senza far nulla. Devi costruire qualcosa in base a quello che hai in testa di fare, ma lui saprà dare ancora tanto a questo club”.
Sul passaggio di Leonardo Bonucci al Milan, la più grande sorpresa del calciomercato estivo vista fino ad oggi, l’ex capitano bianconero si esprime così: “È un colpo molto grosso, non solo economicamente, ma anche sotto altri aspetti. La Juve probabilmente ha in serbo qualche sorpresa perché così è stata la storia del suo mercato. Quando ha ceduto campioni ne ha comprato altrettanti, forse uno in più. Quindi mi aspetto che facciano qualche colpo per colmare questa perdita”.
Smaltita la delusione dunque, i tifosi della Juve possono ancora sperare. Sarebbe un errore, nonostante i grandi acquisti fatti dal Milan nelle ultime settimane, assegnare già lo scudetto ai rossoneri ancor prima che il campionato inizi: “È fondamentale comprare giocatori di qualità, ma bisogna anche avere un sistema intorno che funziona e soprattutto serve che si vengano a creare determinate caratteristiche che ti permettano di fare la differenza – commenta Del Piero – La Juventus ha vinto sei scudetti consecutivi, ma c’erano delle rose, come quella della Roma ad esempio, che probabilmente avevano lo stesso valore dal punto di vista tecnico. Per cui ci sono altri i meccanismi che ti consentono di vincere: trovare la sintonia, l’allenatore giusto al momento giusto, il sistema di gioco, un pizzico di fortuna, tante componenti che vengono a determinare il prodotto finale”.
Senza contare che anche l’Inter, con Luciano Spalletti in panchina, ha la possibilità di dire la sua: “È un allenatore che ha un impatto importante nel gioco. L’anno scorso secondo me la Roma ha fatto un lavoro incredibile, riuscendo a passare il Napoli che stava facendo un campionato straordinario e c’è molto merito di Spalletti in questo”.
Per quanto riguarda Donnarumma, Del Piero sottolinea l’importanza di coltivare i talenti italiani per cercare di tornare in vetta al mondo e costruire un campionato in grado di competere con quelli esteri e con le disponibilità economiche delle grandi squadre internazionali: “In ottica di Nazionale è un ragazzo che può segnare un bel corso, ha delle qualità fisiche e tecniche straordinarie e un gran potenziale. Sono contento che sia rimasto al Milan perché l’Italia ha bisogno di tenersi stretti i suoi talenti. Ormai con campionati come la Premier League, la Liga, la Bundesliga non possiamo competere perché le squadre hanno risorse economiche che quelle italiane non possono avere, quindi bisogna fare di tutto per tenere i giocatori bravi in Serie A”. Non solo Donnarumma, ma anche Belotti, Insigne, Bernardeschi, Gagliardini. “Abbiamo dei talenti, bisogna vedere come proseguirà la loro vita calcistica – spiega l’ex bandiera bianconera – come verranno assistiti, come verranno aiutati dalla società. Sicuramente ci sono dei giovani molto bravi e questo è un ottimo auspicio per il futuro”
“Al di là del successo del 2006 – continua – io ho fatto parte di una generazione di fenomeni, una Nazionale che aveva venti giocatori di caratura mondiale che potevano giocare titolari in qualsiasi squadra internazionale. Una Nazionale che ha avuto dei talenti. Eravamo il centro del mondo e i giocatori forti venivano da noi, ma noi avevamo anche i giocatori più forti nel proprio ruolo. Dopo una generazione così non è semplice ricomporre tutto. Anche perché per vincere non basta, serve quel qualcosa di magico, quell’alchimia che ti consente di fare il salto di qualità e di sconfiggere gli avversari più forti”.
Qual è il tuo ricordo più bello, chiede Valenti alla fine dell’intervista tenutasi nel corso della serata organizzata da Banca Generali: “Il gol con la Germania è stato per me, un po’ per tutti, il nostro gol più bello al mondiale. Quello è stato il momento magico”.