“Nel 2015 gli italiani pagano 18 miliardi di tasse in meno: 10 grazie agli 80 euro e 8 dai provvedimenti sul lavoro. Dobbiamo aggiungerci anche i 3 miliardi di clausole di salvaguardia disinnescati: 21 miliardi in totale, e il Def va avanti su questa linea. Le tasse non aumenteranno e se saremmo in condizione nella manovra per il prossimo anno diminuiremo le tasse nel 2016. Capisco che non ci siate abituati, ma è così”. A dichiararlo è il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, nella conferenza stampa di presentazione del documento economico-finanziario al termine del Consiglio dei ministri, anche se il varo definitivo del Def e del Piano nazionale di riforma arriverà soltanto venerdì in occasione di un altro Consiglio dei Ministri (nel quale sarà anche deciso e annunciato il nuovo sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, in sostituzione di Graziano Delrio).
“Col mio governo è finito il tempo dei sacrifici”. Questo ha anche aggiunto Renzi, affiancato dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan che ha illustrato le previsioni di crescita economica del Def:a stima è di un Pil in aumento “dello 0,7% nel 2015, dell’1,4% nel 2016 e dell’1,5% nel 2017”, secondo quanto spiegato da Padoan, che ha anche sottolineato che con il Def “si continua ad andare avanti in un quadro già tracciato. Se come pensiamo si consolida la fiducia dei cittadini e delle imprese, dopo quella dei mercati, e quella nelle istituzioni, allora le aspettative potrebbero essere sbagliate per difetto, ma per il momento preferiamo essere prudenti”. Padoan ha anche fornito le stile per il rapporto deficit/Pil, che “si attesterà al 2,6% quest’anno, all’1,8% nel 2016 e allo 0,8% nel 2017”.
Il Def stima inoltre che nel 2015 il debito pubblico si attesterà al 132,5% del Pil, per poi scendere al 130,9% nel 2016, fino al 123,4% nel 2018. “Nel 2018 la regola del debito sarà pienamente soddisfatta. L’incubo della montagna del debito che può attivare la ghigliottina delle regole sarà finalmente via”, ha detto Pier Carlo Padoan.