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Def, pioggia di no e Tria deve rifare i conti

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In Italia la tensione sulla manovra tiene alto lo spread. E Banca d’Italia fa arrabbiare la maggioranza. Negli Usa Donald Trump cerca di abbassare i tassi sui T bond, prendendosela ancora una volta con gli aumenti (“immotivati” secondo il presidente) decisi dalla Fed. Le preoccupazioni di Trump coincidono con l’arrivo delle aste a breve del Tesoro Usa, che in settimana dovrà collocare 230 miliardi di titoli governativi. Ieri c’è stato solo un assaggio con il collocamento di bond a breve: da oggi si entra nel vivo, con le scadenze di medio periodo. C’è il timore che i cinesi, questa tornata, non saranno tra gli acquirenti, un’assenza che potrebbe contribuire a spingere di nuovo in alto i rendimenti.

Ieri il Treasury note a dieci anni, il bond governativo di riferimento, si è apprezzato, portandosi a un rendimento del 3,20%, dai massimi degli ultimi sette anni toccati alla fine della scorsa settimana, a 3,24%.

CONTRASTATA L’ASIA, LO YUAN A UN PASSO DA QUOTA 7

La minor pressione sulle obbligazioni ha permesso ai listini azionari di tirare una boccata d’ossigeno: sale Hong Kong (+0,4%), si riprende Tokyo (+0,2%). Mumbai +0,4%. Ancora in calo la Cina: indice CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen (-0,5%). Lo yuan tratta a 6,9236 sul dollaro, in avvicinamento a quota 7 di cross su dollaro, può essere considerata una risposta ai dazi imposti da Trump sulle merci cinesi.

Il calo dell’interscambio con la Cina comincia a farsi sentire su Wall Street. Perdono colpi i settori più legati ai commerci di materiali. L’indice Dow Jones perde lo 0,21%, S&P 500 -0,14%. In equilibrio il Nasdaq (+0,03%).

L’URAGANO FA VOLARE IL PETROLIO

Il petrolio Brent torna sui massimi degli ultimi quattro anni: ieri ha chiuso in rialzo dell’1,3%, stamattina scende leggermente a 84,8 dollari il barile. In questi giorni manca all’appello quasi il 40% della produzione del Golfo del Messico, dove gli impianti sono stati messi in sicurezza in previsione dell’arrivo dell’uragano Michael, mentre pesano le conseguenze dell’incendio della raffineria canadese di Saint Jean.

A Wall Street l’indice dei petroliferi è salito dell’1%, in Europa dell’1,5%.

ENI E SAIPEM, DUE STAMPELLE PER MILANO

Anche a Milano la seduta è stata dominata dall’energia. Saipem +3,3% grazie anche alla promozione di Kepler-Cheuvreux, che ha alzato il target price a 5,50 euro da 4,40 euro. A sostenere il titolo (+42% da gennaio) ha contribuito la fusione tra le società Usa di perforazione Ensco e Rowan Companies, un’operazione carta contro carta da 12 miliardi di dollari che conferma il dinamismo del mercato, stimolato dalla prospettiva di un aumento degli investimenti.

Eni +2,3%. Kepler-Cheuvreux ha rafforzato la raccomandazione Buy con il target price che passa da 18,50 a 21 euro. Il consenso Bloomberg vede 23 raccomandazioni di acquisto su un totale di 33 raccomandazioni censite.

In evidenza anche Tenaris (+3,3%).

TANTI NO AL DEF. SAVONA: “FORSE SI DOVRÀ CAMBIARE”

L’ultima bocciatura della manovra, in ordine di tempo, è arrivata ieri sera dall’Ufficio parlamentare di bilancio, che ha detto di “non poter validare le previsioni macroeconomiche relative al 2019 contenute nel Nadef”. Ma nel corso delle audizioni parlamentari sono emerse perplessità e critiche da parte dell’Istat e della Corte dei Conti. Ancor più secco il vicedirettore generale di Banca d’Italia, Fabio Signorini, il quale ha sottolineato che, ai tassi attuali, il debito italiano comporta 10 miliardi in più di interessi.

Dopo le critiche internazionali si apre un fronte interno di fronte al quale la maggioranza alza un muro. Luigi Di Maio, via tweet, replica: “Se Bankitalia vuole un governo che non tocca la Fornero, la prossima si volta si presenti alle elezioni con questo programma”. Matteo Salvini evoca il ricorso al risparmio degli italiani (forse i Cir, i certificati di investimento del risparmio messi a punto da Armando Siri, il teorico della flat tax all’italiana). Ma Paolo Savona ammette che “se lo spread continua a salire, sarà necessario cambiare la manovra”.

In questo clima l’Italia si avvia verso il taglio del rating, comunque già anticipato dai prezzi: il decennale è arrivato al 3,51%, contro l’1,98% dei titoli portoghesi di uguale scadenza. Peggio di noi, per ora, solo la Grecia (4,57%). Intanto le autorità di Vigilanza europee hanno intensificato il monitoraggio della liquidità delle banche italiane.

MILANO (+1,06%) RIMBALZA NEL POMERIGGIO

L’indice FtseMib (20.062, +1,06%) si è ripreso nel pomeriggio, chiudendo in rialzo di circa un punto così riconquistando la soglia dei 20mila punti. Nelle prime battute aveva segnato a 19.679 punti il livello più basso dall’aprile 2017. L’indice principale di Piazza Affari registra una perdita dal primo gennaio ad oggi dell’8%.

Nel resto d’Europa denaro sull’energia e sui minerari, grazie alla corsa dei metalli e in primis del rame, che hanno permesso a tutte le Borse europee di chiudere in rialzo insieme al recupero dei tecnologici. Francoforte avanza dello 0,25%; Parigi +0,35%; Madrid +0,67%. Piatta Londra (+0,02%).

SPREAD DA GUINNESS DEI PRIMATI, CDS AI LIVELLI DEL 2013

Emozioni e colpi di scena a non finire ieri sul mercato obbligazionario alla vigilia delle aste. Lo spread in chiusura si è attestato attorno a quota 300 dopo essersi spinto fino a 317, ad un passo da quota 326 di fine maggio, il massimo da 5 anni toccato nei giorni più tesi che accompagnarono la nascita del governo M5s-Lega. Lo spread Italia/Spagna è salito a 193 punti.

Il rendimento del decennale italiano ha chiuso appena sopra il minimo di 3,52%, contro il 3,72% di fine mattinata, nuovo massimo da febbraio 2014. Il trentennale è sceso sotto il 4%, soglia superata per la prima volta da agosto 2014.

I Credit default swap a 5 anni sul debito italiano si sono riportati sopra 270 punti, ai massimi da luglio 2013 già segnati a fine maggio: si tratta di un livello di Cds in linea con quello di emittenti con rating ‘non investment grade’.

AL VIA L’ASTA DEI BOT: PREVISTO IL MASSIMO DAL 2013

In questo contesto si apre oggi la tornata d’aste di metà mese, con l’offerta di 6 miliardi di Bot a 12 mesi. Sul mercato grigio ieri il Bot scambiava a 0,91/1,02, da 0,436% di un mese fa, ai livelli di cinque anni fa.

Domani toccherà ai titoli a medio lungo: fino a 6,5 miliardi di Btp, suddivisi tra il nuovo 3 anni ottobre 2021 e le riaperture dei titoli a 7 e 15 anni

Sempre domani sul mercato primario arriveranno anche 3 miliardi di Bund decennali (agosto 2028) e fino a un miliardo di decennali portoghesi (ottobre 2028), oltre a buoni greci a 3 mesi per 625 milioni.

BANCHE IN RIPRESA, MA JP MORGAN PROMUOVE SOLO UNICREDIT

Le banche hanno approfittato del calo dello spread: l’indice di settore è salito dell’1,3% a fronte di un più modesto +0,3% del comparto europeo grazie al rimbalzo di Intesa (+2,2%), Unicredit (+1,2%) e Banco Bpm (+1,1%). Ma non è stato un rimbalzo corale. Bper arretra del 2,2% e continua la discesa di Mps (-1,8%) e Carige (-3,7%).

Dopo Credit Suisse anche JP Morgan ha tagliato previsioni e target price delle banche italiane, incorporando un maggior spread: 340 punti base nel quarto trimestre. Il broker promuove Overweight solo Unicredit, mentre Ubi è declassata a neutral e sostituita nella lista del broker da Commerzbank.

In calo il risparmio gestito: Azimut -1,02%, Banca Generali -0,95%.

IN FERMENTO IN CANTIERE ASTALDI E TREVI

Nel lusso, alla vigilia della conference call di stamane di Lvmh (+10% il fatturato del terzo trimestre nonostante la frenata della Cina), si segnala l’exploit di Salvatore Ferragamo (+2,57%). Tra le utility svetta Snam (+2,25%).

Sempre in fermento il cantiere delle infrastrutture. Ancora sugli scudi Astaldi, in rialzo del 21,5% con volumi in linea con la media a 30 giorni. Dopo pesantissimi cali nell’ultima parte di settembre il titolo nell’ultima settimana ha recuperato terreno totalizzando un guadagno di circa il 91%.

Le scommesse di un salvataggio aiutano anche Trevi, in progresso del +3,7% dopo che il Cda ha approvato le linee guida del piano di rafforzamento del capitale (130 milioni) e ristrutturazione del debito con la conversione in strumenti finanziari di crediti delle banche per 250 milioni.

Risanamento ha messo a segno un rialzo di oltre il 19%, con volumi molto superiori alla media. Il gruppo, ha detto oggi il suo direttore generale, sta dialogando con alcuni operatori per affittare i due nuovi palazzi (Spark One e Two) che affiancheranno gli edifici di Sky nell’area di Milano Santa Giulia.

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