Il cantiere del Def non è ancora chiuso, ma ormai mancano poche ore. Questa sera il nuovo Documento di economia e finanza otterrà il via libera del Consiglio dei ministri, convocato per le 18. Nel testo rientreranno le linee generali della spending review: i tagli principali riguarderanno le retribuzioni dei manager pubblici, la spesa per l’acquisto di beni e servizi, le spese dei ministeri (comprese Difesa e Sanità, ma sulla seconda non dovrebbero arrivare tagli lineari), i trasferimenti alle imprese e vari enti considerati inutili, che saranno cancellati. Le forbici del Governo puntano in particolare sugli enti con duplicazione delle funzioni (come nel caso della coppia Motorizzazione Civile-Aci) e su quelli in cui i legami con la politica hanno moltiplicato gli sprechi (com’è accaduto in molte aziende municipalizzate).
STIPENDI MANAGER
Il tetto alle retribuzioni dei dirigenti pubblici e delle società non quotate controllate dal Tesoro passerà da 311 a 239 mila euro annui, ovvero la retribuzione che spetta al Presidente della Repubblica. Sarà prevista una maggiore articolazione della parte variabile legata ai risultati. Gli incarichi dei dirigenti dovrebbero essere a termine. La riforma verrà presentata con un provvedimento di legge tra la fine di aprile e l’inizio di maggio.
IRPEF E IRAP
Gli 80 euro in busta paga per chi guadagna fino a 25mila euro lordi annui arriveranno come previsto dell’aumento delle detrazioni Irpef. Il Governo vorrebbe però intervenire anche in favore degli incapienti, ovvero coloro che guadagnano meno di 8mila euro lordi l’anno e che quindi non otterrebbero alcun beneficio dagli sgravi sull’Irpef, perché sono già esentati dal pagamento dell’imposta. Per le imprese ci sarà invece un taglio dell’Irap pari al 5% quest’anno e al 10% dal 2015, che sarà finanziato con l’aumento dal 20 al 26% della tassa sulle rendite finanziarie (esclusi i Bot) da metà 2014.
DEBITI PA
Saranno aggiunti altri 10-15 miliardi ai 47 già stanziati per il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione. In arrivo anche un meccanismo per evitare che si accumulino altri ritardi nei pagamenti delle fatture, nel rispetto della direttiva europea che fissa in 60 o 30 giorni, a seconda dei casi, il tempo massimo previsto per il pagamento. La Cassa depositi e prestiti contribuirà acquistando i crediti delle imprese dalle banche e dagli intermediari finanziari.
PRIVATIZZAZIONI
Dalle privatizzazioni il Governo punta ad ottenere quest’anno 12 miliardi di euro. Tra il 2015 e il 2017, invece, si attende un ricavo di 10-12 miliardi di euro l’anno (lo 0,7% del Pil). Il piano riguarderà anche le ex municipalizzate.
GRANDI OPERE
Nel Def comparirà l’obbligo di destinare almeno lo 0,3% del Pil (circa 4,8 miliardi) alle grandi opere. Il viceministro delle Infrastrutture, Riccardo Nencini, ritiene che si possa arrivare a 18-20 miliardi nel triennio. Almeno tre miliardi saranno stanziati per l’alta velocità ferroviaria tra Napoli e Bari. Quanto alle infrastrutture locali, i Comuni che hanno concluso l’iter delle autorizzazioni potranno aprire i cantieri senza che la spesa venga computata a fini del rispetto del patto di Stabilità interno. In arrivo anche la riforma del Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) e del codice degli appalti per velocizzare le procedure, oltre che del titolo V della Costituzione per superare i veti locali.
ABOLIZIONE CAMERE DI COMMERCIO
Il Presidente del Consiglio chiede con insistenza al Tesoro che il Def contenga anche la sostanziale abolizione delle Camere di Commercio. Da segretario del Pd, Renzi aveva già proposto di eliminare l’obbligo d’iscrizione alle Camere di Commercio e di attribuire le loro funzioni a Comuni e ministeri. L’obiettivo sarebbe di evitare alle imprese una serie di adempimenti e di costi, considerando che che la quota d’iscrizione varia da 88 fino a 30-40mila a seconda delle dimensioni dell’azienda.
CONTI 2014: PIL +0,8%, DEFICIT AL 2,6%
Il Def conterrà anche le nuove previsioni macroeconomiche del Governo: le stime parlano di un Pil 2014 in crescita dello 0,8% (contro il +0,7% atteso da Bruxelles e il +1,1% calcolato l’anno scorso dal precedente Esecutivo) e di un rapporto deficit-Pil al 2,6%, che nel 2015 scenderà fino all’1,8%. Per il momento il Governo non intende utilizzare il margine dello 0,4% che separa il disavanzo italiano dal tetto del 3% fissato dagli accordi di Maastricht. L’intenzione è piuttosto di chiedere maggiore flessibilità nei prossimi mesi per quanto riguarda il percorso di rientro del debito, ma la partita entrerà nel vivo a luglio, quando inizierà il semestre italiano di presidenza dell’Unione europea.