La flat tax rimane nel regno delle promesse, così come la nuova riduzione dell’Ires. Questo il compromesso raggiunto nel Documento di economia e finanza che, dopo il via libera del Consiglio dei ministri, approda in Parlamento.
Il Tesoro avrebbe voluto evitare qualsiasi accenno alla tassa piatta, perché si tratta di una misura costosa (12-15 miliardi), che rischia di far saltare l’equilibrio del bilancio 2020, su cui grava già una clausola Iva da oltre 20 miliardi.
La Lega, tuttavia, ha insistito fino all’ultimo perché nel Def comparisse almeno un accenno alla flat tax, misura bandiera del Carroccio fin dalla campagna elettorale per le politiche del 2018, potenzialmente in grado di spostare voti anche alle europee del 26 maggio.
Il risultato finale è una formulazione vaga, che rimanda la tassa piatta a un futuro indefinito: “Il sentiero di riforma per i prossimi anni – si legge nell’ultima bozza circolata del Def – prevede la graduale estensione del regime d’imposta sulle persone fisiche a due aliquote del 15 e 20 per cento, a partire dai redditi più bassi, al contempo riformando le deduzioni e detrazioni. Per incentivare gli investimenti, le imprese potranno beneficiare di una riduzione dell’aliquota IRES applicabile agli utili non distribuiti”.
Non cambia nulla, invece, per le tasse sulla casa: “Il Governo non ritiene opportuno in questa fase rivedere l’imposizione sugli immobili, già oggetto di numerosi cambiamenti legislativi negli ultimi anni”.
Per quanto riguarda le previsioni sulla crescita del Pil 2019, il governo è costretto a rivedere al ribasso del 90% quelle pubblicate lo scorso dicembre, portandole da +1 a +0,2%. L’Esecutivo ritiene tuttavia che l’effetto espansivo garantito dagli ultimi decreti varati (Crescita e Sblocca cantieri) garantirà una crescita aggiuntiva dello 0,1%, per cui alla fine il Pil dovrebbe chiudere quest’anno a +0,2%.
“L’economia italiana ha perso slancio durante lo scorso anno – spiega il governo nel Def – registrando nel complesso una crescita del PIL reale dello 0,9 per cento, in discesa dall’1,6 per cento del 2017. Ai modesti incrementi dei primi due trimestri del 2018 sono seguite, infatti, lievi contrazioni congiunturali del PIL nel terzo e quarto trimestre. A fronte di questi andamenti, nel quadro tendenziale, la previsione di crescita media del PIL in termini reali per il 2019 scende allo 0,1 per cento, dall’1,0 per cento del più recente documento ufficiale”. Il rapporto deficit/Pil sale al 2,4%.
E ancora: “In parallelo alla pubblicazione del presente Programma di Stabilità, il Governo ha approvato due decreti legge contenenti, rispettivamente, misure di stimolo agli investimenti privati e delle amministrazioni territoriali (decreto legge ‘Crescita’) e misure volte a snellire le procedure di approvazione delle opere pubbliche (decreto legge ‘Sblocca Cantieri’). La crescita del PIL nello scenario programmatico risulta pertanto pari a 0,2 per cento in termini reali e 1,2 per cento in termini nominali”.